
Testo della Novena
Nel nome del Padre
e del Figlio
e dello Spirito Santo. Amen.
Audite poverelle, dal Signor vocate
Viviate sempre en veritate e in obedientia moriate
L’inizio della nuova vita non è stato facile, anzitutto per la reazione della mia famiglia, in particolare dello zio Monaldo, che mi fece da padre dopo la morte di Favarone, il quale osteggiò fortemente la mia scelta e per giorni tentò di farmi recedere, anche con le minacce, ma dovette arrendersi di fronte alla mia determinazione e… al mio capo rasato. Sì, al mio capo rasato, perché quando mi tolsi il velo, e gli uomini che erano venuti per riportarmi a casa mi videro con il capo rasato, segno della consacrazione a Dio, desistettero, se non altro per timore d’incorrere nella scomunica che toccava a chi metteva le mani su un consacrato.
L’inizio non fu facile anche perché Francesco non aveva previsto che una donna avrebbe voluto seguire il suo ideale di vita, e non gli era chiaro dove avrei potuto vivere. Ci vollero due tentativi prima di trovare il posto giusto.
La prima tappa fu il monastero benedettino di San Paolo delle Abbadesse, dove fui accolta non come monaca, dal momento che avevo venduto tutta la mia dote, ma come serva. Probabilmente a Francesco sembrò il posto più sicuro per mettermi al riparo dalla reazione dei parenti, dal momento che godeva del diritto di asilo, ma anche così non fu del tutto sufficiente a proteggermi.
Quando la situazione si calmò, mi fece portare a Sant’Angelo di Panso, in una comunità di donne religiose, alle pendici del monte Subasio, dove mi raggiunse mia sorella Caterina, che da Francesco fu consacrata a Dio e chiamata col nome nuovo di Agnese. Anche per lei lo zio Monaldo reagì con veemenza, ma pure stavolta dovette arrendersi: la mite forza di due giovanissime donne innamorate di Cristo l’ebbe vinta su di lui e sul manipolo dei suoi soldati. Davvero «tutto è possibile per chi crede»! (Mc 9,23)
Così Francesco, avendo constatato che - parole sue - «non ricusavamo nessuna indigenza, povertà, fatica, tribolazione, o ignominia e disprezzo del mondo, anzi, al contrario, li ritenevamo grandi delizie» (FF 2832), ci affidò uno dei luoghi a lui più cari, e nel piccolo convento di San Damiano nel giro di poco tempo si unirono a noi tante giovani per abbracciare la forma di vita evangelica, in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità.
San Damiano nel corso dei secoli è stato ampliato, ma ancora oggi si possono visitare i luoghi del primitivo convento.
Immagino che molti, entrando nel piccolo dormitorio, si domandino: “Come ci sono state 50 sorelle qua dentro?!”. Certo, a San Damiano allora tutto era piccolo, tutto era povero, proprio come piaceva a Francesco e a me, innamorati come eravamo del Cristo povero e crocifisso. Ma questo piccolo nido di povertà attirò tante donne: presto si unirono a me e ad Agnese, le mie amiche Pacifica, Benvenuta e Filippa, le nostri nipoti Amata e Balvina, e molte molte altre, di ogni provenienza e ceto sociale. Tra di esse ci furono anche la nostra mamma Ortolana e la nostra sorella minore Beatrice: così la famiglia si riunì tutta di nuovo, non più nel palazzo degli Offreduccio, ma nel palazzo del gran Re. Sì, perché Francesco amava chiamarci le dame del gran Re e noi a San Damiano ci sentivamo proprio di abitare nel palazzo di Dio.
I miei capelli
I miei capelli taglierò
lascerò le vesti e gli ori
e i miei pensieri.
I miei pensieri lascerò,
la mia cara gioventù
le speranze mie di ieri.
E me ne andrò
via da tutto e via da me
per la strada dove lui
scalzo e povero già va...
Dagli Atti degli apostoli 2,42-47
Erano perseveranti nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.
I tuoi pensieri lascerai
la tua cara gioventù
le speranze tue di ieri.
E me ne andrò
via da tutto e via da me
per la strada dove lui
scalzo e povero già va...
Dalla terza lettera di S.Chiara a sant'Agnese di Praga
In questo specchio rifulge la beata povertà, la santa umiltà e l'ineffabile carità. Contempla lo specchio in ogni parte e vedrai tutto questo.
Osserva anzitutto l'inizio di questo specchio e vedrai la povertà di chi é posto in una mangiatoia ed avvolto in poveri panni. O meravigliosa umiltà, o stupenda povertà! Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra é adagiato in un presepio!
Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo Regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo, così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori.
E non abbandonarci alla tentazione
Ma liberaci dal male.
Amen.
Nel nome del Padre
e del Figlio
e dello Spirito Santo. Amen.
Audite poverelle
Audite poverelle, dal Signor vocate
Ke de multe parte et province sete adunate
(Ke de multe parte et province sete adunate)
Audite poverelle, dal Signor vocate
Vivate sempre en veritate e in obedientia moriate
(Vivate sempre en veritate e in obedientia moriate)
Non guardate alla vita fora
Quella dello spirito è migliora
Ve prego per grande amore
Che in povertà viviate
Quelle che son d'infermità gravate
E l'altre che son fatigate
Ciascuna lo sostenga in pace
E sera in Cielo coronata
Recita
Chiara Marcattili, don Franco Mastrolonardo, Paola Ragni,
Canti e musiche
M.Castellacci. I miei capelli. Annamaria Bianchini. Coro di Forza venite gente
A.Branduardi. Audite poverelle
Testi
Sr.Nella Letizia Castrucci
Immagine
Icona di Santa Chiara scritta da Suor Maristella, Suor Laura e Suor Cristiana