Gioele 4,12-21 con il commento di Luca Bastianelli



Dal libro del profeta Gioele
Gl 4,12-21 

Testo del brano
Così dice il Signore: Si affrettino e salgano le nazioni alla valle di Giòsafat, poiché lì sederò per giudicare tutte le nazioni dei dintorni. Date mano alla falce, perché la messe è matura; venite, pigiate, perché il torchio è pieno e i tini traboccano, poiché grande è la loro malvagità! Folle immense nella valle della Decisione, poiché il giorno del Signore è vicino nella valle della Decisione. Il sole e la luna si oscurano e le stelle cessano di brillare. Il Signore ruggirà da Sion, e da Gerusalemme farà udire la sua voce; tremeranno i cieli e la terra. Ma il Signore è un rifugio per il suo popolo, una fortezza per gli Israeliti. Allora voi saprete che io sono il Signore, vostro Dio, che abito in Sion, mio monte santo, e luogo santo sarà Gerusalemme; per essa non passeranno più gli stranieri. In quel giorno le montagne stilleranno vino nuovo e latte scorrerà per le colline; in tutti i ruscelli di Giuda scorreranno le acque. Una fonte zampillerà dalla casa del Signore e irrigherà la valle di Sittìm. L’Egitto diventerà una desolazione ed Edom un arido deserto, per la violenza contro i figli di Giuda, per il sangue innocente sparso nel loro paese, mentre Giuda sarà sempre abitata e Gerusalemme di generazione in generazione. Non lascerò impunito il loro sangue, e il Signore dimorerà in Sion.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
A.Gandhi. Twinkle in the Night. Raccolta audio di YouTube

Meditazione
Luca Bastianelli

Meditazione
In Gioele il giorno del giudizio di Dio non tarderà ad arrivare. Il giudizio cadrà su quei popoli che avranno perseguitato Israele, poiché «il Signore è un rifugio per il suo popolo, una fortezza per gli Israeliti» (Gl 4,16b). Nel Nuovo Testamento, alla luce della venuta del Figlio di Dio e del suo sacrificio in croce, come ci ricorda S. Paolo, la salvezza non dipende più dall’obbedienza alla Legge o dall’appartenenza ad un popolo, ma dall’adesione all’amore di Dio. Come incontro questo amore? Nell’incontro con Cristo. Questo può avvenire per svariati motivi, come si evince dal Vangelo: per caso, come accade all’uomo della parabola che trovò il tesoro in un campo; per curiosità, come a Zaccheo; per necessità, come nel caso della cananea o del capo della sinagoga o del cieco nato; per raggiungere la vita eterna, così il giovane ricco; per la ricerca della verità, come Nicodemo; mentre si svolge il proprio lavoro, come i primi apostoli; oppure nel dolore, la vedova di Nain. E noi, in che modo lo abbiamo incontrato? E perché continuiamo a cercarlo? C’è un dato comune in questi incontri: solo la fiducia totale in Lui e nel suo Amore cambia le vite di queste persone e, quindi, le nostre. Dirà Gesù con stupore alla cananea: «donna, davvero grande é la tua fede!» (Mt 15,28). Senza questo desiderio profondo di vivere in Cristo, la nostra esistenza non si trasforma e le nostre ferite non guariscono: ciò che accade al giovane ricco, che «se ne andò, triste: possedeva infatti molte ricchezze» (Mt 19,22). La conversione tuttavia può portarci su strade inaspettate e impervie, dove non ne comprendiamo a pieno il senso, perché il senso di tutto appartiene a Dio. Per questo la fede è camminare nel buio guardando la luce, che è Cristo. Quanto grande sarà quella luce nel nostro quotidiano dipenderà da noi, dalla preghiera, dalle opere e dal nostro desiderio di Lui (le cinque vergini sagge della parabola). E allora Dio ci chiede il coraggio di accogliere giorno dopo giorno, con il cuore prima ancora che con la ragione, l’amore del Figlio, sapendo che ci ha amati per primo e che questo Amore ci trasformerà in figli di Dio, e diventerà di per sé un giudizio sulla nostra vita, che ha accolto la Vita.

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