Michea 2,1-5 con il commento di Federica Lualdi



Dal libro del profeta Michea
Mi 2,1-5 

Testo del brano
Guai a coloro che meditano l’iniquità e tramano il male sui loro giacigli; alla luce dell’alba lo compiono, perché in mano loro è il potere. Sono avidi di campi e li usurpano, di case e se le prendono. Così opprimono l’uomo e la sua casa, il proprietario e la sua eredità. Perciò così dice il Signore: «Ecco, io medito contro questa genìa una sciagura da cui non potranno sottrarre il collo e non andranno più a testa alta, perché sarà un tempo di calamità. In quel tempo si intonerà su di voi una canzone, si leverà un lamento e si dirà: “Siamo del tutto rovinati; ad altri egli passa l’eredità del mio popolo, non si avvicinerà più a me, per restituirmi i campi che sta spartendo!”. Perciò non ci sarà nessuno che tiri a sorte per te, quando si farà la distribuzione durante l’assemblea del Signore».

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
P.I.Tchaikovisky. The seasons. Op.37a VI June. Barcarolle. Diritti Creative Commons.Musopen.org

Meditazione
Federica Lualdi

Meditazione
Il tempo che Michèa vive è un tempo di decadenza. Israele è diviso: al nord si seguono pratiche pagane, mentre il regno di Giuda è amministrato da gente corrotta e idolatra che non conosce più il proprio popolo e ha dimenticato il suo Dio. Persone senza scrupoli che, essendo al potere, si permettono di tutto: ogni sorta di ingiustizie e soprusi. Ci ricorda qualcosa questa situazione? Certo! Ci ricorda che il cuore dell’uomo è tentato sempre dalle stesse cose, nello stesso modo, oggi come ieri. Il potere genera in noi l’illusione di essere Dio, di poterci sostituire a lui, e tutto perde di senso, di dignità. E così mi immagino Michèa che, forte del mandato del suo Dio, se ne va per le strade del suo paese a mettere in guardia gli oppressori, a ricordare loro che un Dio c’è ancora e che la sua ira sarà grande. Michèa è colui che si prende la briga di camminare in senso contrario alle ingiustizie, per guardarle in faccia e fare aprire gli occhi che non vedono più il senso dell’agire. Egli porta un messaggio chiaro da Dio: “Sto per stancarmi di questa condotta, sto meditando di agire contro di voi. Avete tra le mani un dono prezioso, il regno di Israele, il mio popolo, ma non ne siete degni. Ve lo toglierò e lo darò in mano ad altri che se ne prenderanno cura”. Forse non c’è bisogno di andare troppo lontano da noi stessi per vivere la realtà di Michèa. Ogni volta che mi viene affidato qualcosa di bello e non lo faccio fruttare sono un po’ così, come i governanti di Israele, rischio che quel dono, quell’opportunità, mi sfugga di mano facendomi perdere un’occasione per costruire il Regno di Dio. Per fortuna Dio non agisce mai senza prima permetterci di ravvederci: per questo ha mandato Michèa, per questo ha mandato Gesù.

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