Amos 3,1-8;4,11-12 con il commento di Marco Urbinati e Silvia Brighenti



Dal libro del profeta Amos
Amos 3, 1-8; 4, 11-12 

Testo del brano
Ascoltate questa parola, che il Signore ha detto riguardo a voi, figli d’Israele, e riguardo a tutta la stirpe che ho fatto salire dall’Egitto: «Soltanto voi ho conosciuto tra tutte le stirpi della terra; perciò io vi farò scontare tutte le vostre colpe. Camminano forse due uomini insieme, senza essersi messi d’accordo? Ruggisce forse il leone nella foresta, se non ha qualche preda? Il leoncello manda un grido dalla sua tana, se non ha preso nulla? Si precipita forse un uccello a terra in una trappola, senza che vi sia un’esca? Scatta forse la trappola dal suolo, se non ha preso qualche cosa? Risuona forse il corno nella città, senza che il popolo si metta in allarme? Avviene forse nella città una sventura, che non sia causata dal Signore? In verità, il Signore non fa cosa alcuna senza aver rivelato il suo piano ai suoi servitori, i profeti. Ruggisce il leone: chi non tremerà? Il Signore Dio ha parlato: chi non profeterà? Vi ho travolti come Dio aveva travolto Sòdoma e Gomorra, eravate come un tizzone strappato da un incendio; ma non siete ritornati a me». Oracolo del Signore. Perciò ti tratterò così, Israele! Poiché questo devo fare di te: prepàrati all’incontro con il tuo Dio, o Israele!

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
G.Regondi. Elude no.6. Performer Aaron Prillaman. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione
Marco Urbinati e Silvia Brighenti
Recita Marco Urbinati

Meditazione
La seconda parte del libro di Amos, che va dal cap. 3 al cap. 6, è caratterizzata da cinque discorsi che, introdotti dalla locuzione «Ascoltate questa parola che il Signore pronuncia contro di voi, o figli d'Israele», servono per spiegare le ragioni del giudizio di Dio, e conseguentemente vengono denunciate la colpa presente (l'ingiustizia) e la colpa passata di Israele (nonostante i vari ammonimenti il popolo non è tornato a Dio); parla inoltre del peccato e della punizione futura che spetta ad Israele.
Nel primo brano Dio rinnova il ricordo della predilezione per Israele come un'ovvia conseguenza del castigo che gli spetta; si specifica appunto che solo con Israele si è manifestata la rivelazione divina («Soltanto voi ho conosciuto tra tutte le stirpi della terra...») e che questo è fonte non solo di privilegi, ma anche di doveri, che se non adempiuti portano inevitabilmente al castigo («..perciò vi farò scontare tutte le vostre colpe»). 
Continua così con una serie di esempi su alcuni accadimenti e le loro ovvie conseguenze: il leone ruggisce quando ha una preda, l’uccello che va nella trappola attirato da un'esca, altrimenti non vi entrerebbe, la trappola che scatta se qualcuno ci è caduto, altrimenti non scatta, un segnale di allarme che serve ad allertare il popolo.
Improvvisamente ed inaspettatamente, però, si manifesta la misericordia del Signore che allerta sempre il suo popolo rivelando i suoi piani attraverso i suoi servitori, i profeti, affinché la punizione sia educativa e non semplicemente repressiva. Per questo, al cap. 4 versetto 11, Dio paragona Israele a Sodoma e Gomorra, distrutte senza perdono, asserendo poi di aver salvato Israele come un tizzone strappato ad un incendio (e quindi non completamente distrutto), riferendosi alla schiavitù d’Egitto dalla quale li ha tratti in salvo e che citava in versetti precedenti, ma ciò nonostante Israele non è stato capace di restare fedele a Dio. Perciò attraverso il profeta Amos, Israele deve prepararsi all’incontro con il Suo Signore. Dio dovrà rinnovare la purificazione del popolo attraverso i patimenti. 
La predicazione di Amos, tutta concentrata nella promozione di una maggiore equità all’interno della società israelita dell’VIlI sec. a.C., cosa dice a noi a distanza di tanti secoli?
Il profeta sente la necessità di parlare, non tanto per sé, bensì per il bene del popolo, a scapito della propria sorte: «quanto a noi, non possiamo non parlare delle cose che abbiamo viste e udite» (At 4,20). 

 

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