Sapienza 6,1-11 con il commento di Alessandro Missiroli



Dal libro della Sapienza
Sap 6,1-11 

Testo del brano
Ascoltate, o re, e cercate di comprendere; imparate, o governanti di tutta la terra. Porgete l’orecchio, voi dominatori di popoli, che siete orgogliosi di comandare su molte nazioni. Dal Signore vi fu dato il potere e l’autorità dall’Altissimo; egli esaminerà le vostre opere e scruterà i vostri propositi: pur essendo ministri del suo regno, non avete governato rettamente né avete osservato la legge né vi siete comportati secondo il volere di Dio. Terribile e veloce egli piomberà su di voi, poiché il giudizio è severo contro coloro che stanno in alto. Gli ultimi infatti meritano misericordia, ma i potenti saranno vagliati con rigore. Il Signore dell’universo non guarderà in faccia a nessuno, non avrà riguardi per la grandezza, perché egli ha creato il piccolo e il grande e a tutti provvede in egual modo. Ma sui dominatori incombe un’indagine inflessibile. Pertanto a voi, o sovrani, sono dirette le mie parole, perché impariate la sapienza e non cadiate in errore. Chi custodisce santamente le cose sante sarà riconosciuto santo, e quanti le avranno apprese vi troveranno una difesa. Bramate, pertanto, le mie parole, desideratele e ne sarete istruiti.

 

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
E.Satie. Gymnopédie no.1 (for Harp). Musopen.org. Diritti Creative Commons

Meditazione
Alessandro Missiroli

Meditazione
Amministrare il creato è il compito che Dio dà ad Adamo nel giardino dell’Eden. In quel primo incarico c’è tanto del dover essere dell’uomo. Amare il fratello e custodirlo, soprattutto se è fragile, povero o debole, è un punto cardine del messaggio che Gesù ha lasciato alla comunità che lo seguiva. Agli occhi di Dio governare è una grande virtù, ma anche una grande responsabilità. Non significa assoggettare gli altri al proprio potere o alla propria posizione, ma mettersi al servizio di chi ha meno strumenti. Chi custodisce santamente le cose sante sarà riconosciuto santo. È una chiamata alla beatitudine che non è solo per alcuni, ma per tutti gli uomini, in particolare i laici! La vita del cristiano non può fermarsi ad una scelta di fede o ad una pratica esclusivamente spirituale. Siamo tutti chiamati a rendere la nostra fede concreta, nella società in cui viviamo, con le nostre azioni, con il nostro lavoro, ad investire e far fruttare i doni che abbiamo ricevuto da Dio e che non sono solo per noi stessi, ma per il bene di tutti.

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