Filippesi 1,1-11 con il commento di Tiziana Sensoli



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi
Fil 1,1-11

Testo del brano
Paolo e Timòteo, servi di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi: grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo. Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi. Sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente. Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. È giusto, del resto, che io provi questi sentimenti per tutti voi, perché vi porto nel cuore, sia quando sono in prigionia, sia quando difendo e confermo il Vangelo, voi che con me siete tutti partecipi della grazia. Infatti Dio mi è testimone del vivo desiderio che nutro per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù. E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottiene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.
 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
W.A.Mozart. Piano sonata no.16 "Facile", K 545. II Andante. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione
Tiziana Sensoli

Meditazione
Paolo si trova in prigione, ancora incerto sul giudizio che l’aspetta. Scrive questa lettera alla comunità di Filippi. Era molto legato a questa comunità, lì per la prima volta predicò il Vangelo in Europa, sorsero però diverse difficoltà, fu malmenato, messo in prigione e costretto infine ad abbandonare la città, lasciando solo una piccola comunità. Egli si definisce servo, lui, l’annunciatore del Vangelo, è colui che serve Dio annunciando il Vangelo. Si rivolge ai cittadini di Filippi che definisce «santi in Cristo Gesù». Perché li chiama «santi»? Perché santo è colui che è chiamato da Dio a essere parte del suo popolo, e a cui Dio affida una missione. In quest’ottica non solo i filippesi sono santi, a loro è stato annunciato il Vangelo da Paolo, ma lo siamo anche noi, in quanto battezzati, e in quanto anche noi abbiamo ricevuto l’annuncio, che Gesù è risorto! L’annuncio ce lo fa continuamente la Chiesa, di cui facciamo parte col Battesimo. Paolo prosegue poi la sua lettera con un lungo ringraziamento a Dio e una preghiera fatta con gioia, chiedendo grazia, pace e di crescere nel discernimento. Bello sentire questo legame così forte che unisce l’Apostolo a questa comunità, a cui si rivolge con parole stracariche d’amore, chiedendo per loro di poter crescere in quegli strumenti che ti fanno muovere con sapienza in mezzo alle pieghe della vita. Non possiamo non sentire questa preghiera anche rivolta a noi! Come fa Paolo a sentirsi così intimamente unito a questa comunità? Pensare anche solo al fatto che si trova in prigione, che scrive delle lettere o dei biglietti che vengono affidati a qualcuno, che li deve in qualche modo recapitare ai destinatari, in mezzo ai non pochi pericoli del tempo: per noi figli di un mondo iperconnesso è difficile anche solo immaginarlo. Eppure con questi strumenti Paolo mantiene le relazioni con le diverse comunità, in questo caso con quella di Filippi. Allora cos’è una comunità? Si potrebbe pensare alla comunità come a quel gruppo di persone con cui condividi delle attività, con cui ti fermi a parlare, magari alla fine della messa della domenica, con cui ti vedi a casa di uno o dell’altro per passare una serata, ma a volte è tutto molto scontato e, anzi, magari la critica è subito dietro l’angolo. Quando invece per qualche motivo tutto questo viene a mancare e quelle persone non le vedi più, eccoti catapultato dentro quella cosa che è l’assenza. E forse questo l’abbiamo un po’ sperimentato nei tempi del Covid. Forse una comunità riesce a crescere e a sentirsi unita quando viene provata dalla fatica della lontananza e dell’assenza, e si riscopre unita dentro la preghiera e dentro un sentire profondo che purifica le relazioni. L’assenza fa verità sulle relazioni, come diceva una vecchia canzone di Modugno: «la lontananza è come il vento, spegne i fuochi piccoli, ma accende quelli grandi». E allora ri-vedersi e abbracciarsi di nuovo non è più scontato: in tutto questo le parole di san Paolo diventano veramente l’abbraccio dato con gioia a ciascuna persona della comunità di Filippi, e la preghiera che unisce si fa davvero esperienza concreta di condivisione che accorcia ogni distanza.

Su www.pregaudio/web-app potete trovare il video della canzone citata

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