Luca 14, 15-24: "Ingratitudine...". (Commento di don Franco Mastrolonardo)



Testo del Vangelo
In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!».
Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.
Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”.
Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».

Meditazione
A Dio non garba l’ingratitudine. Fatica a contemplarla. E’ come preso da un moto di ira quando si presenta alla sua porta. Almeno dal vangelo cogliamo un po questo. Senza poi tirare in ballo il brano parallelo di Matteo quando di fronte alla restituzione al mittente dell’invito a nozze il re si indignò al punto di mandare le sue truppe: li fece uccidere e diede alle fiamme la loro città. Qui diventa addirittura vendicativo e spietato.
Eppure Dio dovrebbe conoscere il cuore dell’uomo. Sa che è intasato da metastasi di ingratitudine. Sa che ogni figlio è ingrato verso i padri ed è un destino comune tra gli umani. Proprio a motivo ciò si è creato il detto: "non fare il bene se non sai sopportare l’ingratitudine”. Perché se ci aspettassimo necessariamente la gratitudine nessuno più farebbe il bene.
Ma forse che Dio non sa tutte queste cose?
Perché allora nella parabola il re è così sdegnato e adirato?
Dobbiamo dire anzitutto che questa parabola tratta gli ultimi tempi. Il Re è Dio, il banchetto è il paradiso e gli invitati sono gli uomini. Diciamo che l’invito qui diventa decisivo e l’ingratitudine purtroppo assume proporzioni infinite e drammatiche. Il non presentarsi alla festa è praticamente un suicidio eterno. Di questo soffre Dio. Dio ha pensato la storia in vista di quel giorno, di quell’ultimo giorno, del giorno senza tramonto. Dio ha dispiegato l’universo sui binari dello spazio e del tempo per portare l’umanità definitivamente con se. La storia è un tappeto disteso verso la stanza del Re, verso quel banchetto a cui tutti noi siamo invitati. Quanta stoltezza nella nostra ingratitudine. Una vera volontà di autodistruzione che sgomenta il nostro stesso creatore. I ricchi dal cuore ingrato allora vengono sostituiti dai poveri ricchi di gratitudine. Vi lascio con questo finale di una vecchia canzone del Gen Rosso….

Recita
Giulia Tomassini

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale con chitarra di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

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