S.Teresa: l'infanzia e l'adolescenza (Pagine di spiritualità)



S.Teresa: l'infanzia e l'adolescenza
Anno del Signore 1531. Carlo V, imperatore di Spagna, entra in Avila per continuare i festeggiamenti della sua incoronazione avvenuta l'anno precedente, esattamente il 24 Febbraio 1530 in San Petronio a Bologna seconda città dello Stato Pontificio, da parte del Papa Clemente VII.
Teresa di Gesù al secolo, Teresa Sanchez de Sepeda e Ahumada aveva allora solo 16 anni e certamente è stata fra le 300 fanciulle che danzarono all'ingresso festoso e pomposo dell'imperatore e dell'imperatrice Isabella la quale spesso trascorreva volentieri ad Avila i mesi estivi con il figlio primogenito Filippo.
Siamo agli inizi del XVI secolo in Castiglia, cuore pulsante della Spagna, crocevia della vita, della politica, e anche della moda. In quegli anni la monarchia spagnola raggiunse il suo massimo potere economico, militare, politico e religioso. È il cosiddetto «secolo d’oro» spagnolo, nel quale le università di Salamanca e Alcalá furono riferimenti culturali a livello europeo; le Belle Arti conobbero uno sviluppo e una creatività senza precedenti nei paesi e nelle città, che si riempirono di templi, palazzi, ospedali, edifici pubblici e fontane.
In questo contesto storico sociale di benessere economico e culturale nasce Teresa. Un po' come nascere oggi in un ricco contesto americano o europeo, in famiglie che godono di agiatezza sociale e culturale.

Per l'esattezza Teresa nasce il 28 Marzo 1515. Dentro un secolo che è crocevie di epoche, nasce quest' anima che farà sobbalzare l'allora sopita spiritualità cristiana. Fin da piccola Teresa è la donna esplosiva che sarà. Da sempre dilaniata tra il sentirsi amata e perduta, un po' principessa e un po' brutto anatroccolo vivrà poi anche il contrasto obbligato tra l'infanzia e l'adolescenza, tra la bambina curiosa e desiderosa di Dio e la ragazza dalle belle forme accecata dalle suggestioni del mondo. Che dire? un déjavu già visto.

"Eravamo tre sorelle e nove fratelli. Tutti, grazie a Dio, somigliavano in virtù ai genitori, tranne me, sebbene fossi la più amata da mio padre; e, prima ch’io cominciassi a offendere Dio, forse tale preferenza non era senza motivo; per questo provo una grande pena quando ricordo le buone inclinazioni che il Signore mi aveva donato, e quanto male seppi trarre profitto da esse".

A 6 anni Teresa già sapeva leggere e scrivere ed era innamorata dei libri dei santi. I Santi, i grandi teologi, i missionari e i religiosi di vita austera esercitavano un’attrattiva per la gente del XVI secolo non meno di quella che oggi esercitano su di noi le stelle del cinema, gli sportivi, gli influencer. E teresa sente fin da questa tenera età una forza straordinaria di emulazione scaturire dal suo cuore.

"I miei fratelli, dunque, non mi intralciavano in nulla per distogliermi dal servire Dio. Ne avevo uno quasi della mia età, con il quale mi mettevo spesso a leggere le vite dei santi; era quello che più amavo, sebbene provassi grande amore per tutti, come tutti lo provavano per me. Nel vedere i martìri che le sante avevano sofferto per Dio, mi sembrava che comprassero molto a buon mercato la grazia di andare a godere di lui, e desideravo ardentemente morire anch’io come loro, non già per l’amore che mi sembrava di portargli, ma per godere presto dei grandi beni che leggevo esservi in cielo. E stando insieme con questo mio fratello, entrambi cercavamo di scoprire che mezzo potesse esserci a tal fine. Progettavamo, così, di andarcene nella terra dei mori, a mendicare per amore di Dio, nella speranza che là ci decapitassero. Credo che il Signore ci avrebbe dato il coraggio, in così tenera età, di attuare il nostro desiderio, se ne avessimo avuto i mezzi, senonché l’aver genitori ci sembrava il più grande ostacolo. Ci impressionava molto nelle nostre letture l’affermazione che pena e gloria sarebbero durate per sempre. Ci accadeva, pertanto, di passare molto tempo a parlare di quest’argomento e godevamo di ripetere molte volte: sempre, sempre, sempre! Nel pronunciare a lungo tale parola, piacque al Signore che mi restasse impresso nell’anima, fin dall’infanzia, il cammino della verità.
Da quando capii che era impossibile andare dove mi uccidessero per il mio Dio, decidemmo, con mio fratello, di fare gli eremiti; e in un grande orto della casa ci adoperavamo, come potevamo, a costruire eremi, servendoci di piccole pietre, che poi cadevano a terra. E così non trovavamo nessun espediente che fosse di aiuto al nostro desiderio; ora mi sento piena di devozione pensando come Dio mi avesse concesso così presto ciò che ebbi poi a perdere per colpa mia.
Facevo elemosine come potevo, ma potevo poco. Cercavo la solitudine per recitare le mie preghiere, che erano molte, specialmente il rosario, di cui mia madre era assai devota, e per questo voleva che lo fossimo anche noi. Mi piaceva molto, quando giocavo con altre bambine, costruire monasteri e giocare «alle monachine». Mi sembrava che io desiderassi esserlo, sebbene non nella stessa misura in cui desideravo le cose che ho già dette.

La fuga col fratello Rodrigo appare leggendaria, ma Teresa la mise davvero in atto. Dopo ore di ricerca, quasi i genitori li davano per spacciati, pensando che i due bimbi fossero caduti nei numerosi pozzi aperti delle campagne. Quando poi uno zio li trovò per strada consegnandoli alla mamma si presero da lei un rimprovero pesante. Rodrigo piangendo disse che era stato Teresa a trascinarlo, mentre Teresa con gli occhi spalancati a mò di sfida modulando la voce disse: mamma io volevo vedere Dio!
E sarà questo il suo desiderio per sempre, il programma di tutta la sua vita. Vedere Dio. A volte la ritroviamo festeggiando le ore che passano: un conto alla rovescia che la porterà a realizzare il suo desiderio di Dio. Oggi il catechismo esplicita così: Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell'uomo, perché l'uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l'uomo e soltanto in Dio l'uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa".

La mamma Beatriz de Ahumada, a detta di Teresa, donna di straordinaria bellezza prediligeva una vita ritirata, ma anche segnata da gravi malattie che la portarono alla morte quando aveva solo 33 anni.
Quando la madre muore quando Teresa ha solo 12 anni.

Ricordo che quando morì mia madre avevo poco meno di dodici anni. Non appena cominciai a capire ciò che avevo perduto, mi recai angosciata davanti a un’immagine di Nostra Signora e la supplicai con molte lacrime di farmi da madre, mi sembra che questa preghiera, anche se fatta con semplicità, mi abbia giovato, perché in modo evidente ho trovato ascolto in questa Vergine sovrana ogni volta che mi sono raccomandata a lei e, alla fine, mi ha richiamata a sé.

E arriva così l'adolescenza. Anzitutto Teresa cambia genere letterario Di nascosto leggeva quei romanzi di cavalleria che allora riempivano la Spagna e li leggeva con tale passione da diventarne quasi una ossessione. Un po' come i videogiochi oggi per i ragazzi. Di giorno e di notte ben attenta a non farsi scoprire dal papà non disdegnava coinvolgere il solito fratello Rodrigo in queste letture da commentare poi in separata sede, un po' come le serie tv. 

La mamma era appassionata di libri di cavalleria, senza, però, ricevere da questo passatempo il danno che ne ricevetti io, perché non trascurava per esso il suo lavoro, procurandone solo il rapido disbrigo nell’intento di darsi alla loro lettura. E forse lo faceva per non pensare alle sue grandi sofferenze e occupare i suoi figli in modo che non si sviassero dietro altre cose. Questo, però, rincresceva tanto a mio padre che bisognava far attenzione perché non se ne accorgesse. Io cominciai a prendere l’abitudine di leggerli, e da quel piccolo suo difetto ebbero inizio il raffreddarsi dei miei buoni desideri e le mie manchevolezze in tutto il resto. Né mi sembrava che vi fosse alcun male nello spendere tante ore del giorno e della notte in così vana occupazione e di nascosto da mio padre. Me ne estasiavo a tal punto che, se non avevo un libro nuovo, non mi sembrava di avere alcuna gioia.

Teresa addirittura scrisse di suo pugno un romanzo cavalleresco che i cugini apprezzarono così tanto da farlo passare di mano in mano fino a quando di questi testi non se ne ebbe più traccia. Peccato...
Intanto fioriva la squisita femminilità di questa fanciulla che per tutta la vita riuscirà sempre ad affascinare chiunque le si accosti. Così viene descritta: Teresa aveva le proprietà della seta dorata che si accorda bene con ogni tipo di tessuto e con ogni gradazione di colore e lei stesse ammetteva semplicemente che il Signore le ha fatto trovare affetto dappertutto.

Fu appunto trascorsa quest’età quando cominciai a conoscere i doni di natura – che, a quanto si diceva, erano molti – elargitimi dal Signore e, mentre avrei dovuto rendergli grazie per essi, incominciai a servirmene per offenderlo, come ora dirò.
Cominciai a portare abiti di lusso e a desiderare di piacere, cercando di far bella figura; a curare molto le mani e i capelli, a usare profumi e a far ricorso a tutte le possibili vanità, che erano molte, essendo io molto raffinata. Non avevo cattiva intenzione, perché non avrei voluto che mai nessuno offendesse Dio per causa mia. Ebbi per molti anni esagerata cura della mia persona e di altre ricercatezze nelle quali non scorgevo alcuna colpa. Ora so quanto nocive dovevano essere.
Avevo alcuni cugini che soli godevano della libertà di accedere in casa, giacché altre persone non vi erano ammesse a causa della gran riservatezza di mio
padre. Avesse voluto Dio che si fosse guardato anche da costoro, perché ora conosco il pericolo di frequentare, nell’età in cui si deve cominciare a coltivare la virtù, persone che, lungi dal capire la vanità del mondo, inducono anzi ad ingolfarsi in esso. Erano quasi della mia età, un po’ più grandi di me. Stavamo sempre insieme; mi amavano molto. La conversazione si svolgeva su ciò che faceva loro piacere; così ascoltavo la storia delle loro simpatie e delle loro fanciullaggini per nulla buone; e il peggio fu che l’anima si abituò a ciò che fu causa di tutto il suo male.

Contemporaneamente, nel gruppo dei cugini e dei parenti, diventa lei la confidente di tutte le piccole avventure amorose, e il centro dove s’intrecciano le fila di tutte le affezioni. Lo fa con ingenuità e innata signorilità, ma è nell’età più pericolosa e ciò che osserva e ascolta le si imprime dentro profondamente.
Si va così costruendo quel dramma che abbiamo annunciato all’inizio e che meriterebbe una più profonda analisi spirituale.
Da un lato resta inestirpabile in lei la persuasione dei valori eterni, definitivi ai quali occorre consacrare interamente la vita (e questo—nella mentalità di quel tempo—voleva dire: vocazione monastica), dall’altro si sviluppa in lei il fascino di tutto ciò che nel mondo è bello, desiderabile, cavalleresco, raffinato, amabile.
Questa duplicità di desideri rimarranno conflittuali nel cuore di Teresa non solo nei primi anni della sua vita, ma almeno fino ai 40 anni, addirittura, pensate, dopo 20 anni di monastero. Non che Teresa avesse operato peccati gravi, come suole ripetere nei suoi scritti, ma non trova in se un'unificazione. E questo la farà soffrire anche fisicamente. Parla di una melanconia che porta ad ammalarsi fisicamente.
In piena adolescenza il papà decide allora di spedirla in monastero non certo per farla diventare suora, ma per raddrizzare alcuni suoi comportamenti a rischio. Una specie di collegio o di comunità rieducativa.

In monastero i primi otto giorni soffrii molto, e più perché mi sorse il sospetto che si fosse capita la mia vanità che non per trovarmi lì. Già, infatti, ero stanca di essa, e non mancavo d’avere gran timore di Dio quando gli recavo offesa, procurando di confessarmi subito. Dopo un’iniziale grande inquietudine, passati otto giorni – e credo anche meno – mi sentivo molto più contenta che in casa di mio padre, e altrettanto contente erano tutte di stare con me, perché Dio mi aveva fatto la grazia di riuscire sempre gradita, dovunque mi trovassi, e così ero molto amata. E benché io allora fossi molto contraria a farmi monaca, godevo nel veder tante buone suore, perché lo erano molto le religiose di quella casa, di grande modestia, pietà e raccoglimento. Ciò nonostante, il demonio non cessava di tentarmi, procurando che quelli di fuori mi disturbassero con messaggi. Ma siccome non era impresa facile, la persecuzione finì presto e la mia anima cominciò a riprendere le buone abitudini della mia prima età; capii, così, quanto sia grande la grazia che Dio concede a chi egli pone in compagnia dei buoni. Mi sembra che Sua Maestà andasse pensando e ripensando per quale via potesse volgermi a sé. Siate voi benedetto, Signore, che tanto mi avete sopportato!

Teresa certamente viene salvata da una adolescenza a rischio. Anche oggi comunità, associazioni, alcuni luoghi come il Punto Giovane riescono ad evitare brutte cadute. Ma è ovvio che il dramma umano si compie all'interno di noi ed è lì che dobbiamo combattere come ci insegnerà magistralmente Teresa di Gesù.

 

Recita
Sara Urbinati, Don Franco Mastrolonardo, Federica Lualdi

Musica di sottofondo
Libreria suoni di Logic pro

Scarica la nostra App su