1 Maccabei 2,15-29 con il commento di Emanuele Crispo



Dal primo libro dei Maccabei
1Mac 2,15-29 

Testo del brano
In quei giorni, i messaggeri del re, incaricati di costringere all’apostasia, vennero nella città di Modin per indurre a offrire sacrifici. Molti Israeliti andarono con loro; invece Mattatìa e i suoi figli si raccolsero in disparte. I messaggeri del re si rivolsero a Mattatìa e gli dissero: «Tu sei uomo autorevole, stimato e grande in questa città e sei sostenuto da figli e fratelli. Su, fatti avanti per primo e adempi il comando del re, come hanno fatto tutti i popoli e gli uomini di Giuda e quelli rimasti a Gerusalemme; così tu e i tuoi figli passerete nel numero degli amici del re e tu e i tuoi figli avrete in premio oro e argento e doni in quantità». Ma Mattatìa rispose a gran voce: «Anche se tutti i popoli che sono sotto il dominio del re lo ascoltassero e ognuno abbandonasse la religione dei propri padri e volessero tutti aderire alle sue richieste, io, i miei figli e i miei fratelli cammineremo nell’alleanza dei nostri padri. Non sia mai che abbandoniamo la legge e le tradizioni. Non ascolteremo gli ordini del re per deviare dalla nostra religione a destra o a sinistra». Quando ebbe finito di pronunciare queste parole, si avvicinò un Giudeo alla vista di tutti per sacrificare sull’altare di Modin secondo il decreto del re. Ciò vedendo, Mattatìa arse di zelo; fremettero le sue viscere e fu preso da una giusta collera. Fattosi avanti di corsa, lo uccise sull’altare; uccise nel medesimo tempo il messaggero del re, che costringeva a sacrificare, e distrusse l’altare. Egli agiva per zelo verso la legge, come aveva fatto Fineès con Zambrì, figlio di Salom. La voce di Mattatìa tuonò nella città: «Chiunque ha zelo per la legge e vuole difendere l’alleanza mi segua!». Fuggì con i suoi figli tra i monti, abbandonando in città quanto possedevano. Allora molti che ricercavano la giustizia e il diritto scesero nel deserto, per stabilirvisi.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
A.Fulero. Elegy. Raccolta audio YouTubeStudios. Licenza libera

Meditazione
Emanuele Crispo

Meditazione
Spesso ci domandiamo chi siamo davvero, il mondo occidentalizzato ti risponde senza pensarci troppo: “sei ciò che possiedi, ciò che fai e ciò che consumi”. Pur ascoltando e seguendo queste indicazioni, purtroppo molte volte ci ritroviamo in una solitudine che si trasforma presto in tristezza. Chi era Mattatìa? Certamente un uomo rispettato dal suo popolo, sicuramente influente per la sua rettitudine d’animo, ma Mattatìa, padre di tanti figli, era altro, lui era la sua storia, la storia dei suoi padri, era la sua tradizione che continuava a seguire. Lui era colui che non rinnegava se stesso e la sua famiglia, e continuava a percorrere il cammino dell’alleanza dei suoi padri. Anche Gesù non era tanto apprezzato per ciò che possedeva, per la sua influenza politica, lui era amato per ciò che era, la sua vera lezione di vita non erano tanto le sue parabole o i suoi detti, ma la sua persona, la sua rettitudine, il non abbandonare mai la sua vera natura, il suo vero percorso. Cristo era il proseguimento della sua “Tradizione”: era venuto dal Padre ed è stato per tutta la vita retto nel proseguire la sua strada, non si è mai piegato né ha cercato dei compromessi per farsi amici influenti, è arrivato sulla croce essendo fino all’ultimo sé stesso. Molto spesso ripenso a questa dinamica, rifletto e mi confermo che io sono la storia dei miei antenati, una tradizione impressa nella mia anima, sono i valori di mio padre e mia madre, sono le storie che mi raccontavano i miei nonni, sono gli abbracci di mia nonna, la fede che mi hanno tramandato tutti i miei parenti, io sono questo e se continuo a seguire questa strada, aiuterò chi verrà dopo di me a essere se stesso, ed io, a vivere una vita sempre più piena.

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