Osea 10,1-3.7-8.12 con il commento di Elena Malfatti



Dal libro del profeta Osea
Os 10,1-3.7-8.12 

Testo del brano
Vite rigogliosa era Israele, che dava sempre il suo frutto; ma più abbondante era il suo frutto, più moltiplicava gli altari; più ricca era la terra, più belle faceva le sue stele. Il loro cuore è falso; orbene, sconteranno la pena! Egli stesso demolirà i loro altari, distruggerà le loro stele. Allora diranno: «Non abbiamo più re, perché non rispettiamo il Signore. Ma anche il re, che cosa potrebbe fare per noi?». Perirà Samarìa con il suo re, come un fuscello sull’acqua. Le alture dell’iniquità, peccato d’Israele, saranno distrutte, spine e cardi cresceranno sui loro altari; diranno ai monti: «Copriteci» e ai colli: «Cadete su di noi». Seminate per voi secondo giustizia e mieterete secondo bontà; dissodatevi un campo nuovo, perché è tempo di cercare il Signore, finché egli venga e diffonda su di voi la giustizia.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Sir Cubworth. Simple Sonata. Diritti Creative Commons

Meditazione
Elena Malfatti

Meditazione
L’idolatria consisteva nel rendere culto divino a opere costruite dalle mani dell’uomo, a un simulacro o un animale ben visibile. Gli Ebrei del tempo di Osèa avevano tradito il Dio d’Israele iniziando ad adorare le divinità dei popoli pagani da cui erano circondati. E Osèa profetizzava una distruzione imminente, spine e rovi che avrebbero avvolto gli altari, monti che crollano su un popolo disperato e solo. Non siamo diversi dal popolo di Israele. Oggi abbiamo idoli ben più raffinati e spesso mascherati, nascosti in “false necessità”. Quando nel cuore entrano questi idoli, a cui affidiamo i nostri progetti e le nostre speranze, il vero Dio viene ignorato e allontanato. È proprio quando ci troviamo nella serenità e nell’abbondanza che rischiamo di allontanarci di più da Lui. Nel momento della tribolazione ci si stringe in preghiera, si volgono gli occhi al cielo, si chiede aiuto e si pronunciano promesse.
Ma quando la vita procede senza particolari affanni, quando “rigogliosa cresce la nostra vite” allora ci leghiamo a falsi altari, li moltiplichiamo e diamo loro sempre più valore. Arriverà il momento della prova, volgeremo il nostro sguardo verso un falso dio e ci accorgeremo da soli, come gli ebrei di Osèa, dell’inutilità del nostro gesto: «Ma anche il re, che cosa potrebbe fare per noi?». Ci riscopriremo nuovamente nudi, come l’uomo e la donna nel paradiso terrestre, ci vergogneremo, ci sentiremo abbandonati e cercheremo un nascondiglio. Come Dio non ha abbandonato il suo popolo ed è tornato a chiamarlo, a sollecitarlo, così farà con noi. Osèa esorta i figli d’Israele a “seminare secondo giustizia”, cioè a comportarsi secondo la volontà divina espressa nella legge, promette un nuovo raccolto invitando a dissodare un campo nuovo. E’ chiara la volontà del Signore di recuperare il rapporto con il proprio popolo e con noi. Nonostante il nostro tradimento non veniamo abbandonati e come nell’orto dell’Eden il Signore ci viene a cercare per darci una nuova pienezza in Lui. Occorre creare le condizioni necessarie perché lo possiamo
re-incontrare, occorre preparare un cuore nuovo, pronto per la semina, aperto; occorre solo prepararsi ad accoglierlo e Lui tornerà, in eterno.

 

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