L'amore inatteso (dal film di Anne Giafferi)



Testo
Il brano audio è preso dal film "L’Amore inatteso" che narra la conversione di un avvocato francese attraverso un corso di catechesi. Il regista intende porre il fuoco sulla realtà dei “ricomincianti” in Francia, di coloro che ritornano alla fede.

Brano audio tratto da "L'amore inatteso (Qui a envie d'être aimé?)", un film del 2010 diretto da Anne Giafferi.
Il film è stato presentato al Festival de cinéma européen des Arcs di Les Arcs (Bourg-Saint-Maurice) nel dicembre del 2010, per poi essere distribuito nelle sale francesi a partire dal 2011. Il soggetto è tratto dal romanzo autobiografico di Thierry Bizot, Catholique anonyme del 2008

L'amore inatteso
Nel partecipare a un percorso di catechesi di due mesi Antonie, un brillante avvocato sposato con due figli, riscopre una fede rimasta “bambina” per una vita. Questo incontro inatteso, irrazionale, sconvolgente (e un po’ vergognoso) con Dio rivoluzionerà i rapporti con il suo entourage. Si può tornare a credere in Dio? Parte esattamente da qui l’opera prima della regista francese Anne Giafferri che ha voluto adattare sullo schermo il romanzo autobiografico di Thierry Bizot (suo marito e produttore televisivo) Catholique anonyme, sul fenomeno francese dei cosiddetti recommençants o “ricomincianti”. La regista «Mi interessava mostrare – spiega la regista – perché e in che modo una persona “normale”, ossia equilibrata e poco vulnerabile, possa essere suo malgrado toccata dalla fede. È un film che gioca con i cliché e i pregiudizi di cui la Chiesa cattolica è spesso oggetto. Si ride garbatamente dei credenti, ma anche di chi ha pregiudizi riguardo alla religione. Certo, il film parla di spiritualità, di ricerca del senso della vita, ma questi temi sono trattati con leggerezza, ironia e senza proselitismo. Ho cercato l’equilibrio tra un tema piuttosto serio e un genere tendente più volentieri verso la commedia».
Ogni regista ha un obiettivo. C’è chi vuole divertire, spaventare, affascinare, commuovere. Quello di questo film è raccontare l’esperienza di conversione di un giovane avvocato. Ho apprezzato l’inedito sforzo che la regista Anne Giafferi ha affrontato in questo progetto. Storie che spesso il mondo del cinema ignora e mette sotto silenzio. Non capita spesso vedere pellicole che raccontano vicende di fede. Mi ha colpito vedere sullo schermo qualcosa che parla di noi, vicende e storie di persone in ricerca, di cammini di fede che si ritrovano dopo anni nei percorsi delle nostre comunità, fatte di accoglienza, Vangelo e solidarietà.
Un film che fotografa il percorso di ricerca di un adulto normale ed equilibrato, che ha già tutto, ma aspetta ancora qualcosa, che gli cambierà la vita, che lo renderà un padre capace di amare i suoi figli in un modo nuovo. Una scoperta della fede che lentamente gli restituirà un rapporto onesto e autentico con una moglie che ama e che inizia a sentire distante dalla sua ricerca personale, solitaria, ma che non può più tenere solo per sé. Racconta quello che gli sta succedendo dentro, un po’ per vergogna, un po’ perché deve ancora capire. Accetta la sfida di raccontarsi alla donna della sua vita, sua moglie, che resta distante, non capisce e non accetta ciò di cui il marito le parla. Dio, la fede, la Messa, la Bibbia. Tutte cose estranee fino ad allora al loro mondo. Infatti, questa donna non capisce, ma ha l’umiltà di mettersi in ascolto del cammino interiore di Jerard: ciò che non riescono a fare le idee lo potrà fare l’amore. Un amore che non la porterà a seguirlo in questa sua scoperta, ma che la renderà rispettosa compagna di viaggio.
Jerard arriverà a sentirsi completamente nudo e scoperto davanti ad un desiderio inatteso d’infinito che lo raggiungerà trasformandolo dentro i segmenti della sua storia quotidiana, fatta di relazioni e di vicende familiari passate. Inizieranno i segni di una fede che genera scelte di discontinuità quotidiane. Un rapporto di misericordia con il fratello da sempre distante e prepotente e parole adulte di libertà per chiedere al padre un nuovo rispetto anche per lui, da sempre figlio di seconda classe . Quello stesso cammino che lo induce a diventare figlio in un modo nuovo, gli donerà il coraggio di affrontare un altro stile di paternità, che la pellicola cristallizza in quell’abbraccio col figlio e in quelle parole umili e vere di richiesta di perdono. Un gesto semplice, capace di spezzare una catena di disamore familiare. È l’immagine di una fede che ti dà il coraggio d’immaginarti diverso, nuovo! C’è poi un altro aspetto che lascia sorpresi e che rimane a mio avviso la colonna sonora, lo stile di fondo di quest’opera: la semplicità. Tutto è semplice e porta con sé i toni del quotidiano, di cose grandi e infinite che però si dispiegano nella forma della semplicità. La regia e lo sguardo della macchina da presa ricordano quello di un osservatore esterno e discreto. Come un invito a prendere parte a quello che accade. Montaggio, fotografia e attori si distinguono per la linearità e l’assenza di elementi spettacolari. Anche la scelta di volti non famosi e normali, come l’ambientazione urbana e contemporanea, mettono in risalto la quotidianità di una storia moderna, dentro la quale irrompe il mistero. Dal film traspare il tentativo della regista di raccontare lo sguardo contemporaneo di tanta gente che guarda alla realtà della Chiesa con prevenzione, distanza, derisione. Ma Jerard, quando racconta il suo primo incontro con la Chiesa, rimane aperto. Non si lascia bloccare dai commenti degli amici e della moglie. Comincia il suo cammino di fede per educazione, per non declinare l’invito del professore di suo figlio. Un inizio banale, ma capace di cambiargli la vita! Questo film è un invito a ricordarci che la fede è un cammino semplice e la Grazia di Dio una bella notizia, che può raggiungerti ovunque e nonostante tutto.

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