1 Maccabei 4,36-37.52-59 con il commento di Emanuele Crispo



Dal primo libro dei Maccabei
1Mac 4,36-37.52-59 

Testo del brano
In quei giorni, Giuda e i suoi fratelli dissero: «Ecco, sono stati sconfitti i nostri nemici: andiamo a purificare il santuario e a riconsacrarlo». Così si radunò tutto l’esercito e salirono al monte Sion. Si radunarono il mattino del venticinque del nono mese, cioè il mese di Chisleu, nell’anno centoquarantotto, e offrirono il sacrificio secondo la legge sul nuovo altare degli olocausti che avevano costruito. Nella stessa stagione e nello stesso giorno in cui l’avevano profanato i pagani, fu riconsacrato fra canti e suoni di cetre e arpe e cimbali. Tutto il popolo si prostrò con la faccia a terra, e adorarono e benedissero il Cielo che era stato loro propizio. Celebrarono la dedicazione dell’altare per otto giorni e offrirono olocausti con gioia e sacrificarono vittime di ringraziamento e di lode. Poi ornarono la facciata del tempio con corone d’oro e piccoli scudi. Rifecero i portoni e le celle sacre, munendole di porte. Grandissima fu la gioia del popolo, perché era stata cancellata l’onta dei pagani. Giuda, i suoi fratelli e tutta l’assemblea d’Israele, poi, stabilirono che si celebrassero i giorni della dedicazione dell’altare nella loro ricorrenza, ogni anno, per otto giorni, cominciando dal venticinque del mese di Chisleu, con gioia ed esultanza.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
A.Fulero. Elegy. Raccolta Audio YouTubeStudios. Licenza libera

Meditazione
Emanuele Crispo

Meditazione
Immensa è la felicità di quando si ritrova qualcosa di perso, ciò che era tanto amato ritorna con tutta la sua carica di gioia ad alimentare quel cuore oramai svuotato dalla perdita. Possiamo ritrovare un oggetto coperto da ricordi magnifici, una foto che ci rimanda la momento in cui è stata scattata, un amico caro, allontanato per chissà quale motivo, possiamo ritrovare noi stessi in gesti e parole, profumi e sensazioni oramai lasciati indietro da tanti anni. Personalmente mi capita di ritrovare me stesso quando ascolto una parola nel mio dialetto, che spesso non utilizzo più. Molto spesso ci ritroviamo anche quando ritorniamo sui nostri passi, quando ritorniamo su quella strada di piena comunione con la nostra fede. La fede è particolare, è quel dono prezioso che alle volte più che perderlo cerchiamo di metterlo noi in una scatola, e nasconderlo così accuratamente che volontariamente proviamo a dimenticarcene. La fede è personale ma ha bisogno di una collaborazione collettiva, che molto spesso non soddisfa quelle aspettative di cui la carichiamo. Quelle aspettative però nemmeno noi sappiamo come devono essere soddisfatte, e quindi preferiamo mettere tutto in un’unica scatola, scriverci sopra “fede e religione” e nasconderla in qualche angolo della nostra cantina interiore, cercando di dimenticarcene per sempre. Capita però che, con il passare del tempo, uno spazio dentro al nostro cuore richiede di essere riempito: ci aggiungiamo oggetti, l’auto nuova, la moto, la vacanza in montagna, una nuova relazione, dei nuovi amici, purtroppo alle volte anche qualcosa di malsano, ma stiamo riempiendo quel vuoto con del fumo grigiastro, che sembra richiudere tutti gli spazi vuoti ma, quando si dissolve, in brevissimo tempo rilascia nuovamente la stanza vuota. Può capitare poi che arrivi un’occasione, una persona, una parola, un profumo che ti riporta alla mente quella scatola in cantina che avevi nascosto, l’andiamo a riprendere e, una volta riaperta, quel vuoto viene riempito di vera gioia, quella stessa gioia diventa quadruplicata, tutti i malcontenti del perché è stata inizialmente nascosta vengono dimenticati, e ciò che si rivive è il dono più grande.

 

Scarica la nostra App su