Novena di Natale. Ottavo giorno



Testo della Novena
Nel nome del Padre,
e del Figlio
e dello Spirito Santo.
Amen.

Prima lettera di Giovanni 1, 1-3
Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita, poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta.

Padre Rupnik ci illumina sul luogo dove nasce Gesù, lo fa a modo suo con una comprensione teologica nella terza e ultima parte della sua catechesi.

"E di nuovo torniamo a katalima, a questa stanza. Si trova, come dicono gli esegeti, solo tre volte nel Nuovo Testamento, come è possibile? Luca la usa qui, la usa al capitolo 22, versetto 11 e la usa Marco 14,14. Dove sta scritto? E direte al padrone di casa: il Maestro ti dice: dove è katalima, dove è la stanza, che io possa mangiare la Pasqua. Allora vediamo che questa stanza ci riporta all'Ultima Cena. Da una mangiatoia a un'altra. Questo non gli dice katalima ma dice anagaion, cioè la stanza superiore. Non è quella katalima davanti alla grotta ma bisogna salire per una scala. Però Cristo dice: dov'è katalima, ma questo padrone dice: no abbiamo un'altra stanza, già tutta pronta. E lì è Ultima Cena. E che cosa fa Cristo? Cibo, cibo della Vita Nuova, di una Vita vissuta da Dio, di una vita umana vissuta da Dio, del Figlio. E' un svelare il senso della nostra esistenza, un dono che viene dal cielo come è venuto il cibo, come è venuta la manna, come è venuto il Pane del Cielo, affinché noi potessimo con questo Pane tornare al Padre e conoscere il Padre. Questo è il senso dell'Ultima Cena, come sappiamo, la stanza del Padre, perciò è bello questo, la stanza superiore".

Rivolgo lo sguardo ai cieli ed attendo il Signore

O Emmanuel,
nostro re e legislatore,
speranza delle genti,
e loro Salvatore:
vieni e salvaci,
Signore, nostro Dio.

Ave Maria, piena di grazia
Il Signore è con te
Tu sei benedetta tra le donne
e benedetto è il frutto del tuo seno Gesù
Santa Maria, madre di Dio
prega per noi peccatori
Adesso e nell'ora della nostra morte.
Amen.

Rivolgo lo sguardo ai cieli ed attendo il Signore

Meditare la preghiera ascoltando musica è possibile, specie se la musica è di Johann Sebastian Bach.

Ora siete tutti appieno vendicati
rispetto alla orda dei vostri nemici,
perché Cristo ha infranto
tutto quanto era contro di voi.
Morte, diavolo, peccato e inferno
tutto e per sempre Egli ha fiaccato;
presso Dio ha trovato il suo posto
il genere umano.

Nun seid ihr wohl gerochen
au eurer Feinde Schar,
denn Christus hat zerbrochen,
was euch zuwider war.
Tod, Teufel, Sund und Hölle
sind ganz und gar geschwächt;
bei Gott hat seine Stelle
das menschliche Geschlecht.

 

 

 

 

 

Recita
Don Franco Mastrolonardo, Paola Ragni, Gennj Fabbrucci, padre Marko I. Rupnik, Emma (8 anni)

Canta
Susanna Rossi

Musica
J.S.Bach. Christmas Oratorio, BWV 248 - "Nun seid ihr wohl gerochen". Diritti Creative Commons

La Novena di Natale
Non è una preghiera ufficiale della Chiesa ma rientra tra le pie pratiche popolari. Si celebra nei nove giorni precedenti la solennità del Natale, dal 16 al 24 dicembre. Comprende vari testi che vogliono aiutare i fedeli a prepararsi spiritualmente alla nascita di Gesù. Fu eseguita per la prima volta in una casa di missionari vincenziani di Torino nel Natale del 1720, nella chiesa dell'Immacolata.

In generale, le novene sono celebrazioni popolari che nell'arco dei secoli hanno affiancato le "liturgie ufficiali". Esse sono annoverate nel grande elenco dei "pii esercizi". «I pii esercizi», afferma J. Castellano, «si sono sviluppati nella pietà occidentale del Medioevo e dell'epoca moderna per coltivare il senso della fede e della devozione verso il Signore, la Vergine, i santi, in un momento in cui il popolo rimaneva lontano dalle sorgenti della Bibbia e della liturgia o in cui, comunque, queste sorgenti rimanevano chiuse e non nutrivano la vita del popolo cristiano».

Le antifone maggiori dell'Avvento (o anche antifone O, perché cominciano tutte con il vocativo "O") sono sette antifone latine proprie della Liturgia delle Ore secondo il rito romano. Vengono cantate come antifone del Magnificat nei vespri e come versetto alleluiatico del Vangelo nella Messa delle ferie maggiori dell'Avvento, dal 17 al 23 dicembre.
Anche il rito ambrosiano le ha introdotte nella propria liturgia, durante la "commemorazione del Battesimo" alla sera di questi stessi giorni precedenti il Natale (in ambrosiano, feriae de Exceptato, ferie dell'Accolto).
La loro origine è sconosciuta, ma Boezio le menziona già nel sesto secolo a Roma. Spesso sono state musicate. I sostantivi con cui ogni antifona si apre hanno origine nella Bibbia e sono utilizzati come titoli di Gesù Cristo. È stato osservato fin dal Medioevo che le lettere iniziali di questi stessi sostantivi, lette partendo dall'ultima antifona, formano la frase latina ero cras, cioè "Domani sarò qui", una espressione che sottolinea il carattere di attesa proprio dell'Avvento.

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