Colossesi 3,12-17 con il commento di Caterina Casadei



Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Colossesi
Col 3,12-17 

Testo del brano
Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie! La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
A.Gandhi. White River. YouTubeStudios. Diritti Creative Commons

Meditazione
Caterina Casadei

Meditazione
Per Paolo i credenti – spogliati dell’uomo vecchio nel battesimo – hanno rivestito l’uomo nuovo, la cui vita si realizza nella comunità cristiana, nel comportamento come nel culto. I Colossesi, come tutti i popoli, sono scelti da Dio, sono santi e amati per essere Chiesa, cioè una comunità di persone legate dall’amore, per testimoniare l’amore. L’amore è la caratteristica principale del popolo dell’alleanza, il dono per eccellenza che tiene unite le membra del corpo e che permette di vivere, nella comunità, un clima di pace e gioia, e di imitare il comportamento di Dio in Cristo. Cristo vive in prima persona tutte le qualità citate da Paolo, ed è lui che dona la pace ai cuori che sanno trarre tutta la ricchezza della sua parola. «Scelti da Dio, santi e amati».. queste poche parole già dicono la fiducia che il Signore ha riposto in noi: amati gratuitamente, senza alcun merito, amati perché figli. Così è l’amore! Così è il nostro Dio: Amore. E mentre gioisco per questo immenso dono, che è per tutti, mi chiedo cosa ne faccio di questo amore, come lo rendo vero e visibile, perché l’amore chiede di essere donato. Il primo passo è desiderare e trovare il tempo per la preghiera, per non rischiare di portare me stessa invece che il Signore. E per donare il Signore è necessario attingere alla sua parola, quindi leggo e medito il Vangelo con il mio sposo. Queste piccole scintille di amore si diffondono verso i figli, i generi, i nipoti, i fratelli, i vicini, la comunità parrocchiale. Niente di spettacolare o di eclatante, ma la semplicità e la quotidianità della mia vita che, però, alla luce dell’amore di Dio è unica e irripetibile, come quella di tutti. All’apice di questo amore c’è l’essere stati chiamati in un solo corpo, per questo la fonte ed il culmine del nostro essere popolo, è l’Eucaristia, il rendimento di grazie che, detto da Paolo, pare una supplica: “e rendete grazie”! «E’ dunque dall’Eucaristia, memoria viva della Pasqua di Cristo.. che deriva alla Chiesa l’urgenza della missione; ed è dall’Eucaristia domenicale che la comunità cristiana trae il coraggio di annunciare il Vangelo agli uomini di oggi, nelle concrete situazioni in cui vivono», ci ricorda la CEI; che aggiunge: «l’Eucaristia si pone come fonte e insieme come culmine di tutta l’evangelizzazione, poiché il suo fine è la comunità degli uomini con Cristo e in lui con il Padre e con lo Spirito Santo». 

 

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