Il Giardino della Speranza (Veglia di preghiera)



Testo della veglia
“La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo datoci in dono” (Rm 5,5)

Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di speranza. Della speranza cristiana, quella che si accompagna con la fede e la carità. Da sola, la speranza non regge. Da sola rimane incompiuta. Le care scritte, d’italiana memoria, “andrà tutto bene” hanno rappresentato i germogli della speranza, ma senza la fede e la carità, avvizziscono.
D’altronde anche la fede e la carità necessitano della speranza; senza speranza sono cieche, non vedono quello che accadrà, rischiano di non sognare più.
In questa meditazione cantata e guidata in stile Pregaudio, ascoltiamo la voce di Peguy, scrittore e poeta francese del primo novecento, che ci narra delle tre virtù, ma in special modo della speranza, la bambina in mezzo alle giganti. E riflettiamo personalmente su quanta speranza è rimasta nel nostro cuore.

... Traccerà una strada nel deserto Fiumi d'acqua viva io vedrò
Se tutto passerà
La sua parola resterà
Una cosa nuova lui farà

Dio aprirà una via
Dove sembra non ci sia
Come opera, non so
Ma una nuova via vedrò

Dio mi guiderà
Mi terrà vicino a sé
Per ogni giorno amore e forza
Lui mi donerà
Una via aprirà...

Per ogni giorno amore e forza
Lui mi donerà
Una via aprirà...

La Fede è una Sposa fedele, dice Dio. La Carità è una Madre.
La Speranza è una bambina da nulla.
Che è venuta al mondo il giorno di Natale dell’anno scorso.
Che gioca ancora con babbo Gennaio.
Eppure è questa bambina che traverserà i mondi.
Questa bambina da nulla.
Lei sola, portando le altre, che traverserà i mondi compiuti.

Come la stella ha guidato i tre re fin dal fondo dell’Oriente.
Verso la culla di mio figlio.
Così una fiamma tremante.
Lei sola guiderà le Virtù e i Mondi.

Quanta speranza c’è ancora nel mio cuore? O meglio: riesco a vederla? Si perché lei è li, chiede solo di essere guardata. Ad un anno di distanza dai primi contagi, quando come popolo italiano abbiamo mostrato la voglia di unirci, ballare, cantare sui terrazzi, ridere e ironizzare sul dramma che ci aveva circondati, siamo caduti pian piano in una depressione collettiva. La situazione di malattia e mortalità ha richiesto atti di coraggio e non sono mancati; atti di fede e di preghiera, e neppure questi son mancati. Ma la speranza si. Pian piano si è affievolita, non l’abbiamo più presa in considerazione.
Così la preghiera è salita aggressiva al cielo e la carità si è strattonata per aiutare gli ammalati e seppellire i morti, ma la speranza quella no: ci siamo dimenticati di continuare ad accarezzarla ogni giorno.

Por qué tengo miedo
si nada es imposible para Ti.
Por qué tengo miedo
si nada es imposible para Ti.

Por qué tengo miedo
si nada es imposible para Ti.
Por qué tengo miedo
si nada es imposible para Ti.

Por qué tengo duda
si nada es imposible para Ti
Por qué tengo duda
si nada es imposible para Ti

Por qué tengo duda
si nada es imposible para Ti
Por qué tengo duda
si nada es imposible para Ti

La piccola speranza avanza tra le sue due sorelle grandi
e non si nota neanche...
E non si fa attenzione, il popolo cristiano non fa attenzione che alle due sorelle grandi.
La prima e l’ultima.
E non vede quasi quella che è in mezzo.
La piccola, quella che va ancora a scuola.
E che cammina.
Persa nelle gonne delle sue sorelle.
E crede volentieri che siano le due grandi che tirino la piccola per la mano.
In mezzo.
Tra loro due.
Per farle fare quella strada accidentata della salvezza.
Ciechi che sono che non vedono invece
che è lei nel mezzo che si tira dietro le sue sorelle grandi.
E che senza di lei loro non sarebbero nulla.

Se non due donne già anziane.
Due donne di una certa età.
Sciupate dalla vita.
E’ lei, quella piccina, che trascina tutto.
Perché la Fede non vede che quello che è.
E lei vede quello che sarà.

La Carità non ama che quello che è.
E lei, lei ama quello che sarà.

Dove è finita la nostra bambina speranza? Dove l’abbiamo vista correre l’ultima volta? Con lei fra le braccia pregavamo con più voglia, con maggiore fiducia. Oggi siamo anche stanchi di pregare e forse anche stanchi di credere. Il dolore che incontriamo e soprattuto i risultati che non otteniamo ci danno la sensazione di sbattere contro un muro e come cita il profeta Isaia “gemo come una colomba, sono ormai stanchi i miei occhi di guardare in alto”.
Eppure se facessimo attenzione ai minimi segni ci accorgeremmo che i bambini nascono ancora e che ci mostrano il loro sorriso, nonostante le mascherine. E con i fiori e le stelle ci dicono che Dio non si è dimenticato degli uomini. Sono loro, sono i bambini che ci salveranno. La piccola speranza, la bambina,  che stringe la piccola mano alla fede e alla carità.

Questo è il tempo in cui
Sperare non è facile
E la gioia che c'è in noi
Nel vento vola via

Ed ora sono qui
Il cuore è così fragile
Cerco in me la forza che io non ho avuto mai

Vedrai miracoli se crederai
La fede non si può fermar
Quanti miracoli sono tra noi
E condividerli tu potrai
Potrai se crederai
Potrai se spererai...

Dio ci ha fatto speranza. Ha cominciato.
Ha sperato che l’ultimo dei peccatori,
che il più infimo dei peccatori lavorasse almeno un po’ alla sua salvezza,
Sia pure poco, poveramente,
che se ne sarebbe occupato un po’.
Lui ha sperato in noi, sarà detto che noi non spereremo in lui?
Dio ha posto la sua speranza,
la sua povera speranza in ognuno di noi,
nel più infimo dei peccatori.
Sarà detto che noi infimi, che noi peccatori,
saremo noi che non porremo la nostra speranza in lui?
Dio ci ha affidato suo figlio, ahimé, ahimé.
Dio ci ha affidato la nostra salvezza,
la cura della nostra salvezza.
Ha fatto dipendere da noi e suo Figlio la nostra salvezza,
e anche la sua speranza stessa;
e noi non riporremo la nostra speranza in lui?
Mistero dei misteri, che riguarda i misteri stessi,
Egli ha messo nelle nostre mani, nelle nostre deboli mani, la sua speranza eterna,
Nelle nostre mani passeggere.
Nelle nostre mani peccatrici.
E noi, noi peccatori, non metteremo la nostra debole speranza nelle sue mani eterne?

Quali segni di speranza sono accaduti in questo anno? Proviamo a ripensarci. Proviamo a toglierci di dosso le cose gravose, le ansie e la sfiducia e andiamo a guardare indietro. Forse ieri, o l’altro ieri è accaduto qualcosa. Dio ha lasciato la sua scarpetta nella nostra vita, come Cenerentola nella favola. Andiamo a misurare la scarpetta ad ogni piede della nostra vita e certamente ritroveremo la bellezza. E’ venuto il momento di riprendere in mano le piccole cose, è ritornato il tempo della piccola via di teresiana memoria. Santa Teresina coglieva anche nelle gocce di rugiada la straordinarietà della bellezza.

Così scriveva:
“Durante la notte della vita, essa dovrà rimanere nascosta ad ogni sguardo umano, ma quando le ombre cominceranno a declinare, quando il Fiore dei campi sarà divenuto il Sole di giustizia, quando verrà per compiere la sua corsa di gigante, potrà forse dimenticarsi della sua gocciolina di rugiada? Gesù, il divin Sole fermerà su di lei uno dei suoi raggi d’amore e subito si manifesterà allo sguardo abbagliato degli angeli e dei santi la povera gocciolina di rugiada, che brillerà come un diamante prezioso. In quale stupore cadranno allora coloro che, in questo mondo, avevano considerato come inutile la gocciolina di rugiada!”

Muoviamoci allora per ritrovare i piccoli segni di speranza seminati in questo anno da Dio. Non possiamo perdere tempo perché la notte sta per finire e il sole farà risplendere la speranza. Come rugiada...

Signore, non si inorgoglisce il mio cuore 
e non si leva con superbia il mio sguardo;
non vado in cerca di cose grandi, 
superiori alle mie forze.

Sono tranquillo e sereno 
come bimbo svezzato in braccio a sua madre, 

Sono tranquillo e sereno
come bimbo svezzato in braccio a sua madre...

Come un bimbo svezzato è l'anima mia;
come un bimbo svezzato è l'anima mia...

Speri Israele nel Signore, 
ora e sempre
sempre...

Speri Israele nel Signore, 
ora e sempre
sempre...
sempre...
sempre...

Singolare virtù della speranza, singolare mistero,
questa non è una virtù come le altre, è una virtù contro le altre.
Prende in contropiede tutte le altre.
S’addossa per così dire alle altre, a tutte le altre.
E tien loro testa. A tutte le virtù. A tutti i misteri.
Le supera per così dire, va contro corrente.
Risale la corrente delle altre.
Non è una schiava, questa bambina è irriducibile.
Lei replica per così dire alle sue sorelle; a tutte le virtù, a tutti i misteri.
Quando loro scendono lei sale,
Quando tutto scende solo lei risale e così le doppia, le decuplica, le allarga all’infinito.
Quando andate a fare una spesa con i vostri bambini. Una commissione.
O quando andate alla messa o ai vespri con i vostri bambini.
O alla benedizione
O tra la messa e i vespri quando andate a passeggio con i vostri bambini
Loro vi trottano davanti come cagnolini. Vanno avanti, tornano indietro.
Vanno, vengono. Si divertono. Saltano. Fanno venti volte il tragitto.
E’ perché in effetti non vanno da nessuna parte.
A loro non interessa andare da qualche parte.
Non vanno da nessuna parte.
Sono le persone grandi che vanno da qualche parte
Le persone grandi, la Fede, la Carità.
Sono i genitori che vanno da qualche parte.
Alla messa, ai vespri, alla benedizione.
Al fiume, nella foresta.
Ai campi, nel bosco, al lavoro.
Che si sforzano, che si agitano per andare da qualche parte
O anche che vanno a passeggio da qualche parte.
Ma i bambini quello che li interessa è solo fare la strada.
Andare e venire e saltare.
Consumare la strada con le loro gambe.
Non averne mai abbastanza. E sentir crescere le loro gambe.
Loro bevono la via. Hanno sete della via.
Non ne hanno mai abbastanza.
Sono più forti della via. Sono più forti della fatica.
Non ne hanno mai abbastanza.
Così è la speranza. Corrono più in fretta della via.
Loro non vanno, non corrono per arrivare.
Loro arrivano per correre.
Arrivano per andare.
Così è la speranza.
Non risparmiano i passi.
Non ne verrebbe loro neanche l’idea.
Di risparmiare alcunché.
Sono le persone grandi che risparmiano.
Ahimé sono ben obbligate.
Ma la bambina Speranza non risparmia mai nulla.

Apriamoci allora a quello che verrà. Non sappiamo come, dove, quando, ma verrà. Perché la speranza non muore e corre sempre avanti e indietro. Il libro del Qoelet ce lo insegna:

"Il sole sorge, il sole tramonta e si affretta a tornare là dove rinasce. Il vento va verso sud e piega verso nord. Gira e va e sui suoi giri ritorna il vento".

Nella vita che fa i suoi giri facciamoci trovar pronti. Questa veglia sulla speranza ha proprio questo intento: prepararci per ritrovarci pronti. Per questo è necessario lavorare personalmente. Scegliamo un tempo e uno spazio di deserto personale, prendiamo carta e penna e iniziate a scrivere, oppure aprite un Repray e iniziate a digitare: Le domande sono queste: “Nel tuo Giardino della speranza quanti granelli hai seminato quest’anno?” “Quanto tempo hai perso per innaffiare il tuo giardino?” “Come hai coltivato e custodito la speranza nei momenti più critici? Quali eventi di Grazia hai sperimentato in te o intorno a te? Hai maturato in questo tempo drammatico nuove consapevolezze di fede? Quali sono i piccoli segni che ancora oggi fanno sobbalzare il tuo cuore?”

Io mi sto preparando. E tu?... E’ questa la novità!


L'anno che sta arrivando
tra un anno passerà
Io mi sto preparando,
è questa la novità!

Recita
Don Franco Mastrolonardo, Francesca Cevoli, Maruska Guiducci

Testi
C. Péguy, La speranza. Il portico del mistero della seconda virtù

Meditazioni
Don Franco Mastrolonardo

Canti
D.Moen. Dio aprirà una via. Canta Susanna Rossi. Suonano Gabriele Fabbri e Danilo Concordia
H.Glenda. Nada es imposible. Canta Susanna Rossi. Suonano Gabriele Fabbri e Danilo Concordia
M.Carey-W.Houston. Se crederai. Canta Susanna Rossi. Suonanao Gabriele Fabbri e Danilo Concordia
L.Dalla. L'anno che verrà. Canta Susanna Rossi.Suonano Gabriele Fabbri e Danilo Concordia

Salmo 130. Come un bimbo svezzato. Musicato da Susanna Rossi. Canta Susanna Rossi. suonano Gabriele Fabbri e Danilo Concordia

Immagine
L'immagine è presa da www.pixabay.com

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