S.Teresa e l'esperienza mistica (Pagine di spiritualità)



S.Teresa e l'esperienza mistica
«Il cristiano del futuro o sarà un mistico o non sarà». Così scriveva il grande teologo del secolo scorso Karl Rahner. Ed è vero. La mistica supera la religione, perché si riferisce a un'esperienza spirituale diretta e intima con Dio o con il divino. È un viaggio interiore dell'anima verso la comunione con Dio, caratterizzato da una profonda consapevolezza della presenza divina, e da un senso di amore ineffabile. La mistica coinvolge la ricerca di una comprensione profonda della verità spirituale attraverso una esperienza personale. E oggi abbiamo bisogno di cristiani innamorati di Gesù e non più ordinari praticanti.
Ma attenzione. Il mistico non necessariamente vive fenomeni mistici. Pur nella continuità esiste una differenza sostanziale tra mistica e fenomeni mistici. La mistica si riferisce all'esperienza interiore profonda di unità con Dio, mentre i segni mistici sono eventi esterni o interni che sono interpretati come manifestazioni della presenza divina o come conferma della vita spirituale di un individuo o di una comunità di credenti. Vengono attribuiti spesso significati spirituali profondi a questi segni mistici, ma la loro interpretazione può variare a seconda delle tradizioni e delle credenze religiose. Ecco non è detto che il mistico abbia per forza visioni o rapimenti o altro ancora...
Ma la nostra Santa Teresa vive l'una e l'altra dimensione. Ma diciamo subito che i fenomeni mistici Teresa non li è mai andati a cercare, anzi.. , sono sempre giunti inaspettati.
Che Teresa sia una mistica ovviamente ci pare ormai scontato. Questo cammino di comunione intima con Gesù, Teresa lo racconta in un capolavoro di spiritualità: il castello interiore.
In questo testo, Teresa utilizza l'immagine di un castello con sette dimore per rappresentare il cammino dell'anima verso Dio. Ogni dimora rappresenta uno stadio di crescita spirituale e di avvicinamento a Dio, che culmina nella settima dimora, o stanza, la quale rappresenta l'unione mistica con Dio. Nelle prime dimore, Teresa parla delle difficoltà e delle tentazioni che gli individui devono affrontare nei loro cammini spirituali. Queste dimore rappresentano gli inizi del cammino interiore, dove l'anima deve purificarsi dalle influenze mondane e focalizzarsi sulla vita interiore e sulla preghiera. Man mano che l'anima progredisce attraverso le dimore, si avvicina sempre di più a Dio. Nella quarta dimora, Teresa parla dell'importanza della preghiera contemplativa e dell'esperienza di ascolto interiore di Dio. Nella quinta dimora, l'anima inizia a sperimentare l'estasi mistica, un'esperienza di amore e unione profonda con Dio.
Nella sesta dimora, Teresa parla dell'esperienza dell'“unione spirituale”, in cui l'anima si sente completamente avvolta dall'amore divino e vive in uno stato continuo di consapevolezza della presenza di Dio. Infine, nella settima dimora, nella settima stanza, l'anima sperimenta l'"unione mistica", in cui l'anima e Dio si fondono insieme in un amore perfetto e eterno.
Nel descrivere queste esperienze, Teresa utilizza un linguaggio poetico, spesso simbolico, per catturare l'ineffabilità e la profondità di queste esperienze spirituali. Le sue descrizioni sono permeate da un senso di meraviglia, gratitudine e umiltà di fronte al mistero dell'amore divino. Queste esperienze mistiche hanno contribuito in modo significativo alla comprensione della vita interiore e della relazione dell'anima con Dio nella tradizione mistica cristiana.

Ma ricordiamoci una cosa importante. E' sempre la grazia della conversione che segna in Teresa l'inizio dell'esperienza mistica, cioè l'esperienza del mistero di Cristo, presente e operante nella sua creatura.
La vita mistica aggiunge alla fede l'esperienza, che significa, ripetiamolo, l'amicizia fattiva e intima con Gesù. Vale la pena di riportare un paragrafo del Catechismo della Chiesa cattolica (n. 2014) a questo riguardo: «Il progresso spirituale tende all'unione sempre più intima con Cristo. Questa unione si chiama "mistica", perché partecipa al mistero di Cristo mediante i sacramenti".

I sacramenti. Non possiamo bypassarli... i sacramenti, l'Eucarestia, la Liturgia sono lo spazio di incontro privilegiato per i mistici, e quindi per i cristiani che vivono appieno l'esperienza di amicizia con Gesù. Se è vero che rimangono delle eccezioni nella storia come Simon Weil ad esempio, cristiana mistica e non ancora battezzata, sono però queste delle eccezioni secondo la fantasia di Dio. La verità oggettiva è invece che per arrivare alla comunione intima con Gesù è assolutamente raccomandabile la strada dei sacramenti. Anzi l'autostrada come direbbe il beato Carlo Acutis: l'Eucarestia è la mia autostrada per il cielo. La preghiera, personale, le devozioni, il Rosario sono tutte cose buone, anzi lodevoli! Teresa le pratica con fervore sopratutto quando coglie che questi strumenti l'aiutano a star meglio spiritualmente e psicologicamente.

Immersa com'ero in quella grande tristezza che ho detto, pregavo ardentemente perché il Signore mi conducesse per una via più sicura, giacché, secondo quello che mi dicevano, la mia era troppo sospetta. Pregavo con ardore, e facevo del mio meglio per desiderarne un'altra.
Vedendomi trasformata, non potevo far altro che rimettermi nelle mani di Dio, affinché Egli, conoscendo quello che meglio mi conveniva, compisse in me la sua volontà. Vedevo che per questa via me ne andavo in cielo, mentre prima camminavo per l'inferno. Perciò non potevo desiderare di cambiarla.
Offrivo a questo scopo tutto il bene che facevo, prendevo alcuni santi a miei protettori contro le insidie del demonio, moltiplicavo novene, raccomandandomi a S. Ilarione, a S. Michele arcangelo che impresi a invocare con nuovo ardore, e a molti altri che importunavo senza posa, perché mi ottenessero da Dio di scoprire la verità!

Ma è nella Liturgia che avviene il miracolo dell'incontro con la I maiuscola.
Teresa lo scopre, perché proprio i suoi fenomeni mistici avvengono proprio durante giorni liturgici speciali e durante i sacramenti.

Ed ecco ciò che mi accadde dopo due anni di continue preghiere, sia da parte mia che da parte di altre persone, per ottenere che Dio mi guidasse per un'altra via o mi mostrasse la verità, perché continuava a parlarmi molto spesso.
Nella festa del glorioso S. Pietro, mentre ero in orazione, vidi, o per meglio dire sentii vicino a me Gesù Cristo. Dico così perché non vidi nulla, né con gli occhi del corpo né con quelli dell'anima. Ma compresi – così almeno mi parve – che chi mi parlava era Lui.
Ignorando io che si potessero avere simili visioni, fui presa da grandissimo spavento. E da principio non facevo che piangere, benché poi bastasse a rassicurarmi una sola sua parola, che mi lasciava tranquilla e contenta come il solito, senza alcun timore. Mi pareva che Gesù Cristo mi camminasse sempre al fianco, ma non vedevo in che forma, perché non in visione immaginaria. Sentivo che mi stava al lato destro, testimone di tutto ciò che facevo. Se non ero molto distratta, non vi era istante che mi raccogliessi senza sentirmelo d'accanto.

E ancora. Sentite qui come in un altra festa liturgica e nel mezzo dell'Eucarestia, Teresa racconta di un sorprendente rapimento mistico! Cogliamo anche le affinità con l'evento della Trasfigurazione nei Vangeli.

L'Umanità sacratissima di Gesù Cristo mi apparve tutta intera nella festa di S. Paolo, mentre assistevo alla S. Messa. Era in quella forma sotto cui si suole dipingere risuscitato, ma di una bellezza e maestà incomparabili.
La visione di cui parlo è immaginaria: con gli occhi del corpo non ho visto né questa né qualunque altra, ma solo con gli occhi dell'anima.
Non avrei mai potuto né saputo immaginare uno spettacolo così bello neppure se mi fossi sforzata per molti anni, trattandosi di cosa che supera ogni umana immaginazione, anche solo per ciò che riguarda la bianchezza e lo splendore.
E' una luce che non abbaglia, un candore pieno di soavità, un infuso splendore che incanta deliziosamente la vista senza stancarla, come non la stanca la chiarezza con cui si vede quella sublime beltà. E' una luce così diversa dalla nostra che quella del sole, in confronto, sembra molto appannata, tanto che dopo non si vorrebbe nemmeno aprire gli occhi. E' come se da una parte si vedesse un'acqua limpidissima scorrere sopra un cristallo illuminato dal sole, e dall'altra un'acqua molto torbida volgere fra la polvere sotto un cielo nuvoloso. Non già che si veda sole o luce che abbia somiglianza con quella del sole. E' una luce senza tramonto, che nulla può turbare perché eterna, di tal portata che nessuno potrebbe immaginare, neppure se fosse di grandissimo ingegno e vi pensasse per tutta la vita. Dio la mette innanzi così d'improvviso che, se fosse necessario aprire gli occhi, non si farebbe in tempo. Ma importa poco che gli occhi siano chiusi o aperti: quando Dio lo vuole, si vede anche senza volerlo. Non v'è distrazione che valga, non potenza per resistere, non diligenza per trovar ostacoli sufficienti. Io l'ho sperimentato molto bene!

Non si possono capire le esperienze mistiche teresiane senza il riferimento ai misteri di Cristo, cioè ai sacramenti, primo fra tutti la celebrazione eucaristica.
È questa la sorgente di quasi tutte le sue grazie mistiche. Ed è in una di queste, giunta subito dopo essersi comunicata, che Teresa riceve l'invito del Signore, più volte ripetuto, a fondare un monastero «dedicato a san Giuseppe, il quale avrebbe vegliato su una porta; nostra Signora avrebbe vegliato sull'altra, mentre Gesù sarebbe stato con noi: il monastero sarebbe stato una stella che avrebbe brillato di vivo splendore»
Da questo momento il Signore si rivela a Teresa progressivamente in tutta la sua bellezza, comunicandole il suo amore e la sua amicizia fino alla massima profondità possibile su questa terra (cf. Vita 23,1).
Il vertice della vita mistica: l'esperienza trinitaria
A partire dal 1571 inizia l'esperienza mistica della santissima Trinità. Gesù la conduce alla progressiva esperienza della comunione trinitaria. Il dialogo con Gesù che avviene nell'orazione, il dialogo con Gesù diventa partecipazione al dialogo eterno d'amore che c'è tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. La Trinità è la sorgente dell'esperienza e della preghiera di ogni uomo. Le affermazioni e le testimonianze teresiane sono di una lucidità e precisione teologica unica, e hanno la peculiarità di alimentare il desiderio e di infiammare il cuore. Infatti, Teresa stessa afferma: «La mia intenzione è di ingolosire le anime di un bene così alto»

Perché vi sia più chiaro, sorelle, che vi ho detto la verità e che quanto più un’anima avanza, tanto più essa vive in compagnia di questo nostro buon Gesù, sarà bene parlare di come, quando Sua Maestà lo vuole, non possiamo far altro se non stare sempre con lui, il che è ben evidente dai diversi modi con cui si comunica a noi e ci attesta il suo amore. Sono alcune apparizioni e visioni davvero mirabili di cui voglio dirvi in breve qualcosa – se al Signore piacerà che riesca a spiegarmi – affinché non abbiate a spaventarvi qualora egli vi conceda qualche grazia di tal genere; e, quand’anche non le conceda a noi, ci servano a rendergli grandi lodi per il fatto di volersi comunicare in questo modo a una creatura, pur essendo così grande la sua maestà e la sua potenza.
Accade dunque che quando l’anima non pensa neanche lontanamente di ricevere tale grazia, non avendo mai pensato di meritarla, sente presso di sé nostro Signore Gesù Cristo, senza tuttavia vederlo né con gli occhi del corpo né con quelli dell’anima. Questa si chiama, non so perché, visione intellettuale.
Io ho visto la persona favorita da Dio di questa grazia, con altre di cui parlerò più avanti, molto combattuta all’inizio, perché non poteva capire di cosa si trattasse, non vedendo nulla. Eppure, comprendeva così chiaramente che era il nostro Signore Gesù Cristo colui che le si manifestava in quel modo, da non poterne dubitare che si trattasse di una visione, perché circa la sua provenienza, se da Dio o no, anche se i grandi effetti prodotti avrebbero dovuto bastare a farle capire che veniva da Dio, aveva sempre gran timore. Non aveva mai sentito parlare di visione intellettuale, né immaginava che esistessero visioni di tal genere, ma si rendeva perfettamente conto che colui che essa sentiva lì presente era lo stesso il quale le parlava spesso nella maniera di cui si è detto prima, mentre fino a quando Dio non la favorì di quest’ultima grazia, non sapeva mai chi le parlasse, anche se intendeva le parole.
So che, impaurita da questa visione (perché tali visioni non passano presto come quelle immaginarie, ma durano molti giorni e, talvolta, anche più di un anno), si recò con grande afflizione dal suo confessore. Egli le domandò come poteva sapere che fosse nostro Signore, se non vedeva nulla, e le domandò anche come era il suo viso. Ella rispose che non lo sapeva, che non vedeva alcun viso né poteva dire niente di più di quanto aveva detto; sapeva soltanto che era lui a parlarle e che non si trattava di una fantasia. E, pur oppressa dai timori che le incutevano, tuttavia per lo più non poteva aver dubbi, specialmente quando egli le diceva: «Non aver paura, sono io». Queste parole avevano una tale forza che in quel momento ogni dubbio era impossibile, e una tale divina compagnia la lasciava piena di coraggio e di gioia. Vedeva infatti che ciò l’aiutava molto a pensare continuamente a Dio e a guardarsi con molta attenzione dal fare qualunque cosa potesse dispiacergli, sembrandole che tenesse continuamente gli occhi su di lei. Ogni volta che voleva trattare con Sua Maestà, sia nell’orazione, sia fuori di essa, le pareva che le fosse così vicino da non poter fare a meno di udirla, anche se ella udiva le sue parole non quando voleva, ma improvvisamente, quando era necessario. 

L'esperienza mistica di Teresa e le grazie abbondanti di cui abbiamo letto nei suoi scritti sono il racconto dell'unione con il Signore che le accade nell'orazione. Leggerle aiuta a prendere coscienza di quel dono gratuito che Dio ha fatto a tutti in Cristo. Teresa è una mistica. Il suo carisma e la sua funzione nella Chiesa sono di essere testimone del mistero cristiano.
Dio ci chiama tutti a questa intima unione con lui, anche se soltanto ad alcuni sono concesse grazie speciali o segni straordinari di questa vita mistica, allo scopo di rendere manifesto il dono gratuito fatto a tutti

Chiunque di voi sarà condotta dal Signore per questo cammino potrà accorgersi, in base agli effetti di cui ho parlato, che non si tratta di inganno e neanche di immaginazione perché, ripeto, se la visione viene dal demonio, ritengo impossibile che possa durare a lungo, con un così notevole profitto per l’anima e tanta pace interiore. Il mio ragionamento è e sarà sempre questo: dal momento che l’anima sente, come si è detto, gli effetti propri delle grazie divine, permetterà al demonio di arrischiarsi a tentarla, la farà uscire vittoriosa dalla prova e il nemico resterà umiliato. Pertanto, figlie mie, se qualcuna di voi va per questa strada, lo ripeto, non abbiate paura.

Recita
Sara Urbinati, don Franco Mastrolonardo, Federica Lualdi

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