Deuteronomio 4,32-40 con il commento di Marta Olivieri



Dal libro del Deuteronomio
Dt 4,32-40 

Testo del brano
Mosè parlò al popolo dicendo: «Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra e da un’estremità all’altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l’hai udita tu, e che rimanesse vivo? O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un’altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi? Tu sei stato fatto spettatore di queste cose, perché tu sappia che il Signore è Dio e che non ve n’è altri fuori di lui. Dal cielo ti ha fatto udire la sua voce per educarti; sulla terra ti ha mostrato il suo grande fuoco e tu hai udito le sue parole che venivano dal fuoco. Poiché ha amato i tuoi padri, ha scelto la loro discendenza dopo di loro e ti ha fatto uscire dall’Egitto con la sua presenza e con la sua grande potenza, scacciando dinanzi a te nazioni più grandi e più potenti di te, facendoti entrare nella loro terra e dandotene il possesso, com’è oggi. Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro. Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre».

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
A.Fulero. Pirouette. YouTubeStudios. Diritti Creative Commons

Meditazione
Marta Olivieri

Meditazione
Nella lettura proposta vengono ribaditi tutti i prodigi e i segni che Dio ha compiuto per il suo popolo Israele, per ripetere ancora una volta quanto è grande Dio, quanto è forte la sua presenza, quanto immensa la sua fedeltà. Se Dio è sempre fedele al suo popolo, la strada che viene indicata è molto chiara: ricordare e osservare le sue leggi per ottenere la felicità. Una pedagogia dunque che fa del ricordo un mezzo per ripercorrere i segni di Dio anche nella mia vita. Quante volte e in quanti modi Dio ti sei fatto presente fra le pieghe della mia storia personale? Se ripercorro gli anni dietro di me, riesco a riconoscere che anche quando le sofferenze erano forti e tu sembravi lontano, c’erano sempre accanto a me persone che riuscivano a guardarmi con il tuo sguardo, a stringermi con le tue braccia, ad amarmi come solo tu sai fare. Quanto è importante riuscire a rileggere il proprio passato e ad accorgersi come sia costellato di segni e prodigi. Allora il primo passo è riconoscere che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra, poi occorre meditarlo nel cuore ed infine agire. Ma agire come? Osservando le sue leggi e i suoi comandi. Che non vengono proposti per limitare la libertà, per creare costrizioni o barriere. L’unico scopo è quello di renderci felici. Un po’ come capita quando si insegna un gioco ad un bambino. Le regole fanno parte del gioco stesso e se non le si osserva il gioco non funziona e di conseguenza non ci si diverte. Regole dunque non fine a se stesse ma per essere felici. Allora hanno senso le regole che hanno questo come fine: la felicità, propria e dei propri figli. La felicità come meta che si raggiunge dopo aver ricordato, riconosciuto, meditato ed osservato.

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