Santa Teresa e la devozione a San Giuseppe
E tu hai un santo come amico? Mi raccomando, non cercarlo su Internet! Non mi pare esistano oggi sui social dei santi follower che puoi aggiungere come amici, anche perché sarebbe troppo banale. L'amicizia, in genere, non si crea aggiungendo dei nomi ad una lista con un click sul computer. Tanto più l'amicizia con i santi che è qualcosa di serio e forse anche per questo dimenticata ai nostri giorni.
Allora facciamo un salto indietro nel tempo ed atterriamo nel secolo d'oro della Spagna in Castiglia. Siamo nel bel mezzo del XVI secolo e sentiamo cosa ha da dirci Santa Teresa d'Avila.
Anzitutto Avila non è il cognome di Teresa, ma il luogo dove è nata; e quindi per non fare confusione d'ora in poi la chiameremo semplicemente Teresa di Gesù, come la chiamò Gesù in uno dei suoi incontri mistici.
Lei gli disse: "Vorrei chiamarti Gesù di Teresa", e Lui rispose "Allora io ti chiamerò Teresa di Gesù".
Ci abitueremo presto a queste intimità cuore a cuore con Gesù.
Torniamo ora al tema di questa prima puntata: l'amicizia con i santi e ascoltiamola, Teresa di Gesù...
"Quando vidi lo stato in cui mi avevano ridotta i medici della terra e come fossi tutta contorta in così giovane età, decisi di ricorrere ai medici del cielo e domandare ad essi la salute, perché quantunque sopportassi quel male con tanta gioia, desideravo anche di guarire. Pensavo talvolta che se con la salute avessi dovuto dannarmi, sarebbe stato meglio rimanere così, ma insieme m’immaginavo con la salute di poter servire meglio il Signore. Ecco qui il nostro errore: non voler rimetterci in tutto nelle mani di Dio che sa meglio di noi quello che ci conviene. Cominciai a far celebrare messe e a recitare orazioni approvate. Non fui mai portata a certe devozioni che praticano alcuni, specialmente donne, nelle quali entrano non so quali cerimonie che io non ho mai potuto soffrire e che a loro piacciono tanto. Poi si conobbe che non erano convenienti e che sapevano di superstizione".
Dunque di quale male parla Teresa di Gesù. Teresa è sempre stata di natura cagionevole, anzi diciamo che ha avuto importanti situazioni di malattia nella sua vita. Ma appena compie la professione solenne nel Monastero dell'Incarnazione ad Avila all'età di 24 anni sperimentò una malattia sconosciuta che si aggravò il Giovedì Santo del 1539.
Il padre, il papà preoccupatissimo la portò via dal Monastero per affidarla a cure mediche specializzate, ma queste non fecero altro che peggiorare la salute di Teresa, la quale, dopo due mesi, fu ridotta in fin di vita e ricondotta ad Avila dove i medici, all'unanimità, giudicarono il caso come disperato.
Nel giorno della Festa della Madonna ad Agosto cadde per quattro giorni in un coma misterioso. Il giorno precedente avrebbe voluto confessarsi, ma il padre non lo permise, perché, diceva, avrebbe alimentato in lei la paura della morte ... e quella notte...
"Quella notte caddi in una tal crisi che per quattro giorni, o poco meno, restai fuori dai sensi: mi somministrarono allora l’olio santo, credendo di momento in momento che spirassi, e continuavano a suggerirmi il Credo, come se fossi in grado d’intendere. Talvolta furono così sicuri che fossi morta che più tardi mi trovai perfino la cera sugli occhi. Grande era la pena di mio padre per non avermi lasciato confessare, a tal punto che di continuo innalzava invocazioni e preghiere a Dio: sia Egli benedetto per averle volute ascoltare! Quando già da un giorno e mezzo, infatti, era aperta la sepoltura del mio monastero, in attesa che vi portassero il mio corpo, e uno dei nostri frati, fuor di città, mi aveva già celebrato l’ufficio funebre, il Signore volle richiamarmi in vita, e io subito desiderai confessarmi.
In seguito quei quattro giorni di crisi mi lasciarono in un tale stato che solo il Signore può sapere gli insopportabili tormenti che pativo. La lingua tutta tagliata a furia di morsi, la gola così sfinita dalla debolezza e dal non aver più trangugiato nulla, che non lasciava più passare nemmeno l’acqua. Mi sembrava di essere tutta slogata e avevo il capo in subbuglio; tutta rattrappita, ridotta a un gomitolo umano – risultato degli strazi di quel giorno –, non potevo più muovere né un braccio né un piede né una mano né la testa se non mi muovevano gli altri: proprio come una morta. Se ben ricordo, potevo solo muovere un dito della mano destra. Non si sapeva però come toccarmi, avendo io le membra tutte così indolenzite che non potevo sopportarlo. Mi spostavano dunque su un lenzuolo, tenendolo ciascuno a una estremità.”
Per 20 anni Teresa di Gesù soffri di vomito e giramenti di testa. Ai quei tempi non ci fu una diagnosi della sua malattia. Nel corso dei secoli ci si è dibattuti su quale malattia soffrisse. Alcuni medici hanno parlato di epilessia, altri di isteria, ma di fatto non ci furono mai sintomi tipici dell'isteria in Teresa. Si arrivò a parlare anche di brucellosi e di infezioni alimentari importanti.
Ma non importa. Ciò che importa invece è la scelta di Teresa di rivolgersi ai medici del cielo. Succede così, lo sappiamo. Ricorriamo al cielo quando non troviamo alternative sulla terra, e così fanno anche i santi all'inizio del loro cammino, perché dei primi gradini spirituali stiamo parlando. Interessante è che Teresa abbia abiurato da subito le pratiche devozionalistiche che sappiamo essere spesso al limite della superstizione. E anche oggi, forse più di ieri si abusa di queste pratiche: messaggi dal cielo, catene di sant'Antonio, invocazioni di energie, spreco di parole alla stregua dei pagani che credono di venire ascoltati a forza di parole.
No Teresa va all'essenziale: l'Eucarestia e le preghiere approvate, cioè le preghiere che hanno dei criteri spirituali e liturgici oggettivi. E poi... la magnifica intercessione dei santi...magari di un santo speciale, di un amico, di un padre, di un protettore... di san Giuseppe.
"Io invece presi per mio avvocato e patrono il glorioso S. Giuseppe, e mi raccomandai a lui con fervore. Questo mio Padre e Protettore mi aiutò nella necessità in cui mi trovavo e in molte altre più gravi in cui era in gioco il mio onore e la salute della mia anima. Ho visto chiaramente che il suo aiuto mi fu sempre più grande di quello che avrei potuto sperare. Non mi ricordo finora di averlo mai pregato di una grazia senza averla subito ottenuta. Ed è cosa che fa meraviglia ricordare i grandi favori che il Signore mi ha fatto e i pericoli di anima e di corpo da cui mi ha liberata per l’intercessione di questo Santo benedetto.
Ad altri Santi sembra che Dio abbia concesso di soccorrerci in questa o in quell’altra necessità, mentre ho sperimentato che il glorioso S. Giuseppe estende il suo patrocinio su tutte. Con ciò il Signore vuol farci intendere che a quel modo che era a lui soggetto in terra, dove egli come padre putativo gli poteva comandare, così anche in cielo fa tutto quello che gli chiede. Ciò han riconosciuto per esperienza anche altre persone che dietro mio consiglio si sono raccomandate al suo patrocinio. Molte altre si sono fatte da poco sue devote per aver sperimentato questa verità".
Ad un amico si offre tutto. Ci tieni con lui a fare le cose più belle e preparare al meglio. Che ne so: sai che il tal giorno è il suo compleanno e allora lo prepari e cominci a scegliere un bel regalo e magari pensare agli invitati e chiamare altri amici per far festa con il tuo amico... così Teresa di Gesù non manca di festeggiare il suo Santo del cielo.
"Procuravo di celebrare la festa di san Giuseppe con la maggior possibile solennità. È vero che ci mettevo più vanità che spirito, perché volevo che si facesse tutto con ricercatezza e scrupolosità, ma l’intenzione era buona. Del resto, era questo il mio male, che appena il Signore mi faceva grazia d’intraprendere qualche cosa di buono, lo frammischiavo a molte imperfezioni e mancanze. – Dio mi perdoni se per il male, le ricercatezze e le vanità usavo invece tanta industria e diligenza!
Per la grande esperienza che ho dei favori ottenuti da S. Giuseppe, vorrei che tutti si persuadessero ad essergli devoti. Non ho conosciuto persona che gli sia veramente devota e gli renda qualche particolare servizio senza far progressi in virtù. Egli aiuta moltissimo chi si raccomanda a lui. È già da vari anni che nel giorno della sua festa io gli chiedo qualche grazia, e sempre mi sono vista esaudita. Se la mia domanda non è tanto retta, egli la raddrizza per il mio maggior bene.
Se la mia parola potesse essere autorevole, ben volentieri mi dilungherei nel narrare dettagliatamente le grazie che questo Santo glorioso ha fatto a me e ad altri, ma non volendo varcare i limiti che mi furono imposti, in molte cose sarò breve più di quanto vorrei, e in altre più lunga del bisogno: insomma, come colei che ha poca discrezione in tutto ciò che è bene.
Chiedo solo per amore di Dio che chi non mi crede ne faccia la prova, e vedrà per esperienza come sia vantaggioso raccomandarsi a questo glorioso Patriarca ed essergli devoti. Gli devono essere affezionate specialmente le persone di orazione, perché non so come si possa pensare alla Regina degli Angeli e al molto che ha sofferto col Bambino Gesù, senza ringraziare S. Giuseppe che fu loro di tanto aiuto.
Chi non avesse maestro da cui imparare a far orazione, prenda per guida questo Santo glorioso, e non sbaglierà. Piaccia al Signore che non abbia sbagliato io nell’arrischiarmi a parlare di lui, perché sebbene mi professi sua devota, tuttavia nel modo di servirlo e imitarlo sono sempre piena di difetti. Egli, da quegli che è, mi ha dato di potermi alzare da letto, raddrizzarmi e camminare; e io, da quella che sono, l’ho ripagato con usar male la sua grazia".
Ecco quindi una bella testimonianza di come una amicizia possa davvero riempire di doni la tua vita. Mi raccomando di non scambiare l'amicizia vera con l'amicizia tossica. Anche con i santi funziona alla stessa maniera. Affetto, fedeltà, rispetto e mai pretese, gelosia ed esclusività. Forse che mollo tutto perché non ho ricevuto questo o quello? No l'amicizia è un legame fedele e i doni che porta sono tutti una sorpresa e mai una pretesa.
Forse avrebbe mai pensato Santa Teresa di vederlo in visione San Giuseppe? Eppure anche questo è successo… proprio quando si trovava in grave difficoltà nella nuova erezione del monastero che poi affiderà proprio a San Giuseppe.
"In quel torno di tempo (e precisamente il giorno dell’Assunzione) mi trovavo in un monastero dell’Ordine del glorioso San Domenico e andavo considerando i molti peccati che avevo confessato, un tempo, in quella stessa chiesa, nonché molte altre miserie della mia pessima vita, allorché fui presa da un rapimento così impetuoso che mi fece quasi uscire di me. Mi sedetti, e temo di non aver potuto vedere l’elevazione né seguire la messa, cosa che poi mi lasciò qualche scrupolo. Mentre me ne stavo così mi parve di vedermi rivestire d’un abito bianchissimo e splendente. Dapprima non vidi chi me lo stava mettendo, ma poi scorsi la Madonna alla mia destra e il mio buon padre San Giuseppe alla sinistra, i quali mi stavano infilando quella veste, e compresi che ormai ero purificata dalle mie colpe. Finita la vestizione, e mentre ero tutto piena di gaudio e di felicità, mi parve che Nostra Signore mi prendesse le mani. Ella mi disse ch’era assai contenta di vedermi così devota del glorioso San Giuseppe e mi esortò a credere che il monastero si sarebbe fatto secondo i miei desideri e che in esso il Signore e loro due sarebbero stati fedelmente serviti[…]”
Ed ecco che un giorno, dopo aver ricevuta la comunione, Sua Maestà mi ordinò insistentemente di far tutto il possibile per attuare quel progetto, promettendomi solennemente che il monastero si sarebbe istituito e che Egli stesso sarebbe stato assai glorificato. Mi disse di dedicarlo a San Giuseppe il quale ne avrebbe custodita una porta e Nostra Signora l’altra, mentre Lui stesso sarebbe stato sempre con noi. Quel monastero, perciò, avrebbe irradiato una luce vivissima.”
Teresa è stata una mistica ma coi piedi ben piantati sulla terra. Una donna che usciva dai monasteri, viaggiava, si confrontava e non poche volte si scontrava con superiori, preti e Vescovi.
Ha messo mano a progetti di chiese e monasteri e si è trovata a dialogare e motivare gli architetti e ad affrontare anche gli operai nei cantieri. Anche perché spesso si trovava in difficili situazioni economiche. Mai però è mancato l’aiuto e il sostegno del suo caro amico santo protettore il glorioso San Giuseppe.
“Una volta che mi trovavo nei guai, non sapendo che fare né con che cosa pagare certi operai, mi apparve San Giuseppe, il mio vero padre e protettore, e mi disse che i soldi non mi sarebbero mancati e che perciò procedessi pure coi lavori. Cosa che feci, senza avere il becco di un quattrino, e il Signore mi venne in aiuto in un modo che fece sbalordire tutti quelli che ne vennero a conoscenza”.
Recita
Don Franco Mastrolonardo, Federica Lualdi
Musica di sottofondo
Libreria suoni di Logic pro
Santa Teresa d'Avila aveva un contatto diretto con il cielo. Allo stesso tempo era capace di relazioni amicali sulla terra. Così non gli è stato difficile instaurare una amicizia speciale con San Giuseppe, scegliendolo come amico e come padre.