Il serpente (Narrazioni bibliche)



Solennità dell’immacolata concezione di Maria. Il serpente
Sibilo e suggerisco sornione la mia sapienza per interpretare il comando di Dio: “l’Altissimo non è interessato a dare la vita all’uomo per sempre, ma vuole tenerlo sotto scacco con la paura della morte. Tanto vale prendere del frutto con le proprie mani. A che serve infatti un giardino pieno di alberi buoni se la vita poi fugge proprio sul più bello? E chi ha deciso così?”. Io mi limito a suggestionare il cuore della donna e dell’uomo con queste domande, loro poi fanno il resto, tutto da soli.

Sibilo e striscio per terra con il mio ventre, perché esprimo un attaccamento a ciò che è in terra, che mi impedisce di aprire lo sguardo al cielo.

Io sono il serpente astuto.

Il mio miracolo è quello di muovermi sinuoso sulla terra desertica, come fa il fiume Nilo in Egitto, con tutte le sue anse e golene. Io desidero vomitare acqua nel deserto, per essere come Dio, venerato come colui che dà la vita. Solo che anch’io l’acqua la ricevo da qualcun altro che me la manda, come il Nilo che riceve l’acqua dai monti e dal cielo. Io sono solo un povero animale che striscia, anche se gli egiziani mi adorano come un Dio. Si, perché ho sempre cercato di legare la donna e l’uomo a me, con tutta la mia astuzia e sapienza, trasformando il messaggio di Dio in una parola a me favorevole.

Ma se da una donna ho ricevuto ascolto, un’altra donna mi ha procurato la fine. Lei è l’unica che mi fa paura: talmente esposta alla forza liberante della Parola di Dio, che niente e nessuno potrebbe smuoverla da quell’atteggiamento profondo. Io me ne sono allontanato subito, perché ho sentito in lei la pienezza di quell’amore che trabocca nel pieno abbandono alla potenza della Parola. Non c’erano varchi per insistere con questa donna nella mia interpretazione: era troppo libera da condizionamenti per prestare ascolto a me. Io infatti non posso sfidare la libertà dell’uomo, ma posso solo muovermi nell’ombra e in una falsa impressione di chiarezza, che diventa convincente nella misura in cui l’uomo è condizionato dai sospetti, dalle paure e dall’incredulità. E lei, con la sua libertà radicale, ha schiacciato la testa della mia sapienza, per donare agli uomini una Sapienza che – devo ammetterlo con invidia – è ben più alta della mia.

Lo riconosco: dove c’è lei, io non posso stare.

Recita
Don Davide Arcangeli

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