S.Teresa: la conversione
Esistono preti atei? O religiosi atei? La domanda parrebbe paradossale ma non è banale. Di per se, non basta la sola chiamata di Dio a garantire la fede, occorre stabilire una relazione viva e continua con Gesù. E così paradossalmente si potrebbe celebrare, fare attività pastorali o addiruttura essere moralmente perfetti, ma non più innamorati di Colui che ti ha chiamato. Ecco l'ateismo del religioso: aver dimenticato l'amicizia con Gesù. In Cicerone nell' antica Roma, si parla del Pontefice Cotta che benché irreprensibile metteva apertamente in dubbio l’esistenza degli dei. Vi credesse o no era un affare personale; non gli si chiedeva altro che celebrare bene i riti e pronunziare bene le formule. Ecco paradossalmente il prete ateo potrebbe celebrare e pontificare dal pulpito, ma non vivere più una intimità con Dio.
Teresa ha rischiato di diventare così, sennonché nella quaresima del 1554, a trantanove anni d’età e dopo diciannove di vita carmelitana, le accade il fatto decisivo della sua vita: la conversione. Vede una statua di Cristo alla colonna, che le «rappresentava al vivo ciò egli ha sofferto per noi» e con un intimo dolore per l’ingratitudine che gli dimostra, si prostra ai suoi piedi, come aveva fatto tante volte, e si affida a lui rinnovandogli il suo amore.
"Entrando un giorno in oratorio, vidi una statua che vi era stata messa, in attesa di una solennità che si doveva celebrare in monastero, e per la quale era stata procurata. Raffigurava nostro Signore coperto di piaghe, tanto devota che nel vederla mi sentii tutta commuovere perché rappresentava al vivo quanto egli aveva sofferto per noi: ebbi tal dolore al pensiero dell’ingratitudine con cui rispondevo a quelle piaghe, che parve mi si spezzasse il cuore. Mi gettai ai suoi piedi in un fiume di lacrime, supplicandolo di fortificarmi per non offenderlo mai più.
Ero molto devota di santa Maria Maddalena, e pensavo spesso alla sua conversione, specie quando mi comunicavo. Sapendo con certezza che il Signore stava allora dentro di me, mi gettavo ai suoi piedi e mi sembrava che le mie lacrime non meritassero di essere del tutto disprezzate. Non sapevo quello che dicevo, facendo egli già molto con acconsentire che io le spargessi per lui, giacché i miei sentimenti si dileguavano quasi subito. Intanto mi raccomandavo a questa santa gloriosa affinché mi ottenesse perdono.
Ma prostrarmi innanzi alla statua che ho detto quest’ultima volta mi sembra che mi fu più utile, perché diffidavo molto di me e mettevo tutta la mia fiducia in Dio. E mi pare che gli dicessi che non mi sarei alzata dai suoi piedi, se non avesse concesso quello di cui lo pregavo. Certamente egli mi deve avere ascoltata, perché da allora in poi mi andai molto migliorando".
Il Signore la ascolta, accetta la sua offerta, e le fa sperimentare quanto dice san Paolo: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me»
La conversione di Teresa è l’incontro con la statua di un Cristo piagato. Una immagine questa che la rimanda immediatamente al Gesù vivo di fronte a lei. Dirà poi nei suoi scritti:
"Ed è per questo che io amo molto le immagini. Infelici coloro che per loro colpa si privano di tanto bene! Si vede che essi non amano il Signore, perché, se l'amassero, godrebbero nel vederne l'immagine, come si gode fra gli uomini nel vedere l'immagine di una persona cara".
Per Teresa quella statua è lo stesso Cristo vivente e d'istinto sente forte e pungente nel suo povero cuore la sofferenza dei dolori di Gesù per il suo peccato. Cristo entra nella sua vita per starci definitivamente.
Ma un altro fattore spirituale che ha fatto breccia nel cuore di Teresa è stato il libro delle confessioni di Sant’Agostino. La lettura di un buon libro è necessario al cammino spirituale scriverà più e più volte nei suoi testi. Certamente il Vangelo è fondamentale, ma a volte abbiamo bisogno di identificarci nelle parole di qualcuno che ha vissuto la nostra esperienza spirituale, che ce la sappia far gustare o ancor prima capire. Tante cose si intuiscono ma non si afferrano se nessuno ce le fa comprendere. Il seme della Parola di Dio è già stato seminato nei nostri cuori, ma ricordate cosa dice il racconto della Parabola di Gesù?
Tutte le volte che uno ode la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e porta via quello che è stato seminato nel cuore di lui. Per questo occorre comprendere ciò che Dio semina nella nostra vita è un buon libro è necessario. Ad Edith Stein fu il libro della vita di Santa Teresa d'Avila e per lei Santa Teresa fu le confessioni di Sant'Agostino. Come vedete…di santo in santo…
"Mi dettero in quel tempo le “Confessioni di S. Agostino”, e credo per un tratto di divina provvidenza, perché non solo non le avevo cercate, ma neanche sapevo se esistessero.
Io sono molto devota di S. Agostino: primo, perché il monastero nel quale sono stata da secolare era del suo Ordine, e poi perché era stato peccatore. I santi che furono peccatori e che Dio chiamò al suo servizio mi consolavano molto, parendomi di trovare in essi un appoggio, nella fiducia che il Signore perdonasse a me, come a loro perdonato. Però, ripeto, mi desolava molto il fatto che essi, chiamati da Dio una volta, non l'avevano più abbandonato, mentre io sono stata chiamata un infinito numero di volte, e questo mi affliggeva. Ma riprendevo coraggio, pensando all'amore che Egli mi portava, perché mai ho diffidato della sua misericordia, bensì di me stessa, e molte volte.
Dio mi assista! Come mi stupisce l'accecamento in cui vissi, nonostante i molti aiuti che mi venivano da Lui!Ricordando il poco impero che avevo su di me e gli ostacoli che mi impedivano di risolvermi a darmi tutta al suo servizio, sento di dover camminare ancora con timore!...
Cominciando a leggere le “Confessioni di S. Agostino”, mi parve di vedere in esse la mia vita, e mi raccomandai molto a questo santo glorioso.
Quando giunsi alla sua conversione e lessi della voce che udì in giardino, ne ebbi una così viva impressione come se l'udissi pur io, e per lungo tempo rimasi a sciogliermi in lacrime con l'anima travagliata da grandissima lotta. Oh, la libertà che mi rendeva padrona! Io mi stupisco di aver potuto sopravvivere a tanta angoscia! Sia benedetto Colui che mi mantenne in vita per farmi uscire da morte così funesta!...
Mi sembra che la mia anima ricevesse da Dio grandi forze. Certo Egli dovette ascoltare i miei gemiti e muoversi a pietà delle mie lacrime.
Cominciai col sentirmi crescere il desiderio di stare più a lungo con Lui e di togliermi dagli occhi tutte le occasioni cattive, lontana dalle quali mi davo subito ad amare il Signore. Sentivo di amarlo, mi pare: ma non comprendevo ancora, come avrei dovuto, in che cosa consistesse amarlo per davvero.
Non avevo ancor finito di ben risolvermi a servirlo che Egli m'inondava di nuove grazie, lottando quasi con me per dispormi ad accettare quello che gli altri s'affannano di procurarsi con grandi fatiche. – In quegli ultimi anni infatti m'inondava di gioie e di delizie spirituali.
Queste cose non mi permisi mai di domandargliele, neppure che mi concedesse tenerezza di devozione. Ma solo la grazia di non offenderlo e di perdonarmi i miei grandi peccati. Mi apparivano essi così enormi che non mi sentivo il coraggio di desiderare gioie e delizie, parendomi già fin troppa la degnazione e la misericordia che Egli usava con me nel chiamarmi alla sua presenza e nell'acconsentire che gli stessi dinanzi. Se non m'induceva Lui stesso, io certo non l'avrei fatto".
Una immagine del Cristo piagato e un libro spirituale. Ma che Teresa non avesse mai visto una immagine prima o tantomeno avesse letto un libro? Certo che sì, ma alcuni segni si incrociano e si innestano in un disegno a noi sconosciuto. La Grazia della conversione avviene sempre misteriosamente, ma necessita comunque di un sì, a volte inconscio e silenzioso, ma quasi sempre tormentato.
Teresa avvertiva che qualcosa non era in quadro nella sua vita e non smetterà più di ripeterlo nei suoi scritti. Prima di una conversione c'è sempre un ritrovarsi in una selva oscura che la diritta via era smarrita. Ma se chiara è la via oscura altrettanto chiara sarà per Teresa la vita nuova.
"D’ora in poi questo sarà un libro nuovo, voglio dire una vita nuova: quella che ho narrata fin qui, infatti, era mia; ma quella che ho vissuto da quando cominciai a manifestare queste grazie d’orazione è una vita che Dio vive in me, a quel che mi pare, perché mi sembra impossibile di essermi liberata da sola, e in così poco tempo, da un cumulo di abitudini e di opere così malvagie. Sia benedetto il Signore, che mi liberò da me stessa. Appena cominciai a fuggire le occasioni e a darmi un po’ più all’adorazione, il Signore cominciò a coprirmi di grazie, quasi desiderasse, a quel che mi pare, ch’io le volessi ricevere. Prese a elevarmi spessissimo all’orazione di quiete e molte volte a quella di unione, che durava assai a lungo. Io però, siccome in quel tempo molte donne erano state illuse e ingannate dal demonio cominciai a temere, data la gioia e la dolcezza sovrabbondanti che sentivo, cui per lo più non riuscivo a resistere; benché, d’altro canto, ritrovassi in me una saldissima certezza che venivano da Dio, specie mentre stavo in orazione, vedendo che ne uscivo molto migliorata e con maggior fortezza d’animo. Ma, per poco che mi distraessi, tornavo subito a temere e a pensare che il demonio, facendomi credere ch’era una buona cosa, volesse farmi sospendere l’intelletto, in modo da privarmi dell’orazione mentale, cosicché non potessi più meditare sulla passione e trar vantaggio dalle relative considerazioni: inesperta com’ero allora, mi pareva una gravissima perdita. Ma poiché Sua Maestà voleva ormai illuminarmi, affinché non lo offendessi più oltre e conoscessi l’enormità del mio debito verso di Lui, mi aumentò questa paura a un grado tale che andai diligentemente in cerca di qualche persona spirituale da cui prendere consiglio.”
Non che Teresa nei primi 19 anni di Monastero avesse fatto qualcosa di male o di moralmente sbagliato. Anzi come si legge dal Libro della vita aveva avuto anche dei passaggi mistici straordinari. La santa però non trovava il senso pieno della sua vita; non riusciva a realizzare la donazione totale di se stessa a Dio; malgrado le sue orazioni e le sporadiche esperienze mistiche, non riusciva a stabilire con Dio un rapporto su misura; non è arrivata a capire quale significato abbia avuto Cristo nella sua vita. Quindi si lascia abbagliare da motivi ingannevoli, e ad un certo punto lo mette in disparte e qui vive una situazione di tensioni. Dopo il si iniziale non riesce a dire no definitivo a ciò che non è Dio.
Ora invece con la conversione ha chiaro il cammino, ma le rimangono dei dubbi circa questi lati oscuri di interventi straordinari nella sua vita. Infatti poteva accadere che alcune religiose confondessero segni di Dio con le astuzie del demonio. Come cita Teresa lei stessa conobbe una suora, parrebbe alludere a Maddalena della Croce che si era resa tristemente famosa fra tutte le visionarie del tempo.
Fattasi religiosa tra le Clarisse di Cordova, cominciò a meravigliare la Spagna con prodigi, profezie e responsi in ogni genere di scienza, Profetizzò la prigionia di Francesco I e il sacco di Roma. Durante le maggiori solennità si faceva vedere elevata da terra con in braccio un grazioso bambino, mentre i suoi capelli crescevano a vista d'occhio avvolgendola fino ai piedi. Imperatori, re, regine andavano a gara nel corteggiarla; ed Elisabetta di Portogallo volle che le prime fasce del futuro Filippo II fossero benedette da lei. “Ma l'infelice monaca, dice il Ribadeneira, "era in segreto commercio con il demonio, e nascondeva l'anima con un volto devoto, la vita con il segreto della sua stanza, i delitti con le arti del suo complice infernale”. Per buona sorte ebbe la grazia di ravvedersi. Si accusò spontaneamente e venne allontanata dal monastero, finendo poi i suoi giorni nell'oscurità. Il fatto aveva levato tanto rumore che non v'era da meravigliarsi se la Santa e tutti i suoi coetanei temessero dovunque illusioni ed arti diaboliche.
Così Teresa di Gesù giustamente scossa da tali situazioni cercava chi la aiutasse a discernere i segni mistici che le accadevano e affidando le sue intimità ad un signore di provata fede, questi le diede il suo giudizio…
"Venne la risposta, ch’io avevo atteso con molta trepidazione, supplicando parecchie persone di raccomandarmi a Dio e pregando io stessa quasi di continuo: quel gentiluomo venne da me e tutto addolorato mi disse che ero vittima del demonio. Perciò era opportuno che mi mettessi in contatto con un padre della Compagnia di Gesù, il quale, se gli avessi detto che avevo bisogno di lui, sarebbe venuto senz’altro. Dovevo rendergli conto di tutta la mia vita e del mio stato con una confessione generale, esponendo ogni cosa con la massima chiarezza. Per la virtù del Sacramento Dio l’avrebbe illuminato in modo particolare, tanto più che quei padri avevano molta esperienza nelle cose di spirito. Avrei dovuto poi attenermi strettamente alle di lui istruzioni, essendo io “in gran pericolo se non avessi trovato una guida. Ne ebbi tanto timore e tanta pena che non sapevo più che fare: non facevo altro che piangere. Ma un giorno che me ne stavo in oratorio, tutta desolata, non sapendo che ne sarebbe stato di me, lessi in un libro, che parve quasi mi mettesse in mano il Signore, quella frase di san Paolo in cui è detto che Dio è molto fedele e non permette che coloro che lo amano siano ingannati dal demonio7.
Parole che mi consolarono oltre ogni dire. Cominciai allora a preparare la mia confessione generale, mettendo per iscritto, quanto più chiaramente sapevo e potevo, un bilancio esatto di tutto il male e di tutto il bene della mia vita, senza omettere nulla. Ricordo che quando, dopo di averlo scritto, vidi tanti mali e quasi nessun bene, ne sentii un’afflizione e una pena grandissima. Un altro motivo di angustia era quello di farmi vedere dalle mie consorelle a trattare con persone così sante come quelle della Compagnia di Gesù: la mia cattiveria ne temeva assai, perché mi pareva di essere così obbligata a diventar buona, abbandonando le mie vane dissipazioni; ché se poi non lo “lo avessi fatto, sarebbe stato ancor peggio. Perciò mi accordai con la sacrestana e con la portinaia perché non lo dicessero a nessuno. Ma servì a ben poco, perché quando mi chiamarono c’era alla porta chi lo disse per tutto il convento. Quanti ostacoli e quante paure oppone il demonio a chi vuole avvicinarsi a Dio!
Avendo aperta tutta l’anima mia a quel servo del Signore – lo era veramente, e per di più era molto acuto – lui, che ben conosceva questo linguaggio, mi spiegò che cos’era e mi fece animo. Disse ch’era manifestamente spirito di Dio, per cui era necessario ch’io tornassi di bel nuovo all’orazione, perché le mie basi erano tutt’altro che solide e mancavo ancora di vero spirito di mortificazione: cosa verissima, tanto che non mi pareva di capirne nemmeno il significato. Per nessun motivo, poi, dovevo abbandonare l’orazione, anzi dovevo praticarla più e meglio di prima, visto che Dio mi colmava di tante grazie straordinarie. Che ne sapevo io, se Dio non progettasse di servirsi di me per far del bene a tante anime? E altre cose del genere (al punto che sembra quasi abbia predetto quello che il Signore ha poi fatto di me), concludendo che avrei commesso una grande colpa se non avessi corrisposto ai favori che Dio mi accordava. Mi parve che per bocca sua parlasse lo Spirito Santo per il bene dell’anima mia, tanto queste parole mi s’impressero dentro. Ne restai tutta confusa, ed egli mi seppe dirigere in tal modo, che parvi diventare un’altra. Che gran cosa è capire un’anima! Mi disse di meditare ogni giorno un tratto della Passione, di trarne vantaggio e di non pensare che all’Umanità di Cristo. Circa i raccoglimenti e le delizie interiori, mi ci dovevo opporre con tutte le mie forze in modo da non accoglierli in me finché lui non mi ordinasse altrimenti. Mi lasciò tutta consolata e piena di coraggio. Il Signore mi aveva aiutata, facendo sì che quel sacerdote comprendesse il mio stato e la maniera di dirigermi. Mi decisi fermamente a non allontanarmi in nulla e per nulla da quanto lui mi avrebbe ordinato, e così ho fatto fino a oggi. Sia lodato il Signore per avermi dato la grazia di obbedire ai miei confessori, sia pur imperfettamente. Quasi sempre furono questi benedetti padri della Compagnia di Gesù: sia pure imperfettamente, ripeto, li ho sempre obbediti. E la mia anima, come dirò adesso, cominciò ad averne un sensibile miglioramento.”
Quasi certamente il Gesuita di cui parla Teresa è padre Diego de Cetina. Un altro dei grandi segni che Dio pone nella sua strada. Immagini, parole, libri, ma sopratutto uomini e donne che si sono resi, consapevoli e non, della conversione e della santità di questa donna straordinaria. Teresa non sarebbe diventata la Santa che è in un cammino solitario. La santità ha sempre il presupposto della comunione, il sapore della relazione, il gusto della condivisione.
Recita
Sara Urbinati, don Franco Mastrolonardo, Federica Lualdi
Musica di sottofondo
Libreria suoni di Logic pro