Mistagogia: Struttura e parti della Messa



Struttura, elementi e parti della Messa
«La Messa è costituita da due parti, la Liturgia della Parola e la Liturgia eucaristica; esse sono così strettamente congiunte tra loro da formare un unico atto di culto. Nella Messa, infatti, viene imbandita tanto la mensa della Parola di Dio quanto la mensa del Corpo di Cristo, e i fedeli ne ricevono istruzione e ristoro. Ci sono inoltre alcuni riti che iniziano e altri che concludono la celebrazione».

Così recita l’OGMR (n. 28), il libro che spiega il senso e l’utilizzo del Messale, il “librone” di cui il presbitero si serve per celebrare l’Eucaristia. Anche se in maniera non troppo accattivante, ci dice però delle cose interessanti: 
la Messa è costituita fondamentalmente da due parti (di questo se ne era accorto, forse, anche il più distratto di noi); 
che queste due parti sono inscindibili tra loro, tanto «da formare un unico atto di culto», parola quest’ultima derivata dal latino colere, “coltivare”. Ma coltivare cosa? Il mio, anzi il nostro rapporto d’amore con Dio. 
Lo stesso testo fa poi riferimento alla mensa, sia della Parola sia del Corpo di Gesù. Ci dice insomma che l’Eucaristia è una “grande abbuffata”. E’ di pasto che si sta parlando, cui tutti siamo invitati. Non a caso Gesù la istituisce durante “l’ultima cena”. Per l’uomo il mangiare è un atto primordiale e riconoscimento iniziale del mondo, da quando il bambino è feto. L’atto di mangiare investe la sfera affettiva ed emozionale dell’uomo, ricordandogli il suo limite, il suo essere mortale: si mangia per vivere, non il contrario. 

La storia della salvezza, di cui l’intera Bibbia ci parla (Liturgia della Parola), è la storia dell’amore di Dio per l’uomo che nel dono del pane quotidiano (Liturgia eucaristica) trova il suo vertice.
L’apostolo Giovanni chiama Gesù «pane di vita», e lo fa in due sensi: in quanto parola del Padre fatta carne (una parola cioè che ce lo fa vedere) in quanto cibo e bevanda eucaristici.
Ascoltare Gesù e mangiarlo equivale dunque ad entrare nella sua vita. Nella Bibbia, così come per le popolazioni che hanno preceduto Israele, mangiare con qualcuno è stipulare con lui un’alleanza. Nell’Eucaristia Dio ci offre la «nuova ed eterna alleanza», che non finirà mai, e ce lo propone in forma umana, tanto limitata quanto stupenda: ascoltando quello che ha da dirci e mangiando un piccolo pezzo di pane.
Questa concetto delle “due mense” si visibilizza da subito, o almeno dovrebbe, nella forma estetica di altare e ambone: è importante si capisca che c’è un legame tra loro, e questo non può accadere se, ad esempio, l’altare è in pietra mentre l’ambone è un semplice leggio di legno.. 
In un bellissimo testo intitolato "La cucina come parabola", Rubem A.Alves scrive: «La teologia è un esercizio sul matrimonio tra la Parola e la carne, un poema infinito sul mistero dell’incarnazione. Le parole e la carne hanno fatto l’amore ed è nato il corpo..». Insistendo poi sul legame tra parola e cibo dice che parlare è, in fondo, un modo di mangiare: «La bocca mangia ben prima di parlare. La nostra Parola originaria è gemella del cibo. Il cibo precede la parola. Siamo quel che mangiamo.. Il neonato, anche se è solo infans (dal latino “un corpo muto”, prima della nascita della parola), lo sa bene! Tutte le parole che quel bambino dirà nella sua vita saranno variazioni sul tema della fame, anche se avranno completamente dimenticato quel momento iniziale. Parliamo perché il nostro essere ha fame». E conclude: «.. la realtà non è fatta di “pensiero” e “materia”, è fatta di “fame” e di un “oscuro oggetto del desiderio” che la soddisferà». 
Se allora è vero, come sostiene il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, che «siamo quello che mangiamo», allora cibarsi della Parola di Dio e del suo Corpo significa prendere parte alla sua vita: partecipare all’Eucaristia che, come sappiamo significa “rendimento di grazie”, è dunque ringraziare proprio per questo miracolo.

NB: rito è una parola che a noi risulta forse un po’ distante, ma significa semplicemente “schema”, dunque uno strumento di aiuto, una guida; la nostra stessa giornata, tra l’altro, è fatta di continui rituali, tantissimi, dei quali forse non ci accorgiamo neppure. Ma guai se non ci fossero..

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
C. Franck, Panis angelicus, Mass Op. 12, Michel Rondeau, IMSLI. Diritti Creative Commons

Scarica la nostra App su