Daniele 3,25.34-43 con il commento di Caterina Ciavattini



Dal libro del profeta Daniele
Dn 3,25.34-43 

Testo del brano
In quei giorni, Azarìa si alzò e fece questa preghiera in mezzo al fuoco e aprendo la bocca disse: «Non ci abbandonare fino in fondo, per amore del tuo nome, non infrangere la tua alleanza; non ritirare da noi la tua misericordia, per amore di Abramo, tuo amico, di Isacco, tuo servo, di Israele, tuo santo, ai quali hai parlato, promettendo di moltiplicare la loro stirpe come le stelle del cielo, come la sabbia sulla spiaggia del mare. Ora invece, Signore, noi siamo diventati più piccoli di qualunque altra nazione, oggi siamo umiliati per tutta la terra a causa dei nostri peccati. Ora non abbiamo più né principe né profeta né capo né olocàusto né sacrificio né oblazione né incenso né luogo per presentarti le primizie e trovare misericordia. Potessimo essere accolti con il cuore contrito e con lo spirito umiliato, come olocàusti di montoni e di tori, come migliaia di grassi agnelli. Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te e ti sia gradito, perché non c’è delusione per coloro che confidano in te. Ora ti seguiamo con tutto il cuore, ti temiamo e cerchiamo il tuo volto, non coprirci di vergogna. Fa’ con noi secondo la tua clemenza, secondo la tua grande misericordia. Salvaci con i tuoi prodigi, da’ gloria al tuo nome, Signore».

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
F.Campion. Suite d'airs de danse. III Gavotte. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione
Caterina Ciavattini 

Meditazione
Azarìa non accetta di prostrarsi davanti a una statua, non accetta di rinnegare il suo Dio, non accetta di inchinarsi davanti all’uomo ma confida con grande forza nel suo Dio. Non chiede al Signore di salvarlo, gli dona la sua fedeltà senza chiedere la salvezza. In mezzo al fuoco che arde, loda Dio e la sua grandezza, chiede perdono per le sue mancanze, per i peccati del suo popolo. Chiama in aiuto gli “amici” di Dio, i grandi fedeli dell’alleanza con Lui: chiama Abramo, Isacco e Israele come intercessori della misericordia di Dio. Penso a tutte le preghiere che rivolgiamo al Signore chiedendo l’intercessione di Maria o di un santo che sentiamo vicino, che sentiamo affine. Così Azarìa chiede che Dio non lo abbandoni “per amore” dei suoi uomini più fedeli, che hanno mantenuto con Lui l’alleanza. Riconosce di avere peccato, riconosce i suoi limiti e le sue mancanze e si offre in sacrificio, si offre per espiare le colpe. Parla a nome suo e del suo popolo, come un’unica entità, come un unico corpo: la salvezza dell’uno è anche la salvezza dell’altro, la colpa di uno è la colpa dell’altro. Chiede quindi di poter essere sacrificio di espiazione per tutto il popolo, affinché tutti si riconcilino con Dio. Come un corpo unico, si cammina verso la salvezza insieme, per questo Azarìa parla a nome di tutto il popolo e si rende sacrificio per la salvezza di tutti.

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