Amos 2,6-10.13-16 con il commento di Marco Urbinati e Silvia Brighenti



Dal libro del profeta Amos
Amos 2, 6-10.13-16

Testo del brano
Così dice il Signore: «Per tre misfatti d’Israele e per quattro non revocherò il mio decreto di condanna, perché hanno venduto il giusto per denaro e il povero per un paio di sandali, essi che calpestano come la polvere della terra la testa dei poveri e fanno deviare il cammino dei miseri, e padre e figlio vanno dalla stessa ragazza, profanando così il mio santo nome. Su vesti prese come pegno si stendono presso ogni altare e bevono il vino confiscato come ammenda nella casa del loro Dio. Eppure io ho sterminato davanti a loro l’Amorrèo, la cui statura era come quella dei cedri e la forza come quella della quercia; ho strappato i suoi frutti in alto e le sue radici di sotto. Io vi ho fatto salire dalla terra d’Egitto e vi ho condotto per quarant’anni nel deserto, per darvi in possesso la terra dell’Amorrèo. Ecco, vi farò affondare nella terra, come affonda un carro quando è tutto carico di covoni. Allora nemmeno l’uomo agile potrà più fuggire né l’uomo forte usare la sua forza, il prode non salverà la sua vita né l’arciere resisterà, non si salverà il corridore né il cavaliere salverà la sua vita. Il più coraggioso fra i prodi fuggirà nudo in quel giorno!». Oracolo del Signore.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
G.Regondi. Elude no.6. Performer Aaron Prillaman. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione
Marco Urbinati e Silvia Brighenti
Recita Marco Urbinati

Meditazione
Dio chiamò Amos ad essere il suo portavoce nel regno di Israele, anche se egli non era un sacerdote, né un profeta "di professione" ma un mandriano e un coltivatore. Questo ci dimostra come, ancora oggi, Dio possa affidare la sua parola a chiunque, e infatti nella Bibbia vediamo che ha scelto per il suo servizio uomini e donne appartenenti a qualsiasi ceto sociale.
Il nome Amos significa “fardello” o “portatore di un peso” ed effettivamente, nei suoi discorsi, rimproverare al popolo il peccato, proclamare i castighi di Dio, sollecita il cambiamento e il ravvedimento.
Il profeta Amos in questi versetti si rivolge infatti ad Israele evidenziandone le mancanze e minacciando, da parte di Dio, gli effetti delle azioni ingiuste commesse dal popolo stesso. Si possono sottolineare tre parti nel brano appena letto: 
una prima parte dove Dio mette Israele di fronte alle proprie colpe (ai propri tradimenti); 
una seconda dove Dio ricorda al popolo quanto ha fatto per loro; 
l’ultima parte dove descrive la punizione imminente per le colpe del popolo. 
Leggendo il brano alla luce dei comandamenti dell’amore, che Gesù ci ha lasciato, si nota che la mancanza di amore verso il prossimo («hanno venduto il giusto per denaro, calpestano la testa dei poveri, fanno deviare il cammino dei miseri ecc..») è diretta conseguenza della mancanza di amore per il Dio («profanando il Mio Santo Nome»). 
Dio ricorda loro (e conseguentemente a noi) la sua azione clemente verso il suo popolo (versetti 9 e 10), benevolenza tutta rivolta a guidarlo come un gregge all’unico vero pascolo, a Lui stesso. Ma il tradimento di Israele, che si manifesta nel chiudere la bocca ai profeti che Dio aveva inviato, delinea la tenace volontà, liberamente espressa, di rifiutare Dio, di rinnegare la sua azione salvatrice, di silenziarne la sua parola. Questo però porta delle conseguenze che dovranno essere sofferte da Israele sia come ristabilimento della giustizia, come compensazione per i propri peccati, e come purificazione in vista di un nuovo cammino nella divina volontà. 
Il messaggio che Dio ha comunicato al popolo di Israele per mezzo di Amos è ancora oggi attualissimo: è necessaria una presa di coscienza, e un cuore pronto ad essere modellato da Dio per portare un reale cambiamento in noi, e poi di riflesso nella società. Non più solo alla luce della legge di Mosè ma alla luce della parola del profeta per antonomasia, colui che parla al posto di Dio e davanti a tutti, in maniera unica e assolutamente innovativa: Gesù.

 

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