1Pietro 1,3-9 con il commento di Simone Fagioli



Dalla Prima lettera di Pietro
1Pietro 1,3-9

Testo del brano
Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell’ultimo tempo. Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco – torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime.

 

 

Recita
Cristian Messina

Sottofondo musicale 
Gabriele Fabbri

Meditazione
Simone Fagioli

Meditazione
Una volta terminata la lettura di questo brano la prima domanda che ha richiamato la mia attenzione è stata: «Come ha fatto un cacciatore di barbo, tipico pesce del Mar di Galilea, a parlarci di Dio in modo così convincente, appunto, divino!?». Non voglio esporre un pregiudizio contro i pescatori ma permettetemi allora di completare la presentazione del santo.. Pietro: pescatore di uomini e di sostantivi. Al giorno d’oggi per convincere le persone per l’acquisto di un prodotto, il personale addetto fa ricorso a corsi di formazione, aggiornamenti e assegni firmati davanti alla psicologa per combattere la propria insicurezza personale, ma allora Pietro come ha fatto a, passatemi il termine, ‘sponsorizzare’ Dio, facendo leva unicamente sulle proprie convinzioni? Perché penso che per qualsiasi tipo di fede spirituale, carnale, calcistica, esista un principio di convinzione personale che non conosce definizione, non si può insegnare, non si può studiare, si può solo ammirare. E’ sempre stato un mistero per me quella gioia spiegata da Pietro come stile di vita, come compagna fedele nonostante le varie prove che Pietro stesso ci anticipa. Come facciamo a riconoscere quella gioia capace di aiutarci nella convinzione che davvero ci aspetta una salvezza, che davvero ci aspetta un’eredità incorruttibile, che davvero la nostra fede possa sostituire la preziosità dell’oro?! Provo ammirazione e a tratti invidia, leggendo le parole di Pietro, perché vorrei essere anche io così convinto, così coraggioso, così sicuro. Vorrei sentirmi anche io così amato, così custodito dalla potenza di Dio. Non mi basta dire “sì” all’“offerta” di Pietro se pur convincente e incisiva. Ho bisogno di rassicurazioni. Ho bisogno di sapere che non perderò, anzi, ho bisogno di sapere che a seguire Dio ci si guadagna! Voglio vederlo!

Scorrendo le parole del nostro pescatore di sostantivi mi soffermo di nuovo all’ottavo versetto che cita: «Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui». Amare senza vedere, amare senza usare gli occhi. Amare senza avere le rassicurazioni fisiche, carnali, ma affidandosi unicamente alle proprie emozioni e sensazioni, scaturite dall’incontro indiretto con Dio. Eccolo là! Io che voglio vedere, lui che mi dice di non usare gli occhi. Come faccio ad amare senza vedere? Provando ad approfondire questo discorso mi sono imbattuto in una piccola spiegazione – tratta dal sito perfettaletizia.it – che vorrei lasciarvi: «Credere senza pretendere di vedere è beatitudine, poiché ciò è frutto di un cuore convertito e permeato dalla fede in Cristo». Cosa vuol dire allora per un uomo non dover usare gli occhi? Cosa ci proibisce, ma, dall’altra parte, a che cosa ci favorisce il non usare gli occhi? Cosa attiva in noi l’assenza della vista? Mi sembra che Pietro stia ‘sponsorizzando’ un Dio capace di cambiare il concetto di “vista” elevandolo a una definizione per me troppo alta per essere capita, quella della salvezza dell’anima.
Chissà se in mezzo a quelle folle cristiane, destinatarie di questa prima lettera di Pietro, ci fosse stato un oculista. Mi piacerebbe averlo conosciuto, per chiedergli come fosse andato il suo lavoro nei mesi seguenti..

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