Michea 6,1-4.6-8 con il commento di Federica Lualdi



Dal libro del profeta Michea
Mi 6,1-4.6-8

Testo del brano
Ascoltate dunque ciò che dice il Signore: «Su, illustra la tua causa ai monti e i colli ascoltino la tua voce!». Ascoltate, o monti, il processo del Signore, o perenni fondamenta della terra, perché il Signore è in causa con il suo popolo, accusa Israele. «Popolo mio, che cosa ti ho fatto? In che cosa ti ho stancato? Rispondimi. Forse perché ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, ti ho riscattato dalla condizione servile e ho mandato davanti a te Mosè, Aronne e Maria?». «Con che cosa mi presenterò al Signore, mi prostrerò al Dio altissimo? Mi presenterò a lui con olocausti, con vitelli di un anno? Gradirà il Signore migliaia di montoni e torrenti di olio a miriadi? Gli offrirò forse il mio primogenito per la mia colpa, il frutto delle mie viscere per il mio peccato?». Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
P.I.Tchaikovisky. The seasons. Op.37a VI June. Barcarolle. Diritti Creative Commons.Musopen.org

Meditazione
Federica Lualdi

Meditazione
Molti commentari attribuiscono ad un altro profeta, definito Deutero-Michèa, gli ultimi due capitoli di questo libro. Quasi contemporaneo del primo Michèa, vive circa lo stesso periodo storico, quello di una certa decadenza e precarietà del popolo di Israele. Una cosa li accomuna: la voce di Dio che parla attraverso di loro. In questi versetti Dio chiama in causa il suo popolo che è venuto meno ai suoi impegni, che ha tradito l’alleanza. Ho fatto una ricerca e ho scoperto che a quel tempo in cui ancora non esisteva la figura del giudice come la intendiamo noi, le dispute si risolvevano tra le due parti che si ritenevano offese, seguendo delle regole e consuetudini antiche. La base principale era che sicuramente le due parti avevano qualcosa che le univa, che le aveva messe in relazione. Così si scendeva in piazza, dove tutto il paese si faceva testimone (e non giudice del litigio). Qui Dio agisce nello stesso modo, non nomina un avvocato, non si erge sopra le parti, ma richiama il suo popolo, alla presenza di tutto il creato, e ricordando il legame che ha con Israele chiede il perché del suo comportamento. Mi piace questo modo di agire che non giudica, ma semplicemente fa riflettere sulle azioni, sul perché abbiamo agito in un determinato modo. Questo ci permette di ripensare alla nostra vita con lucidità, forti che a monte c’è un legame d’amore e di libertà.

 

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