Lettera a Tito 3,1-7 con il commento di Giacomo Ricci



Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito
Tt 3,1-7

Testo del brano
Carissimo, ricorda [a tutti] di essere sottomessi alle autorità che governano, di obbedire, di essere pronti per ogni opera buona; di non parlare male di nessuno, di evitare le liti, di essere mansueti, mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini. Anche noi un tempo eravamo insensati, disobbedienti, corrotti, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella malvagità e nell’invidia, odiosi e odiandoci a vicenda. Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, che Dio ha effuso su di noi in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, affinché, giustificati per la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.
 

Recita
cristian Messina

Musica di sottofondo
Gabriel Fauré. Romance sans paroles No.3. Performer Sam Chan. Diritti Creative Commons. musopen.org

Meditazione
Giacomo Ricci

Meditazione
Inizia il terzo capitolo ed anche qui Paolo, in questo caso in maniera più generale, continua a definire quale debba essere la forma di comportamento ideale per il buon cristiano. Tiene molto a questo punto, poiché base fondamentale per l’annunciazione del vangelo, che si dipana sicuramente tramite parola, ma anche, e soprattutto, attraverso i fatti. Nel dipingere la linea degli atteggiamenti da assumere, egli ammonisce sul parlare male degli altri, cosa che invece di questi tempi viene piuttosto facile purtroppo. Viviamo in una società che ama il gossip, cioè il pettegolezzo, lo vediamo nei programmi TV, nei giornali, nelle riviste, ma lo sentiamo anche nelle conversazioni quotidiane e questo sembra naturale o normale, potrebbe quindi sorgerci spontaneo il pensiero che esso non rappresenti qualcosa di grave, poiché tutti lo fanno, è quasi consuetudine che sia così. Beh in questo caso sbaglieremmo di gran lunga, oltre al buon senso, ce lo dice la Bibbia, che compresa questa lettera riprende numerose volte tale argomento, ne citerò solamente alcuni: «l’uomo perverso provoca litigi, chi calunnia divide gli amici», cita il libro dei Proverbi (16,28); «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati», ci dice il Vangelo di Luca (6,37); «Non andrai in giro a spargere calunnie fra il tuo popolo né coopererai alla morte del tuo prossimo», è scritto invece nel Levitico (19,16); se ne parla poi anche nella Lettera di Giacomo: «Non dite male gli uni degli altri, fratelli.. Uno solo è legislatore e giudice, Colui che può salvare e mandare in rovina; ma chi sei tu, che giudichi il tuo prossimo?» (4,11-12). Prima considerazione, diffamare qualcuno alle sue spalle contribuisce in larga scala a distruggere la sua persona; secondo, appunto, chi siamo noi per potercelo permettere? Ci sentiamo per caso superiori nel farlo? Questo, certo, non significa non riprendere apertamente chi sta sbagliando, il Levitico infatti, nel versetto consecutivo a quello precedentemente citato, chiarisce: «rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui» (19,17b). La critica a qualcuno deve essere fatta per edificare, non per demolire o alimentare rancori. Il parlar male di qualcuno nasce spesso dall’orgoglio, poiché significa mettere sé stessi su un gradino più alto. Quando si abbassa l’altro si ha l’illusione d’innalzarsi, cerchiamo sempre di elevare la nostra reputazione, abbassando quella degli altri promuoviamo la nostra. Paolo continua dicendo, invece, di mostrare «ogni tipo di mitezza verso tutti gli uomini». A sentirla così pare una frase più facile di quanto in verità non sia, in molti potrebbero sentirsi di condividere queste parole e riconoscersi nell’attuarle, ma in realtà credo che solo in pochi possano dire di incarnarle vivamente, poiché necessitano di un percorso interiore di fede molto ampio. Il testo parla chiaro: «Tutti gli uomini», non si ammettono infatti eccezioni, né per chi ci risulta insopportabile, né per il delinquente, né per l’omicida, nemmeno per chi ci ha fatto del male in prima persona. È la legge del perdono. Poco dopo Paolo, per spiegarlo ancora meglio, prende per esempio se stesso: «Anche noi un tempo eravamo insensati, disobbedienti, corrotti, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella malvagità e nell’invidia, odiosi e odiandoci a vicenda (ci va giù piuttosto pesante, non c’è forse descrizione più negativa). Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati». Ci sta dicendo che c’è speranza per chiunque, anche per coloro che all’apparenza non meriterebbero nemmeno il nostro sguardo. Nessuno è irrecuperabile o indegno di essere guardato con amore, questo è il capolavoro di Dio, che desidera la nostra misericordia verso il prossimo, perché possiamo salvarci gli uni con gli altri. Dobbiamo contribuire a portare avanti il progetto di salvezza di Cristo, il quale ci ha salvati per primo donando sé stesso. Vorrei riportare ora un esempio concreto, quello di Nelson Mandela, che per essersi opposto al segregazionismo razziale ha dovuto scontare ventisette anni di carcere. Queste le sue parole: «Quando ho camminato verso il cancello che avrebbe portato alla mia libertà, sapevo che se non avessi lasciato l’amarezza e l’odio dietro di me, sarei rimasto ancora in prigione. Ho perdonato tutti!». Come si è visto nei tre capitoli di questa lettera, vivere la fede fino in fondo è qualcosa di davvero molto complicato, che richiede grandi sforzi, i quali non possono essere fatti da soli, ma solo insieme alla guida del Signore. Poi, fortunatamente, abbiamo a disposizione innumerevoli esempi a cui ispirarci, ovvero le vite dei santi. Consiglio infatti di leggere, scoprire e poter fare propria, la bellezza con cui, questi uomini e donne di fede, hanno illuminato la loro vita e quella degli altri. In particolare, suggerisco i santi che hanno vissuto l’epoca a noi contemporanea, poiché è possibile sentirli più tangibili, più vicini a noi, come Alberto Marvelli, Giovanni Paolo II, Chiara Luce Badano, Madre Teresa di Calcutta e i tanti altri santi vicini ai nostri tempi. A questo proposito vorrei concludere proprio con una citazione di Madre Teresa riguardo al perdono: «Quando una persona ti ferisce, non irritarti. Pensa solo che dietro quel comportamento c’è una incapacità di amare, dovuta alla presenza di una ferita, di una mancanza d’amore. Così perdonerai e pregherai per quella persona senza portare rancore». In ultimo, per chi volesse, consiglio la visione del film Philomena, un elaborato eccellente, che racconta la storia vera di un commovente episodio di perdono.

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