Dal libro dei Salmi
Salmo 119 (118) – Meditazione sapienziale sulla legge divina
(Salmo sapienziale. Didattico-alfabetico a strofe sulla legge di Dio)
Testo del Salmo (versetti 1-32)
Alef - 1 Beato chi è integro nella sua via e cammina nella legge del Signore.
2 Beato chi custodisce i suoi insegnamenti e lo cerca con tutto il cuore.
3 Non commette certo ingiustizie e cammina nelle sue vie.
4 Tu hai promulgato i tuoi precetti perché siano osservati interamente.
5 Siano stabili le mie vie nel custodire i tuoi decreti.
6 Non dovrò allora vergognarmi, se avrò considerato tutti i tuoi comandi.
7 Ti loderò con cuore sincero, quando avrò appreso i tuoi giusti giudizi.
8 Voglio osservare i tuoi decreti: non abbandonarmi mai.
Bet - 9 Come potrà un giovane tenere pura la sua via? Osservando la tua parola.
10 Con tutto il mio cuore ti cerco: non lasciarmi deviare dai tuoi comandi.
11 Ripongo nel cuore la tua promessa per non peccare contro di te.
12 Benedetto sei tu, Signore: insegnami i tuoi decreti.
13 Con le mie labbra ho raccontato tutti i giudizi della tua bocca.
14 Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia gioia, più che in tutte le ricchezze.
15 Voglio meditare i tuoi precetti, considerare le tue vie.
16 Nei tuoi decreti è la mia delizia, non dimenticherò la tua parola.
Ghimel - 17 Sii benevolo con il tuo servo e avrò vita, osserverò la tua parola.
18 Aprimi gli occhi perché io consideri le meraviglie della tua legge.
19 Forestiero sono qui sulla terra: non nascondermi i tuoi comandi.
20 Io mi consumo nel desiderio dei tuoi giudizi in ogni momento.
21 Tu minacci gli orgogliosi, i maledetti, che deviano dai tuoi comandi.
22 Allontana da me vergogna e disprezzo, perché ho custodito i tuoi insegnamenti.
23 Anche se i potenti siedono e mi calunniano, il tuo servo medita i tuoi decreti.
24 I tuoi insegnamenti sono la mia delizia: sono essi i miei consiglieri.
Dalet - 25 La mia vita è incollata alla polvere: fammi vivere secondo la tua parola.
26 Ti ho manifestato le mie vie e tu mi hai risposto; insegnami i tuoi decreti.
27 Fammi conoscere la via dei tuoi precetti e mediterò le tue meraviglie.
28 Io piango lacrime di tristezza; fammi rialzare secondo la tua parola.
29 Tieni lontana da me la via della menzogna, donami la grazia della tua legge.
30 Ho scelto la via della fedeltà, mi sono proposto i tuoi giudizi.
31 Ho aderito ai tuoi insegnamenti: Signore, che io non debba vergognarmi.
32 Corro sulla via dei tuoi comandi, perché hai allargato il mio cuore.
Canto
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini
Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band
Meditazione
Cristian Messina
Meditazione
Nel loro poderoso commento ai Salmi dato alle stampe negli anni ’90 del secolo scorso, il gesuita spagnolo Louis Alonso Schökel e suor Cecilia Carniti fanno notare che «il salmo più breve del Salterio (il 117) e quello più lungo (il 119) sono separati dalla parete del.. 118». Ma a chi, chiediamoci, è mai venuto in mente di realizzare un’opera gigantesca come quest’ultimo? Lasciamo ancora la parola ai due: «Un giorno, quasi sicuramente dopo l’esilio, un autore ebbe una trovata o idea peregrina: quella di cantare la sua devozione alla legge mediante il procedimento alfabetico in uno sfoggio di virtuosismo.. L’autore del Salmo 119(118) vuole dimostrare la sua abilità dedicando ad ogni lettera dell’alfabeto otto versi di seguito. Il trionfo della lunghezza». Gianfranco Ravasi lo definisce un «monumentale alfabeto della parola di Dio», è infatti pazzesca la meticolosità della tecnica stilistica con cui il salmo è costruito: attraverso le 22 progressive lettere dell’alfabeto ebraico iniziano sia gli ottonari del salmo che ogni suo singolo versetto dell’ottonario stesso! Versetto che, come se non bastasse, deve contenere almeno una delle otto parole ebraiche con cui si definisce la legge: tôrâ (“legge”), dabar (“parola”), ‘edût (“testimonianza”), mishpat (“giudizio”), ’imrah (“detto”), hôq (“decreto”), piqqudîm (“precetti”) e miswah (“ordine”). Il trionfo del barocco. Siamo davanti a una sorta di rosario, sgranato “dalla A alla Z”, cioè dall’alef alla tau. L’autore dedica ben 176 versi, girando continuamente attorno allo stesso tema, il suo amore per la Tôrâ, termine quest’ultimo ridotto dalle nostre traduzioni occidentali a soli tre sinonimi: nomos, lex e legge. Ma l’etimologia di tôrâ – modo in cui viene chiamato tra l’altro l’intero Pentateuco, ovvero i primi cinque libri della Bibbia – mostra che la sua radice rimanda all’indicare col dito, al tirare e al cogliere il bersaglio. Chiarito questo, l’intero salmo ci risulterà più comprensibile, anche se non meno monotono.. Altro quesito: come pregarlo? Ad esempio sintonizzandolo alla nostra respirazione, oppure dividendolo in brani e strofe da pregare in più giorni. È quanto faremo noi con Pregaudio. Com’è stato pregato e trattato, invece, nella storia? Se sant’Agostino lo riteneva accessibile a pochi, sembra che Blaise Pascal lo recitasse quotidianamente, riscontrandovi l’intera teologia della grazia, mentre Dietrich Bonhoeffer, per spiegarne l’evidente lunghezza e l’apparente monotonia, diceva che le parole d’amore che in esso risuonano «possono accompagnarci per tutta la nostra vita.. (diventando) preghiera del fanciullo, dell’uomo, del vegliardo». Ma la sua ridondanza rimane. Se quello dell’acrostico è una tecnica poetica ben nota nell’antichità, non così il fatto che ogni lettera dia il là ad una strofa di otto versi e, siccome il tema dominante come detto è la legge, il Salmista utilizza otto suoi sinonimi (più altri “di scorta”), per “impiattare” gli otto versi, per dirla con un’espressione cara ai vari chef che costellano le attuali trasmissioni televisive. E ancora: come mai in un salmo così lungo non trovano spazio le tematiche più ricorrenti e decisive dell’Antico Testamento, quali la santità di Dio, la sua creazione, l’uscita dall’Egitto o l’alleanza? L’autore probabilmente – affermano Schökel e Carniti – li «ha eliminati.. per restare da solo con la sua amata legge». E noi cristiani invece, come possiamo approcciarlo e pregarlo? Ricordando ad esempio che i titoli che il giudaismo attribuisce alla Tôrâ (luce, via, roccia, acqua, ecc..) il Nuovo Testamento li attribuisce a Gesù, che di fronte ai ripetuti otto versi del salmo propone invece le otto beatitudini. Un prezioso suggerimento che i due commentatori ci danno è infine quello di «spigolare dal salmo frasi brevi, a guisa di giaculatorie», lasciando che la loro ripetizione accompagni la nostra preghiera. Allora prendiamo la palla al balzo e iniziamo a “spigolare” questa prima parte del salmo, lasciandoci aiutare da alcune tra le diverse traduzioni possibili. La prima lettera dell’alfabeto ebraico, l’Alef, inizia con un cosiddetto “macarismo”, parola greca che rimanda alla beatitudine: «Beato chi è integro nella sua via», che il poeta David Maria Turoldo rendeva con «Beato l’uomo che vive da giusto», là dove giusto è l’attributo principale col quale il pio ebreo caratterizza Dio. Come pure è già beato, cioè “felice”, chi custodisce e adempie gli insegnamenti del Signore, stando «a lui vicino col cuore». Il versetto 4 è tradotto dallo stesso padre servita con «I tuoi precetti tu hai impartito perché diventino sangue e vita».. che meraviglia: Dio ci dice come procedere affinché le sue parole diventino carne della nostra esistenza! “A patto” però che Egli non ci abbandoni (cfr. v 5). La Bet, seconda lettera dell’alfabeto, è l’incipit del versetto 9, in cui il Salmista si domanda come un giovane riuscirà a rimanere integro nella sua condotta di vita, «Come.. terrà pura la sua via?» traduce il Salterio della comunità di Bose. La risposta è quasi scontata: custodendo “le sue parole”. Il rischio sempre dietro l’angolo è infatti quello di deviare dal cammino da Lui indicatoci (cfr. v 10). È allora decisivo «nascondere nel nostro cuore i suoi detti» (v 11), perché «Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia gioia, più che in tutte le ricchezze» (v 14), o «Nella strada delle norme tue tripudio come sopra ogni guadagno», stando alla traduzione letterale. «Mi rallegro nella via delle tue testimonianze più che in tutte le ricchezze» per dirla invece coi monaci del biellese. Il versetto 15 recita: «Voglio meditare i tuoi precetti», «riflettere» dice il Turoldo, che prosegue «alle tue vie fissare il mio occhio». Strepitosa traduzione! Altra condizione per poter rispettare la legge divina è quindi chiedere che Egli “apra i nostri occhi”, “togliendo il velo” dalla nostra cecità causata dal peccato (v 18). Come possiamo infatti camminare su questa terra da ciechi, noi che siamo forestieri, pellegrini e stranieri?! (v 19) Terra alla quale “è incollata la nostra vita”, come dice il v 25 che inizia con la Dalet, e che padre Turoldo rende con «La mia gola aderisce alla polvere». Chiediamo dunque a Dio che ci mostri «la via dei (suoi) precetti», «che (ci faccia comprendere) il (suo) disegno», in modo che possiamo «meditare le (sue) meraviglie» (v 27). E di meraviglie la vita di ciascuno di noi ne ha viste tante: se solo ce ne fossimo accorti.. Se avremo «aderito ai (suoi) insegnamenti», se «ci saremo attaccati alle sue norme», come dice alla lettera l’ebraico, allora non avremo da vergognarci di nulla e di fronte a nessuno. «(Corriamo pertanto) sulla via dei tuoi comandi, perché hai allargato, dilatato il (nostro) cuore» (v 32). L’alfabeto del Salmo 119(118) è insomma quello della nostra vita, che, come ogni ottonario del salmo, scandisce ogni nostra giornata, fino all’ottavo giorno, quello che, grazie alla risurrezione di Gesù, non avrà mai fine..