1Pietro 1,18-25 con il commento di Simone Fagioli



Dalla Prima lettera di Pietro
1Pietro 1,18-25

Testo del brano
Carissimi, voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia. Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi; e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio. Dopo aver purificato le vostre anime con l’obbedienza alla verità per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri, rigenerati non da un seme corruttibile ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio viva ed eterna. Perché ogni carne è come l’erba e tutta la sua gloria come un fiore di campo. L’erba inaridisce, i fiori cadono, ma la parola del Signore rimane in eterno. E questa è la parola del Vangelo che vi è stato annunciato.

 

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Gabriele Fabbri

Meditazione
Simone Fagioli

Meditazione
Mi pare che Pietro ci voglia parlare di un Dio come un Padre che dà senso alle nostre fatiche. Mi viene da pensare al lavoro. Per molte persone il senso del lavoro si cela dietro il valore di uno stipendio. Come uomo mi sento di dire che i soldi sono importanti per la nostra vita, tant’è che Pietro li riporta più volte all’interno della sua lettera. Chiaramente li presenta come materiale limitato, destinato a morire ma comunque li presenta, sottolineando, secondo me, una consapevolezza umana dell’importanza dei soldi. Consapevolezza che in lui, Pietro, ha perso di valore dopo un incontro. L’incontro con Gesù. Quanti di noi, viste le esigenze della vita, considerano il denaro con la stessa consapevolezza di Pietro? Ancora una volta rileggo questa lettera e capisco che non sono le parole di Pietro a fungere da testimonianza di Dio,  bensì Pietro stesso, umano, che ci lascia intendere che forse, seguire Dio, significa uscire dalle certezze dell’uomo (vedi il denaro) ed entrare nell’abbraccio di Dio. Un abbraccio capace di farci raggiungere quella salvezza dell’anima tanto citata ma poco compresa. Io però la domanda me la faccio e ve la lascio: esiste davvero qualcosa di più importante del denaro? Dopo aver parlato di fede, dopo averci svelato il suo valore ed il suo sapore, Pietro ci e mi rivela un altro aspetto fondamentale per la nostra relazione con Dio: bisogna imparare a sopportare la fatica. Se davvero ciascuno di noi è dentro un periodo di “attesa”, allora sa per certo che ogni attesa richiede la sua dose di fatica. Basta pensare agli eventi importanti della nostra vita. A partire dalle fatiche più dolci, come prepararsi per un appuntamento con un ragazzo o una ragazza. Preparare la serata, perfezionare i dettagli, combattere il pensiero di non piacere, combattere con lo specchio di casa poco prima di uscire. Sono fatiche! Penso poi alla scuola, all’Università. Preparare un esame, apprendere l’arte dell’organizzazione, rispettare le tempistiche, combattere contro le proprie insicurezze. Sono fatiche! Penso allo sport. Che sia individuale o di squadra, bisogna allenarsi. Bisogna sudare e sopportare il giudizio degli altri, ed anche questo richiede fatica! Penso al lavoro. Capire cosa fare della propria vita, capire come realizzarlo per poi metterlo in pratica. E’ fatica. Vivere senza genitori, non poter abbracciare i propri fratelli, subire un tradimento, convivere con le proprie paure, dare luce alla solitudine, chiedere aiuto. Sono fatiche! Le fatiche sono l’occasione di crescita umana. Al termine di una fatica si sente il profumo della libertà. E questo Dio lo sa molto meglio di noi. Penso che Dio ci conceda il dono della fatica non per cattiveria ma per prepararci alla sua venuta. Ci vuole pronti! Pronti ad amare! L’AMORE. Così il nostro pescatore conclude la sua lettera. Parlando d’amore. Pietro ci invita ad amare, ad amarci e ad amarsi. Presenta l’amore proprio come se fosse il fine di tutta quella fatica. La realizzazione delle nostre sudate fisiche e spirituali. Ci parla di un amore nuovo, incorruttibile, illuminato dal seme di Dio, ovvero dalla sua parola. Pietro forse ci vuole dire che la nostra attesa è un’attesa d’amore, e che le fatiche meritano di essere vinte proprio perché ognuno di noi merita di imparare ad amare. Amore che Dio, a detta sua, ci regala. Ma noi? Noi quanto amiamo Dio? Quanta fatica siamo disposti a fare accanto a lui?
Viviamo con la speranza nel cuore, consapevoli che al termine di ogni fatica si senta il profumo di amore. 

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