Gàlati 3,22-29 con il commento di Patrizia Sensoli



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Gal 3, 22-29

Testo del brano
Fratelli, la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché la promessa venisse data ai credenti mediante la fede in Gesù Cristo.
Ma prima che venisse la fede, noi eravamo custoditi e rinchiusi sotto la Legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Così la Legge è stata per noi un pedagogo, fino a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede. Sopraggiunta la fede, non siamo più sotto un pedagogo.
Tutti voi infatti siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Emmit Fenn. Allégro. Diritti Creative Commons

Meditazione
Patrizia Sensoli

Meditazione
«..la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato»(v.22) mi chiedo che significato poteva aver avuto la Scrittura nella vita di Paolo. Lui, che era stato discepolo di Gamaliele, uno dei grandi maestri in Israele, era andato proprio a scuola di Scrittura e ne era diventato un fine conoscitore e strenuo difensore. Per la Scrittura non aveva esitato a perseguitare i cristiani fino ad assistere alla lapidazione di Stefano, come un osservatore distaccato e consenziente. Per il Saulo di allora la legge era la certezza fondante della sua vita, un principio imprescindibile intorno al quale aveva costruito orgogliosamente il suo essere giudeo. Ma l’incontro con Gesù gli ha cambiato completamente prospettiva. Ora la Scrittura assume contorni del tutto nuovi e ben diversi. Il suo ruolo è definito simile a quello di un pedagogo.. Ma chi è un pedagogo? Lo intendiamo comunemente come un precettore di fanciulli anche se nel mondo greco-romano il pedagogo era un servo, spesso anziano, che aveva il compito di accompagnare e sorvegliare il fanciullo di casa durante la giornata. Un pedagogo quindi sostanzialmente ha un compito di controllo e di correzione. Quando Paolo dice che la Legge è stata un pedagogo fino a Cristo, pone in risalto il punto nevralgico del Cristianesimo, il suo essere non tanto una religione quanto una relazione. Non una religione in cui l’uomo cerca di raggiungere la conoscenza di Dio attraverso la conoscenza delle Scritture, il che si traduce in una rigida osservanza di norme morali e doveri che facilmente vengono disattesi, alimentando solo sensi di colpa infiniti, ma la relazione con un Dio che è Padre, allora la via della conoscenza di Dio si fa persona in Gesù, manifestazione incarnata dell’amore di Dio. Sopraggiunta la fede, non siamo più sotto un pedagogo. «Tutti voi infatti siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù..»(v.26). È un vero e proprio salto, una rivoluzione copernicana, il passaggio da una sorta di fanciullezza spirituale in cui si è sottoposti alla tutela della Legge e alle sue regole, alla nuova dignità di figli amati, una condizione che si realizza nella vita di ognuno in un momento ben preciso, con il battesimo.  A questo punto qualsiasi differenza di tipo culturale, sociale e naturale scompare dentro la paternità di Dio, che si apre a tutti coloro che la ricevono con il battesimo e l’accolgono nella fede: «Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù»(v.28).. Quanto siamo consapevoli di questo? Quanto ci sentiamo figli? Questa è la domanda che leggo in filigrana..Una domanda che non vale solo per i nostri amici Gàlati, ma vale anche per ciascuno di noi oggi. Dalla risposta a questa domanda cambia proprio tutto, cambia il nostro sguardo sulla vita, il nostro sguardo su noi stessi e sugli altri.

 

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