Il Card. Borromeo richiama don Abbondio alla virtù del coraggio (dai "Promessi Sposi")



Testo del brano
"Signor curato", cominciò, e quelle parole furono dette in maniera da dover capire che erano il principio di un discorso lungo e serio
"Signor curato, perché non avete voi unita in matrimonio quella povera Lucia col suo promesso sposo?
“Hanno votato il sacco stamattina coloro”, pensò don Abbondio; e rispose borbottando: - monsignore illustrissimo avrà ben sentito parlare degli scompigli che son nati in quell’affare: è stata una confusione tale, da non poter, neppure al giorno d’oggi, vederci chiaro: come anche vossignoria illustrissima può argomentare da questo, che la giovine è qui, dopo tanti accidenti, come per miracolo; e il giovine, dopo altri accidenti, non si sa dove sia.
- Domando, - riprese il cardinale, - se è vero che, prima di tutti codesti casi, abbiate rifiutato di celebrare il matrimonio, quando n’eravate richiesto, nel giorno fissato; e il perché.
- Veramente... se vossignoria illustrissima sapesse... che intimazioni... che comandi terribili ho avuti di non parlare... - E restò lì senza concludere, in un cert’atto, da far rispettosamente intendere che sarebbe indiscrezione il voler saperne di più.
- Ma! - disse il cardinale, con voce e con aria grave fuor del consueto: - è il vostro vescovo che, per suo dovere e per vostra giustificazione, vuol saper da voi il perché non abbiate fatto ciò che, nella via regolare, era obbligo vostro di fare.
- Monsignore, - disse don Abbondio, facendosi piccino piccino, - non ho già voluto dire... Ma m’è parso che, essendo cose intralciate, cose vecchie e senza rimedio, fosse inutile di rimestare... Però, però, dico... so che vossignoria illustrissima non vuol tradire un suo povero parroco. Perché vede bene, monsignore; vossignoria illustrissima non può esser per tutto; e io resto qui esposto... Però, quando Lei me lo comanda, dirò, dirò tutto.
- Dite: io non vorrei altro che trovarvi senza colpa.
Allora don Abbondio si mise a raccontare la dolorosa storia; ma tacque il nome principale, e vi sostituì: un gran signore; dando così alla prudenza tutto quel poco che si poteva, in una tale stretta.
- E non avete avuto altro motivo? - domandò il cardinale, quando don Abbondio ebbe finito.
- Ma forse non mi sono spiegato abbastanza, - rispose questo: - sotto pena della vita, m’hanno intimato di non far quel matrimonio.
- E vi par codesta una ragion bastante, per lasciar d’adempire un dovere preciso?
- Io ho sempre cercato di farlo, il mio dovere, anche con mio grave incomodo, ma quando si tratta della vita...
- E quando vi siete presentato alla Chiesa, - disse, con accento ancor più grave, Federigo, - per addossarvi codesto ministero, v’ha essa fatto sicurtà della vita? V’ha detto che i doveri annessi al ministero fossero liberi da ogni ostacolo, immuni da ogni pericolo? O v’ha detto forse che dove cominciasse il pericolo, ivi cesserebbe il dovere? O non v’ha espressamente detto il contrario? Non v’ha avvertito che vi mandava come un agnello tra i lupi [14]? Non sapevate voi che c’eran de’ violenti, a cui potrebbe dispiacere ciò che a voi sarebbe comandato? Quello da Cui abbiam la dottrina e l’esempio, ad imitazione di Cui ci lasciam nominare e ci nominiamo pastori, venendo in terra a esercitarne l’ufizio, mise forse per condizione d’aver salva la vita? E per salvarla, per conservarla, dico, qualche giorno di più sulla terra, a spese della carità e del dovere, c’era bisogno dell’unzione santa, dell’imposizion delle mani, della grazia del sacerdozio? Basta il mondo a dar questa virtù, a insegnar questa dottrina. Che dico? oh vergogna! il mondo stesso la rifiuta: il mondo fa anch’esso le sue leggi, che prescrivono il male come il bene; ha il suo vangelo anch’esso, un vangelo di superbia e d’odio; e non vuol che si dica che l’amore della vita sia una ragione per trasgredirne i comandamenti. Non lo vuole; ed è ubbidito. E noi! noi figli e annunziatori della promessa! Che sarebbe la Chiesa, se codesto vostro linguaggio fosse quello di tutti i vostri confratelli? Dove sarebbe, se fosse comparsa nel mondo con codeste dottrine?
Don Abbondio stava a capo basso: il suo spirito si trovava tra quegli argomenti, come un pulcino negli artigli del falco, che lo tengono sollevato in una regione sconosciuta, in un’aria che non ha mai respirata. Vedendo che qualcosa bisognava rispondere, disse, con una certa sommissione forzata: - monsignore illustrissimo, avrò torto. Quando la vita non si deve contare, non so cosa mi dire. Ma quando s’ha che fare con certa gente, con gente che ha la forza, e che non vuol sentir ragioni, anche a voler fare il bravo, non saprei cosa ci si potesse guadagnare. È un signore quello, con cui non si può né vincerla né impattarla.
- E non sapete voi che il soffrire per la giustizia è il nostro vincere? E se non sapete questo, che cosa predicate? di che siete maestro? qual è la buona nuova che annunziate a’ poveri? Chi pretende da voi che vinciate la forza con la forza? Certo non vi sarà domandato, un giorno, se abbiate saputo fare stare a dovere i potenti; che a questo non vi fu dato né missione, né modo. Ma vi sarà ben domandato se avrete adoprati i mezzi ch’erano in vostra mano per far ciò che v’era prescritto, anche quando avessero la temerità di proibirvelo.
“Anche questi santi son curiosi, - pensava intanto don Abbondio: - in sostanza, a spremerne il sugo, gli stanno più a cuore gli amori di due giovani, che la vita d’un povero sacerdote”. E, in quant’a lui, si sarebbe volentieri contentato che il discorso finisse lì; ma vedeva il cardinale, a ogni pausa, restare in atto di chi aspetti una risposta: una confessione, o un’apologia, qualcosa in somma.
- Torno a dire, monsignore, - rispose dunque, - che avrò torto io... Il coraggio, uno non se lo può dare.
- E perché dunque, potrei dirvi, vi siete voi impegnato in un ministero che v’impone di stare in guerra con le passioni del secolo? Ma come, vi dirò piuttosto, come non pensate che, se in codesto ministero, comunque vi ci siate messo, v’è necessario il coraggio, per adempir le vostre obbligazioni, c’è Chi ve lo darà infallibilmente, quando glielo chiediate? Credete voi che tutti que’ milioni di martiri avessero naturalmente coraggio? che non facessero naturalmente nessun conto della vita? tanti giovinetti che cominciavano a gustarla, tanti vecchi avvezzi a rammaricarsi che fosse già vicina a finire, tante donzelle, tante spose, tante madri? Tutti hanno avuto coraggio; perché il coraggio era necessario, ed essi confidavano. Conoscendo la vostra debolezza e i vostri doveri, avete voi pensato a prepararvi ai passi difficili a cui potevate trovarvi, a cui vi siete trovato in effetto? Ah! se per tant’anni d’ufizio pastorale, avete (e come non avreste?) amato il vostro gregge, se avete riposto in esso il vostro cuore, le vostre cure, le vostre delizie, il coraggio non doveva mancarvi al bisogno: l’amore è intrepido. Ebbene, se voi gli amavate, quelli che sono affidati alle vostre cure spirituali, quelli che voi chiamate figliuoli; quando vedeste due di loro minacciati insieme con voi, ah certo! come la debolezza della carne v’ha fatto tremar per voi, così la carità v’avrà fatto tremar per loro. Vi sarete umiliato di quel primo timore, perché era un effetto della vostra miseria; avrete implorato la forza per vincerlo, per discacciarlo, perché era una tentazione: ma il timor santo e nobile per gli altri, per i vostri figliuoli, quello l’avrete ascoltato, quello non v’avrà dato pace, quello v’avrà eccitato, costretto, a pensare, a fare ciò che si potesse, per riparare al pericolo che lor sovrastava... Cosa v’ha ispirato il timore, l’amore? Cosa avete fatto per loro? Cosa avete pensato?
E tacque in atto di chi aspetta.

Autore
A.Manzoni. I Promessi Sposi. Brani tratti dai capitoli I e II
Brano audio tratto da "Ad alta voce", trasmissione radiofonica di RaiTre
Silvia Cecchini legge I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni
Diritti Creative Commons

Il Cardinal Borromeo richiama don Abbondio alla virtù del coraggio
Il colloquio tra don Abbondio e il cardinal Borromeo, che si snoda tra la fine del cap. XXV e l'inizio del XXVI, ha per oggetto i rimproveri del prelato per il comportamento scorretto del sacerdote ed è il primo momento del romanzo in cui il curato, messo di fronte alle sue mancanze e al rifiuto di celebrare il matrimonio di Renzo e Lucia, sembra toccato nel suo cuore e prova qualcosa di simile al pentimento, salvo poi tornare a farsi dominare come sempre dalla paura: i richiami dell'arcivescovo sortiscono un effetto sull'interlocutore e lo spingono a riflettere sui suoi errori, proprio come se ascoltasse la voce della coscienza.

I Promessi sposi. Capitolo XXV

 

Il Card. Borromeo richiama don Abbondio alla virtù del coraggio (dai "Promessi Sposi") La tristezza (da "Filotea" di S.Francesco di Sales) La sepoltura di Cecilia (da "I Promessi Sposi") Assunzione di Maria (dal film "Maria, figlia del suo figlio") Ermanno Olmi racconta il Card. Martini La storia di mio padre (di E. Bianchi) L'amore inatteso (dal film di Anne Giafferi) La nascita di un bambino è consolazione La vigilia del mio giorno di suffragio. Come amare il bambino (da "Storia di Janusz Korczak") Alzarsi per non ferire i piccoli (da "Storia di Janusz Korczak") Preghiera dalla baracca di un lager Perché tardi Madre? (preghiera/devozione) Tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico (dal film "Centochiodi") Il pranzo di Babette. Verità e misericordia si sono incontrate Guerra e pace. Le cause banali della guerra Il cristiano del futuro sarà un mistico (dal film "Bonhoeffer" di Eric Till) Preghiera di San Bernardo a Maria (Dal canto XXXIII del Paradiso di Dante) Il Dio della gioia (Dal film "Camminacammina" di E. Olmi) Lettera ad una madre dalla guerra. (Dal film "Torneranno i prati" di E.Olmi) Da dove viene la zizzania (Catechesi di suor G.Riva sul dipinto di Van Gogh) Il dialogo impossibile tra un padre e una figlia Gli uomini valgono più dei libri (dal film "Centochiodi" di E.Olmi) Il racconto di Cana La tastiera finita e il pianista infinito E' mezzogiorno (poesia dedicata a Maria) La storia del soldato e della principessa (da "Nuovo Cinema Paradiso") Discorso alla Beard School Il pianto di una prostituta (di F. Dostoevskij) C'era un uomo ricco che aveva due figli (la parabola raccontata da E. Olmi) La Leggenda del Grande Inquisitore (da "I fratelli Karamazov") L'ignavia di Don Abbondio (dai "Promessi Sposi") Preghiera a Cristo (da "La Storia di Cristo") Nel grembo della luce Una ferita d'amore (preghiera/poesia) Dio semina poi attende (Brano di Simon Weil tratto dal film "Un giorno devi andare") Benedizione ad un defunto (dal film "Un giorno devi andare") La grazia per la mucca (da "L'albero degli zoccoli" di E.Olmi) L'omelia del parroco (dal film "L'albero degli zoccoli" di Ermanno Olmi) Preghiera per uno che si è perso Preghiera per uno che ha ritrovato la sua strada Principi e principesse ce ne saranno sempre (brano audio tratto dal film di E.Olmi "Durante l'estate") La preghiera di Lucia nei Promessi Sposi Dall'immagine tesa (poesia) Signore Gesù Cristo sii misericordioso con me peccatore (Dal film "L'isola" di Pavel Longuine) Corpo celeste

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