
Testo della Novena
Nel nome del Padre
e del Figlio
e dello Spirito Santo. Amen.
Audite poverelle, dal Signor vocate
Viviate sempre en veritate e in obedientia moriate
Da quando incontrai Cristo sul mio cammino sentii il desiderio di seguirlo in altissima povertà, perché lui, il Figlio di Dio, aveva scelto di nascere e vivere povero. Diceva infatti: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». Così, prima di entrare a San Damiano avevo distribuito ai poveri la mia parte di eredità paterna, cosicché potessi correre libera e leggera dietro a Cristo. Ma, quando cominciarono ad arrivare le sorelle, sentivo che non bastava limitarsi alla povertà personale. Occorreva muoversi comunitariamente.
In quel tempo c’era l’usanza da parte dei monasteri di chiedere privilegi al vescovo o al papa, per avere rendite che garantissero la sopravvivenza della comunità. Era legittimo che i monasteri avessero terreni o altre proprietà, e gli stessi papi mi esortarono a più riprese ad accettarne. Così, insieme alle sorelle feci richiesta al papa di un privilegio particolare: il privilegio di non avere privilegi.
È un assurdo dal punto di vista giuridico, perché la richiesta dei privilegi ha l’esatto scopo contrario, ma noi non ci intendevamo di diritto e volevamo semplicemente che ci fosse garantita la peculiarità della nostra vocazione, di vivere cioè l’altissima povertà sull’esempio di Cristo, della Vergine Maria, di Francesco e dei suoi fratelli.
La povertà era la nostra ricchezza: lo scrissi anche ad Agnese di Boemia: «O beata povertà, che procura ricchezze eterne a chi l’ama e l’abbraccia! O santa povertà: a chi la possiede e la desidera è promesso da Dio il regno dei cieli! O pia povertà, che il Signore Gesù Cristo, si degnò più di ogni altro di abbracciare!».
Ottenuto il privilegio della Povertà, capii tuttavia che si doveva fare un passo ulteriore: scrivere e fare approvare una nostra Regola, anche se un decreto del concilio Lateranense IV impediva che ne fossero approvate di nuove. Noi però ci mettemmo a scriverla.
Il testo è breve, essenziale, e nell’incipit c’è il cuore della Regola, anche se io non ho usato affatto questa parola, ma preferivo chiamarla Forma di vita, perché il mio scopo non era tanto di offrire delle norme per regolare la vita, quanto il contenuto stesso della vita.
«La Forma di vita dell’Ordine delle sorelle povere, istituita dal beato Francesco, è questa: Osservare il santo Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità». Sull’esempio, di Francesco le sorelle ed io abbiamo posto come centro esistenziale della nostra esperienza il vangelo, non solo ispirandoci ad esso, o osservandone alcuni passi, ma desiderando di assumere la forma di vita di Cristo.
L’approvazione della Regola, forma di vita, si fece attendere: arrivò il 9 agosto 1253, due giorni prima della mia morte. Il fatto di averla potuta avere, l’ho ritenuta una carezza di Dio.
I miei capelli
I miei capelli taglierò
lascerò le vesti e gli ori
e i miei pensieri.
I miei pensieri lascerò,
la mia cara gioventù
le speranze mie di ieri.
E me ne andrò
via da tutto e via da me
per la strada dove lui
scalzo e povero già va...
Matteo 8,18-22
In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva. Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».I tuoi pensieri lascerai
la tua cara gioventù
le speranze tue di ieri.
E me ne andrò
via da tutto e via da me
per la strada dove lui
scalzo e povero già va...
Dalla terza lettera di S.Chiara a sant'Agnese di Praga
In questo specchio rifulge la beata povertà, la santa umiltà e l'ineffabile carità. Contempla lo specchio in ogni parte e vedrai tutto questo.
Osserva anzitutto l'inizio di questo specchio e vedrai la povertà di chi é posto in una mangiatoia ed avvolto in poveri panni. O meravigliosa umiltà, o stupenda povertà! Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra é adagiato in un presepio!
Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo Regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo, così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori.
E non abbandonarci alla tentazione
Ma liberaci dal male.
Amen.
Nel nome del Padre
e del Figlio
e dello Spirito Santo. Amen.
Audite poverelle
Audite poverelle, dal Signor vocate
Ke de multe parte et province sete adunate
(Ke de multe parte et province sete adunate)
Audite poverelle, dal Signor vocate
Vivate sempre en veritate e in obedientia moriate
(Vivate sempre en veritate e in obedientia moriate)
Non guardate alla vita fora
Quella dello spirito è migliora
Ve prego per grande amore
Che in povertà viviate
Quelle che son d'infermità gravate
E l'altre che son fatigate
Ciascuna lo sostenga in pace
E sera in Cielo coronata
Recita
Chiara Marcattili, don Franco Mastrolonardo, Gennj Fabbrucci
Canti e musiche
M.Castellacci. I miei capelli. Annamaria Bianchini. Coro di Forza venite gente
A.Branduardi. Audite poverelle
Testi
Sr.Nella Letizia Castrucci
Immagine
Icona di Santa Chiara scritta da Suor Maristella, Suor Laura e Suor Cristiana