1Tessalonicesi 2,9-13 con il commento di Andrea Coralli



Dalla prima lettera di San Paolo apostolo ai Tessalonicesi
Ts 2,9-13 

Testo del brano
Voi ricordate, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio. Voi siete testimoni, e lo è anche Dio, che il nostro comportamento verso di voi, che credete, è stato santo, giusto e irreprensibile. Sapete pure che, come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi, vi abbiamo incoraggiato e scongiurato di comportarvi in maniera degna di Dio, che vi chiama al suo regno e alla sua gloria. Proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
A.Fulero. Surrender. YouTubeStudios. Diritti Creative Commons

Meditazione
Andrea Coralli

Meditazione
Accogliere la parola di Dio «non come parola di uomini» ma come parola di Dio che opera.. La parola degli uomini non è come la parola di Dio. Esistono parole di uomini straordinari che aiutano a comprendere meglio alcuni passaggi della vita, esistono parole di uomini che descrivono quali atteggiamenti tenere per avere una vita sana, esistono persino parole di uomini che hanno predetto eventi futuri.. ma comunque sono limitate. La parola di Dio invece non è descrivibile o etichettabile, è una parola che opera. Una parola che si trasforma in un’azione. Una parola che smuove, sconvolge, rigenera, pota, ossida, riduce, guarisce, perdona, germoglia, fruttifica, richiama, rinvigorisce.. e impensabili altre azioni. Una parola che, se letta come parola d’uomo non porta frutto, ma, se accolta come parola di Dio, tutto può. Rimango molto colpito dalla profonda saggezza di Paolo, Sila e Timoteo, che annunciano il vangelo come un padre di famiglia.. come può, quindi, un padre, con il tempo che gli rimane dopo il lavoro duro, con la stanchezza che preme sulle palpebre, con l’ansia di chi sente la responsabilità del benessere della famiglia. Un modo di annunciarlo sobrio, essenziale, guadagnato con forza tra un impegno e l’altro. Un modo puro di annunciarlo, senza interpretazioni o sfoggiando chissà quali strutture linguistiche. La Parola portata per come è, quale parola misteriosa di Dio. Paolo ci tiene a sottolineare questa posizione, indicando quindi che è grato a Dio che i Tessalonicesi abbiano ascoltato la parola prendendola non come un costrutto dei discepoli, ma come parola del Dio dei cieli. Così, quando sono in ascolto della parola di Dio, vorrei mantenere sempre questa tensione, accoglierla non come una parola come un’altra, ma come qualcosa che entra in me e opera come, non so, in quali parti di me, non so, con quali tempi non so, ma opera. Ogni tanto faccio memoria di quel mio carissimo amico che emanava felicità e gioia a tutti, una presenza di cui non mi stancavo mai, anzi, cercavo per quanto possibile di stare con lui perché la sua vita era bella, piena di significato e dava speranza e luce anche a me. Pur essendo un malato terminale di SLA, il suo stare nella vita era diventato stupendo e pieno di pace da quando si era lasciato operare dalla parola di Dio, che consultava continuamente. Un uomo come tutti, un uomo chiamato come noi, chiamati alla felicità. 

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