Numeri 24,2-7.15-17b con il commento di Rachele Consolini



Dal libro dei Numeri
Nm 24,2-7.15-17b 

Testo del brano
In quei giorni, Balaam alzò gli occhi e vide Israele accampato, tribù per tribù. Allora lo spirito di Dio fu sopra di lui. Egli pronunciò il suo poema e disse: «Oracolo di Balaam, figlio di Beor, e oracolo dell’uomo dall’occhio penetrante; oracolo di chi ode le parole di Dio, di chi vede la visione dell’Onnipotente, cade e gli è tolto il velo dagli occhi. Come sono belle le tue tende, Giacobbe, le tue dimore, Israele! Si estendono come vallate, come giardini lungo un fiume, come àloe, che il Signore ha piantato, come cedri lungo le acque. Fluiranno acque dalle sue secchie e il suo seme come acque copiose. Il suo re sarà più grande di Agag e il suo regno sarà esaltato». Egli pronunciò il suo poema e disse: «Oracolo di Balaam, figlio di Beor, oracolo dell’uomo dall’occhio penetrante, oracolo di chi ode le parole di Dio e conosce la scienza dell’Altissimo, di chi vede la visione dell’Onnipotente, cade e gli è tolto il velo dagli occhi. Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele».

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
F.Chopin. Preludes. Op.28 No.7. The polish dancer. Diritti Creative Commons. musopen.org

Meditazione
Rachele Consolini

Meditazione
Per comprendere al meglio questo testo biblico è prima di tutto importante conoscere chi sia Balaam. Facciamo una premessa: siamo giunti agli ultimi tempi della dimora degli Israeliti nel deserto, perché si accingevano ad entrare in Palestina. Gli Israeliti, dopo aver vinto i due re amorrei e conquistati i loro regni, si accamparono sulle pianure di Moab. Il re di questa regione temendo di far la stessa fine dei due re precedenti, ricorrere a Balaam, un indovino e profeta pagano, implacabile avversario del popolo di Dio. Balaam è “un esperto” in maledizioni e benedizioni; quello che benedice prospera, quello che maledice si dissolve. L’arte di Balaam consisteva nel piegare a sé la divinità del popolo da distruggere, trarla dalla propria parte attraverso offerte, sacrifici, formule e, una volta avutala in potere, maledire il popolo in nome suo. Balaam doveva dunque trarre dalla propria parte il Dio di Israele e poi, nel nome di Jahvéh, maledire Israele stesso. Ma il Signore è colui che non è catturabile, su di Lui le magie non funzionano. In più è un Dio fedele, che ama il suo popolo: mai avrebbe potuto fargli del male! Balaam vede che le sue magie non possono nulla su Dio, sul vero Dio. Le magie di Balaam di fronte ad Israele sono inoperanti e deve benedire, nonostante egli fosse stato incaricato di maledire. È chiaro che l’efficacia delle arti magiche di Balaam era dovuta al culto reso ai demoni. Ma Israele è del tutto al riparo da queste magie perché ha stretto un’alleanza d’amore con Dio. Questo testo biblico quindi è la benedizione che lo spirito del Signore ispira nel cuore di Balaam. L’indovino vede il popolo con gli occhi di Dio. È il Signore che gli ha aperto l’orecchio del cuore, perché possa udire le Sue parole, e gli ha tolto il velo dagli occhi perché possa vedere, nella luce di Dio, la verità di quel che gli sta dinanzi, riconoscendo nel Signore il vero Dio, e in Israele il popolo eletto. Ecco che in questo tempo di Avvento è importante anche per noi riscoprire chi sia il nostro Dio. È importante che chiediamo a Lui che ci apra il cuore, che tolga il velo dai nostri occhi per riconoscere chi ci sta davanti, per prepararci ad accogliere quel piccolo bimbo che è Dio, il nostro salvatore e liberatore. Gesù viene nella nostra storia, si incarna per condividere tutto con noi, e non si mostra come un grande potentissimo per imporre il suo dominio, ma come un bambino fragile: qui l’onnipotenza si fa umiltà e impotenza assoluta, ma salvifica.

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