Numeri 21,4-9 con il commento di Rachele Consolini



Dal libro dei Numeri
Nm 21,4-9 

Testo del brano
In quei giorni, gli Israeliti si mossero dal monte Or per la via del Mar Rosso, per aggirare il territorio di Edom. Ma il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì. Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
F.Chopin. Preludes. Op.28 No.7. The polish dancer. Diritti Creative Commons. musopen.org

Meditazione
Rachele Consolini

Meditazione
Gli Israeliti iniziano a essere stanchi di questo cammino nel deserto, ed ecco l’ennesima mormorazione contro Dio e contro Mosè. Non hanno più intenzione di soffrire, non solo disprezzano le benedizioni di cui il Signore li colma: «Non abbiamo né pane né acqua».. che libertà è mai questa? Non si stava meglio prima? Quindi, ingordi e ingrati! La punizione giustamente arriva con l’arrivo di serpenti che, con il loro veleno, uccidono molti tra loro. Così Mosè deve intercedere un’altra volta per il suo popolo. Succede anche a noi quando siamo in difficoltà: non sopportiamo il viaggio – che è la nostra vita – e cerchiamo rifugio, o negli idoli o nelle lamentele, o in tante altre cose che ci avvelenano, come il morso di quei serpenti che a poco a poco ci fanno morire, spegnere il cuore. Questo spirito di stanchezza in noi cristiani ci porta anche a vivere insoddisfatti. Tutto non ci piace, tutto va male, tutto ci pesa. Lo stesso Gesù, la stessa nostra fede, viene minata dall’interno e questo è molto pericoloso perché, senza rendercene conto, prepariamo il “campo perfetto per la semina del diavolo”. Piano piano in noi muore la speranza, non vogliamo essere nemmeno consolati ma anzi, viviamo lamentandoci, viviamo criticando, viviamo insoddisfatti. E tutta questa desolazione viene proprio dal serpente che qui è simbolo della morte. Tutti noi viviamo momenti difficili, ma trascorrere la vita a lamentarsi ci impedisce di scoprire la potenza e la gioia della risurrezione di Gesù. Quando infatti non sopportiamo il viaggio, la fatica, gli imprevisti che la vita ci presenta, non sopportiamo nemmeno la speranza, non sopportiamo la guarigione e la consolazione. Ma come ci dice il testo, c’è una soluzione. Quando veniamo morsi dal veleno della lamentazione, e quando sentiamo che stiamo per soccombere ad esso, la soluzione è guardare a quel serpente innalzato su di un’asta, che simbolicamente rappresenta Gesù innalzato sulla croce. Guardare il Signore, che è morto per salvarci dal peccato, liberarci dal male e da ogni malattia. Il tempo della Quaresima è un tempo speciale che la Chiesa ci propone, ed è un’occasione per fare verità dentro di noi. Quante volte infatti ci siamo fatti schiacciare e avvilire dalle tempeste della vita, quante volte abbiamo dato spazio a pensieri di buio, di sconfitta e abbiamo mollato la spugna dicendo: “Tanto nulla cambierà”, oppure “ io non ce la faccio”, senza però dare una soluzione a tutta questa tristezza. Perché è vero che noi non siamo capaci, ma Gesù sì. È vero che non riusciamo a guarire e a cambiare le nostre abitudini sbagliate, ma Gesù può! Ed ecco che, nella fiducia in Dio, noi possiamo vivere della grazia della gioia che ci viene dalla Sua resurrezione, perché dopo la morte c’è sempre una nuova vita.

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