Sapienza 2,1a.12-22 con il commento di Alessandro Missiroli



Dal libro della Sapienza
Sap 2,1a.12-22 

Testo del brano
Dicono gli empi fra loro sragionando: «Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta. Proclama di possedere la conoscenza di Dio e chiama se stesso figlio del Signore. È diventato per noi una condanna dei nostri pensieri; ci è insopportabile solo al vederlo, perché la sua vita non è come quella degli altri, e del tutto diverse sono le sue strade. Siamo stati considerati da lui moneta falsa, e si tiene lontano dalle nostre vie come da cose impure. Proclama beata la sorte finale dei giusti e si vanta di avere Dio per padre. Vediamo se le sue parole sono vere, consideriamo ciò che gli accadrà alla fine. Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà dalle mani dei suoi avversari. Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti, per conoscere la sua mitezza e saggiare il suo spirito di sopportazione. Condanniamolo a una morte infamante, perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà». Hanno pensato così, ma si sono sbagliati; la loro malizia li ha accecati. Non conoscono i misteriosi segreti di Dio, non sperano ricompensa per la rettitudine né credono a un premio per una vita irreprensibile.

 

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
E.Satie. Gymnopédie no.1 (for Harp). Musopen.org. Diritti Creative Commons

Meditazione
Alessandro Missiroli
Recita Patrizia Sensoli

Meditazione
Il giusto è colui che vive con Sapienza, che ha interiorizzato questa virtù e la mette in pratica. È colui che col suo esempio testimonia le sue scelte di vita. La sua condotta è talmente potente da far vergognare gli empi! Smaschera le loro bassezze, tanto da portarli a progettare la sua morte. Questa parola dovrebbe urlare nelle orecchie di noi cristiani di oggi, che viviamo in una società che ha perso il contatto con la sapienza. Questa parola ci chiede di non uniformarci alle strade battute che il mondo ci propone, alle scelte di una vita facile, usa e getta. Lo Spirito di Sapienza ci spinge invece a uniformarci a Cristo, ad essere discepoli della “Via”, come amavano definirsi i primi cristiani. Sì, perché Gesù sottoposto al giudizio del Sinedrio è questa Parola fatta carne! In questo tempo di quaresima fermiamoci a contemplare quella scena del Vangelo e chiediamo al Signore, catturato e processato, la grazia di percorrere la nostra strada lungo i suoi passi.

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