
Affrontare stasera cominciando da dove si trova il libro di Rut, concretamente dove siamo. Allora il libro di Rut nella tradizione ebraica e in quella cristiana occupa due posizioni diverse. Nella nostra Bibbia si trova tra il libro dei giudici e il primo libro di Samuele. Quindi è considerato un libro storico. Sta nel gruppo dei libri storici che cominciano con Giosuè e poi abbiamo Giudici, in questo caso Rut, Samuele e Re. E questo a partire dall'inizio. Abbiamo sentito nel tempo in cui governavano i giudici, quindi l'incipit collega direttamente il libro di Rut alla storia che precede quella dei giudici. L'epoca dei giudici è considerata un'epoca di anarchia e di violenza, un'epoca, come dice il ritornello che a volte si ripete almeno due volte, se non quattro, in forma un pochino diversa, in quel tempo non c'era un re in Israele e ognuno faceva quello che voleva.
Si passa quindi dall'epoca dei giudici all'epoca del re, perché subito dopo abbiamo il libro di Samuele e il primo libro di Samuele ci racconta la vocazione di Davide e poi le prime geste di Davide. Quindi si passa dall'epoca dei giudici di violenza e di anarchia all'epoca del Messia, diciamo così, non in modo automatico, ma anche grazie alle scelte, a delle scelte concrete, che sono le scelte di persone che non sono persone epiche, cioè sono membri di una famiglia, di una famiglia ordinaria, tra l'altro anche un po' sfortunata, perché come abbiamo sentito c'è una carestia, ci sono i maschi, il marito e due figli di Noemi che muoiono, quindi è una storia familiare, una storia tutto sommato semplice, ma anche drammatica.
Quindi come si passa da un'epoca di violenza all'epoca del Messia? Si passa anche attraverso delle scelte. Quindi questo racconto che è il libro di Ruth, che assomiglia più all'aneddoto che alla grande storia, la storia di Davide, la storia dei giudici, una storia, un aneddoto in questo senso, sotto forma di parabola però sviluppa in maniera anche abbastanza chiara, presenta le condizioni a partire dalle quali il Messia può nascere, può venire nel mondo e le condizioni a partire dalle quali l'alleanza può essere restaurata.
Nella tradizione ebraica invece il libro di Ruth si trova nella terza parte della scrittura, nell'Antico Testamento ebraico abbiamo la Torah, che corrisponde al Pentateuco, nei primi cinque libri della Bibbia, poi ci sono i profeti e poi c'è una parte che si chiama gli scritti, in cui ci sono sostanzialmente quelli che per noi sono i libri sapienziali, Coelet, Proverbi, Giobbe, i Salmi, ma ci sono anche dei libri in questa terza parte che noi non consideriamo sapienziali, ad esempio il libro di Ruth, ad esempio le cronache, Daniele entra nella tradizione ebraica in questa terza parte della scrittura.
In particolare il libro di Ruth si trova nella terza parte della Bibbia ebraica e fa parte, appartiene a un gruppo di cinque libri, di cinque rotoli, che si chiamano Megillot, che vuol dire rotoli, cinque rotoli che venivano letti in occasione di alcune feste, ci sono alcune feste di pellegrinaggio nella tradizione ebraica:
1. Pasqua
2. Festa delle settimane
3. Festa delle capanne
4. Festa di Purim
Quindi questi cinque rotoli venivano letti nella liturgia e il libro di Ruth viene letto nella festa delle settimane, che è la seconda festa di pellegrinaggio, cioè c'è la Pasqua, sette settimane dopo la Pasqua c'è la festa delle settimane, che è una festa che nasce in un contesto agricolo, cioè dopo aver raccolto le primizie del grano e dell'orzo a Pasqua, ricordategli azimi, che sono una festa legata alla Pasqua, sette settimane dopo si fa il raccolto del grano e dell'orzo. In particolare questo collegamento con la festa della mietitura dipende dal fatto che alla fine del primo capitolo del libro di Ruth Noemi e Ruth arrivano a Betlemme, come si dice qui, quando si cominciava a mietere l'orzo. Poi il secondo capitolo racconta che appunto Ruth va a spigolare nel campo di Boaz. Quindi questo collegamento con la mietitura, con l'orzo eccetera, ha facilitato la relazione tra il libro di Ruth e la festa delle settimane.
Però c'è una ragione più profonda che collega il libro di Ruth a questa festa, perché queste feste di pellegrinaggio, la Pasqua, settimane e capanne, sono nate come feste legate al mondo della natura. La festa di Pasqua era una festa di pastori, una festa che si celebrava in tutto il vicino oriente dalla notte dei tempi, legata alla trasumanza, alla ricerca di nuovi pascoli in primavera. La festa delle settimane è una festa del raccolto. La festa delle capanne, di nuovo, alla fine dell'estate, in autunno, che cosa celebra? Un'altra festa del raccolto, questa volta degli ultimi prodotti della terra, cioè l'olio e il vino.
Questa origine naturalistica però a un certo punto viene collegata alla storia della salvezza. Per cui la Pasqua non è più soltanto la festa dei pastori che vanno a cercare nuovi pascoli, ma diventa evidentemente la festa che ricorda la liberazione dall'Egitto. Mentre la festa delle settimane non è più soltanto la festa della mietitura, ma è collegata all'alleanza, alla stipulazione dell'alleanza. Sette settimane dopo l'uscita dall'Egitto il popolo arriva al monte Sinai e qui c'è la stipulazione dell'alleanza. Quindi è una festa che viene collegata all'alleanza ed è interessante questa cosa perché nel libro di Ruth si vede che cosa significa mettere in pratica l'alleanza.
I diversi personaggi, prima si parlava di Boaz, Ruth, infatti anche Noemi, soprattutto però Ruth e Boaz, compiono i loro obblighi morali, i loro obblighi legati alla legge e lo fanno in maniera generosa, cioè non si limitano ad osservare la lettera della legge, ma vanno al di là di quello che la legge prescrive. Quindi l'ideale della Torah che è celebrata nella festa delle settimane, l'ideale della Torah non consiste nel rispondere alla lettera alle richieste che troviamo nella scrittura, ma l'ideale della Torah oltrepassa la risposta minima e nel libro tutti i personaggi in un modo o nell'altro mettono in pratica la Torah in maniera generosa, in maniera cordiale, cioè in maniera proprio con uno spirito di bontà, di affetto che arriva soprattutto, che coinvolge le persone più deboli.
Nella tradizione biblica quando si parla di poveri si parla di vedove, stranieri, orfani e i personaggi protagonisti di questo libro sono donne, sono vedove, non hanno figli, Ruth è una straniera, quindi un ideale di generosità e di osservanza della legge che arriva alle persone più vulnerabili, più povere della società e che le promuove. Vedremo più avanti anche in uno spirito di reciprocità perché non è che Ruth è solo il recipiente della generosità di Boaz, a sua volta lei gli darà un figlio ad esempio oppure si spende per la suocera.
Quindi questo collegamento tra il rotolo di Ruth e la festa delle settimane non è soltanto un collegamento estrinseco, perché più o meno il periodo è quello, ma è un collegamento più profondo, un collegamento teologico. Tra l'altro il libro, come si diceva anche prima, è centrato su donne. Infatti per chi studia l'ebraico il libro di Ruth è proprio un bel esercizio perché si studia in teoria che ci sono forme femminili dei verbima non si incontrano mai. Nel libro di Ruth sono quasi tutte forme femminili, per cui chi studia l'ebraico si deve un po' esercitare su queste cose. Però insomma, dicevo che il libro è centrato su donne e in questo modo ci mostra un'interpretazione di quello che è il contenuto essenziale della Torah. Quindi a partire da quello che si ripete più volte nella scrittura, voi siete stati schiavi in Egitto, voi siete stati stranieri in Egitto, voi sapete che cosa vuol dire essere stranieri, essere poveri, essere maltrattati.
A partire da questo il libro ci mostra come queste donne incarnano la visione biblica della società umana e di Dio. Cioè una visione centrata sulla misericordia, sul termine chesed, che è un termine che esprime la misericordia, la bontà, la gratuità e che è un termine di alleanza. Quindi la misericordia è ciò che permette a Ruth di aderire alla suocera, cioè di legare la sua vita a quella della suocera. E la misericordia è quello che Ruth sperimenta da parte di Boaz, che l'aiuta, tutto sommato le dà più di quello che sarebbe necessario. Quindi questa misericordia che circola tra i vari personaggi è anche quella che permette a Ruth di entrare a far parte del popolo dell'alleanza, lei che era appunto una straniera.
E la misericordia che Ruth manifesta nei confronti della suocera è quella che poi le verrà riconosciuta da Boaz, che desidererà sposarla e la sposerà alla fine, ma a sua volta, come dicevo, avrà un figlio da lei, mentre prima non si diceva che lui avesse dei figli. Da questo punto di vista, attorno a questo tema della misericordia, possiamo dire che il libro di Ruth contiene una profezia. Cioè c'è una promessa di Dio, c'è un'alleanza con tutti quelli che, anche se stranieri, si avvicinano a Lui nell'economia dell'amore, dell'amore umano, non ancora della fede, dell'amore.
E come leggiamo nel Vangelo, Dio non sempre chiama con la sua voce. Anzi, come leggiamo nella parabola del giudizio di Matteo 25, la voce di Dio non sempre si distingue dalla voce delle creature. Signore, ma quando mai ti abbiamo visto affamato, assetato? Anche nel caso di Ruth, Dio chiama attraverso l'amore delle creature, non attraverso un'esplicita conversione. E questa è una cosa che vedremo anche dopo.
Quindi possiamo dire, ma alla fine, qual è il contesto del libro di Ruth più autorevole? Quello della tradizione cristiana che inserisce Ruth nei libri storici o quello della tradizione ebraica che è quello che ho detto? Sono tutte e due pertinenti. Non c'è neanche bisogno di scegliere. Le due collocazioni dal punto di vista teologico sono entrambe significative. Quindi non c'è bisogno di dire meglio questo, meglio quella. Anzi, dalle due prospettive noi acquisiamo una comprensione più ricca e articolata di questo libro.
Che è stato scritto quando? Secondo punto, quando è stato scritto il libro di Ruth? Anche qui ci sono evidentemente diverse posizioni. Diciamo che ci sono due posizioni fondamentali:
1. Una che dice, ma il libro di Ruth è un libro antico, scritto forse al tempo di Davide. Quindi dando per buona la collocazione del libro nella tradizione cristiana, è un libro antico, risale addirittura al tempo di Davide. Anzi, avrebbe lo scopo, tra l'altro, di fornire una genealogia a Davide.
2. Nei libri di Samuele non c'è una genealogia di Davide, ma alla fine del libro di Ruth le ultimissime parole sono la genealogia del re Davide. Il testo dice, questa è la discendenza di Perez. Sto leggendo il capitolo 4 nei versetti da 18 a 22. Questa è la discendenza di Perez.Perez generò Chezzaron, Chezzaron generò Ram, Ram generò Amminadab, Amminadab generò Naxon, Naxon generò Salmon, Salmon generò Boaz, Boaz generò Obed, Obed generò Iesse, e Iesse generò Davide. Quindi la genealogia di Davide che non c'è nei libri di Samuele si troverebbe qui. Noi tra parentesi questo testo lo conosciamo bene, lo leggiamo nella notte di Natale, perché è parte della genealogia di Matteo. Quindi i nomi non li conosciamo, però ci è familiare il tono.
Quindi secondo un certo gruppo di studiosi il libro di Rut sarebbe stato scritto in un'epoca molto antica, addirittura qualcuno dice attorno all'epoca di Davide. Mentre l'opinione dominante è che invece il libro di Rut sia un testo scritto nel post-esilio, quindi molto recente, diciamo. Ed è interessante riflettere un attimo su questo contesto, che tipo di epoca era quella del post-esilio quando il popolo di Giuda, la comunità di Giuda, è ritornata dall'esilio babilonese, diciamo attorno al 450 a.C.
Diciamo che era un'epoca di grossa crisi, perché i deportati, i giudei deportati a Babilonia, che erano tornati anche seguendo le profezie di Isaia che parlava del ritorno come di un nuovo esodo, come di una grande epopea, erano tornati anche per questo motivo e avevano trovato una realtà molto diversa. Perché il tempio non era stato ricostruito, le mura della città non erano state ricostruite, c'era una certa situazione di povertà e di carestia e anche di difficoltà, perché nel corso di 70 anni le case di quelli che erano stati deportati erano state occupate. Quindi tornavano i deportati e non trovavano la casa, non trovavano più le loro proprietà. Quindi si era creata una situazione di grande conflitto.
E quindi che fare? Come affrontare questi problemi e come risolverli? Diciamo che in senso generale esistevano diverse proposte di soluzione di problemi reali, a volte soluzioni fittizie ma a problemi reali. Per esempio:
- C'era chi diceva ricostruiamo il tempio, cioè se noi ricostruiamo il tempio, l'altare, ritroviamo la nostra dimensione religiosa, rifacciamo i sacrifici, ci compattiamo attorno a questa dimensione religiosa, possiamo superare i problemi di tipo sociale, i problemi economici, i problemi anche di dissidio civile. Questa era l'idea ad esempio dei profeti Ageo e parte di Zaccaria attorno al 520 a.C. L'idea è che le sofferenze attuali del popolo sono dovute al fatto che il tempio è ancora in rovina, è una sorta di punizione di Dio perché il popolo è tornato ma non ha ancora ricostruito il tempio. Quindi una proposta di soluzione dei problemi, proposta di tipo religioso, di tipo cultuale.
- C'era chi diceva per esempio Neemia, che era il governatore di Giuda, nominato dal re di Persia, Neemia invece che era più sensibile ai problemi anche di tipo sociale, voleva resistere ai latifondismi, che i latifondisti che si erano appunto approfittando della crisi, si erano allargati, avevano occupato delle terre eccetera. Lui Neemia aveva proposto invece di restituire le terre ai legittimi proprietari, di condonare i debiti che erano stati contratti nel tempo. Quindi Neemia individua una soluzione di tipo sociale ai problemi che esistevano.
- E poi c'era la proposta di chi, per esempio Esdra, che era uno scriba, un dottore della legge, che attribuiva i mali del popolo al fatto che il popolo che era rimasto nella terradi Giuda, non era stato deportato, col tempo aveva sposato donne straniere e aveva generato figli bastardi. Voi sapete che un ebreo se sua madre è ebrea, ma se la madre non è ebrea il figlio non è ebreo. Quindi Esdra aveva cercato di ricostruire l'identità del popolo attorno a una purezza di tipo etnico. Rimandiamo a casa le donne straniere e i figli che sono nel frattempo nati. Non è riuscito, però ci ha provato a fare questa cosa.
Quindi diciamo diversi orientamenti, diverse ipotesi per risolvere problemi reali. Dico tra parentesi una cosa. Come succede anche a noi, questi problemi, questa situazione di crisi, di conflitto eccetera, non è stata risolta perché è apparso un angelo, c'è stata una visione, ma chi era coinvolto nella crisi ha dovuto fare discernimento su situazioni difficili. Non è apparso un personaggio angelico per dire no, è giusta la proposta di Esdra, ha ragione Neemia. Erano proposte di fatto che convivevano.
In questo contesto, se è vero quello che ho appena detto, se il libro di Ruth è nato in questo contesto, nonostante sia un testo, un racconto molto semplice, molto positivo, tutti si vogliono bene, fanno il loro dovere eccetera, è un testo sovversivo perché Ruth è una straniera, è una moabita, cioè viene da un popolo maledetto, un popolo di cui si dice nel Deuteronomio nessuno fino alla decima generazione entrerà a far parte di Israele, nessuno che venga dal popolo di Ammon e di Moab. Mentre qui si dice Ruth è una straniera che entra subito a far parte del popolo di Dio e diventa l'antenata di Davide.
Cioè l'idea è se tu ti precludi allo straniero, se chiudi le porte allo straniero, non vedrai la nascita del Messia. Se tu cerchi la soluzione dei tuoi problemi in un senso etnico, in un senso autoreferenzato, chiuso nei confronti dell'altro, del diverso, dello straniero, che consideri nemico, se tu fai questo non vedrai la venuta del Messia. Jesse, Obed, Jesse e Davide sono i discendenti di Ruth e costituiscono la famiglia di Davide, del Messia.
Quindi, come dice un autore, il libro di Ruth è un po' come la musica di Chopin, è una musica molto bella, ma ha i cannoni sotto i fiori, è veramente sovversivo. Il libro di Ruth è così, quindi è una presa di posizione abbastanza esplicita nei confronti di una soluzione, per questo dicevo illusoria, a un problema reale.
Nello stesso contesto è stato scritto il libro di Giona, che anche lì mostra la chiusura di fronte all'altro, al nemico, che invece Dio perdona. Quindi è una contestazione molto radicale di una certa mentalità che in parte anche noi un pochettino condividiamo.
Quindi, a mio avviso, il libro di Ruth nasce in questo contesto post-esilico e rappresenta una contestazione abbastanza radicale di posizioni di chiusura, di purezza etnica, eccetera.
Il libro di Ruth, terzo punto del nostro schema, come si presenta? Come diceva giustamente Don Gabriele, è un testo breve, sono quattro capitoli in tutto, però è presente una struttura molto raffinata. Cioè sono quattro capitoli, ma ogni capitolo contiene un verbo, una radice, eccetera, che si ripete più volte e che ci indica qual è il contenuto che viene sviluppato.
Per esempio, nel primo capitolo si ripete dodici volte il verbo tornare, la radice tornare, che indica un ritorno fisico, no? Tornano dalla terra di Moab, eccetera. Però il verbo tornareesprime anche la conversione in ebraico, no? E nel primo capitolo un po' tutti tornano, cioè Noemi torna dalla terra di Moab, ma poi si dice anche in maniera anacronistica che Ruth ritorna, Ruth non è ebreo in che senso tornano? Quindi nella tradizione ebraica si sviluppa l'idea che Ruth sia la figura del convertito, del proselito, che torna nel senso che si converte al popolo di Dio, io questo non lo credo ma può anche essere vero, poi dico perché.
Quindi nel primo capitolo il tema è il ritorno, che è anche appunto una conversione, però è un ritorno, una conversione tra virgolette ambivalente perché ad esempio abbiamo ascoltato prima che Noemi dopo che succede di tutto, la carestia, la morte del marito, la morte dei figli eccetera, a un certo punto torna. Perché torna? Per 7,6 perché aveva sentito dire che Dio aveva visitato il suo popolo dandogli pane. Quindi lei torna perché la carestia è finita.
Ma poi lei che si mostra tanto generosa nei confronti delle due nuore, come abbiamo sentito, lei dice ma non venite con me, ma voi non avete futuro, tornate a casa vostra eccetera, quindi che si mostra generosa, è anche quella che quando, nei versetti che non abbiamo letto, quando arriva a Betlemme, le donne dicono ma lei è Noemi? Che vuol dire mia dolcezza? Lei dice non chiamatemi Noemi, chiamatemi Mara, che vuol dire evidentemente amara, perché l'Onnipotente mi ha molto amareggiato.
Cioè lei è quella che parte da una situazione positiva, si muove perché Dio ha visitato il suo popolo eccetera, si mostra generosa nei confronti delle due nuore e poi a un certo punto ha una conversione al contrario, cioè accusa Dio di essere l'autore del suo male. E non solo lei che ha tanto insistito con le due nuore, ma tornate, rifattevi una vita, ma con me non avete un futuro eccetera, dopo queste parole di Ruth, dove andrai tu andrò anch'io, che poi vediamo brevemente, quando lei Ruth finisce di parlare si dice Noemi la vide così decisa ad accompagnarle e cessò di insistere.
Ma come c'è una persona che si unisce a te per tutti gli aspetti della tua vita, fino alla morte e dopo la morte manco grazie le dici, cioè basta non ti parlo più. Cioè diciamo che sprofonda in quella che noi chiameremmo una depressione dalla quale poi pian piano esce. Quindi questo verbo tornare non è soltanto un verbo, si ripete, si parla del ritorno, indica diverse conversioni, diversi ritorni e alcuni ritorni sono da sorvegliare, perché non sono delle conversioni, sono dei passi indietro.
Nel secondo capitolo il verbo chiave è spigolare, evidentemente, perché Ruth va nel campo di Boz e lui le permette di spigolare. Quindi c'è questo tema del povero, della donna povera che incontra il favore di un uomo ricco, di un possidente che le permette di sfamarsi. Quindi uno dei problemi del libro era la fame e Dio visita il suo popolo, però lo visita attraverso delle persone, attraverso Boz che permette a Ruth di spigolare nel suo campo, anzi la favorisce in tutti i modi.
Non le dà soltanto il permesso di raccogliere quello che resta dopo la mietitura, ma dice ai suoi mietitori:
1. Togliete delle spighe, fatele cadere, ma non fatevi vedere, non fatevi accorgere.
- La spigolatura da una parte dice il lavoro di Ruth, che è un lavoro pesante, duro, eccetera. Dall'altra dice la benevolenza di Boz e dice che il pane non è come la manna, non è che scende dal cielo, è il frutto di una benevolenza e di un lavoro, di un impegno, eccetera. Quindi la spigolatura è importante.
Nel terzo capitolo il tema che si ripete è dormire,addormentarsi, passare la notte, eccetera, perché finisce la mietitura e c'è bisogno di trovare una soluzione. Non si può più spigolare e quindi Noemi, con le migliori intenzioni, dice a Ruth, guarda, approfitta di Boaz che sta ventilando l'aia, magari ha mangiato, ha bevuto, è un po' allegro, così, tu ti metti lì ai suoi piedi e poi lui ti dirà che cosa fare. La mette Ruth in una posizione scabrosa, con le migliori intenzioni. Però noi sappiamo di che cosa è lastricato, insomma, di migliori intenzioni.
Però è interessante il fatto che questa situazione che potrebbe essere scabrosa, in realtà viene vissuta dai due soggetti, da Boaz e da Ruth, in maniera assolutamente positiva. Perché quando Boaz si sveglia, perché nel cuore della notte ha freddo, sente che c'è qualcuno vicino a lui, le dice chi sei? E lei dice sono Ruth, tua serva, stendi il lembo del tuo mantello sulla tua serva perché tu hai il diritto di riscatto. Cioè Ruth non entra nel gioco della seduzione che Noemi aveva proposto, dice chiaramente che cosa vuole, vuole essere sposata. E Boaz non dice no, un attimo, parliamone, dice grazie, grazie che me l'hai chiesto. Per dire i due sono veramente fatti uno per l'altro.
E quindi quella che poteva essere una situazione imbarazzante, di cui anche Boaz avrebbe potuto approfittare, poi il giorno dopo dire ciao, ma non so chi sei, in realtà diventa l'inizio di una relazione in cui i due si riconoscono a vicenda. Quindi questo verbo dormire, coricarsi, eccetera, perde tutte le dimensioni di ambiguità, diventa invece l'occasione perché un rapporto autentico, centrato sulla parola, si sviluppi e poi evolva.
L'ultimo capitolo insiste sulla radice redimere, redentore, riscattatore, le traduzioni un po' cambiano. Cioè fa riferimento a una istituzione, che era quella del redentore o del riscattatore, che era una istituzione di cui parla la legge. Il Goel, cioè il redentore, il riscattatore, è il parente prossimo che deve, non è facoltativo, deve intervenire in alcuni casi.
Cioè se c'è un parente che ha contratto dei debiti e non può pagare, quello paga per lui. Se c'è un parente che è stato ucciso, allora il Goel deve fare la vendetta del sangue. Siamo in un tempo senza polizie e cose simili. Però il Goel era uno che, non è che chiunque, c'era tutta una gerarchia di parenti prossimi. E Boaz non era il parente più prossimo di Noemi. Ce n'era un altro. Ma lui, Boaz, riesce appunto a far sì che l'altro rinunci al suo diritto e quindi lui sposa Ruth.
E questo mi sembra interessante perché fra i doveri del Goel non c'era quello di sposare una vedova. Quella era un'altra legge. Ma è per dire che queste due leggi, quella della solidarietà all'interno della famiglia e anche quella dell'Evir, che è il cognato che se vuole sposa la cognata ad alcune condizioni, si mescolano nel libro. Come dire, l'importante è essere solidali. Se poi la lettera della legge non è proprio rispettata, pazienza. L'importante è che ci sono delle donne vedove, sole, senza figli, non hanno futuro, eccetera, bisogna intervenire.
E Boaz è molto generoso perché non toccherebbe a lui, toccherebbe a un altro che rimane anonimo. Prima cena dicevamo che questo parente più prossimo è anonimo, resta anonimo. C'è un commentatore che dice, ma chissà quanto ha pagato per rimanere anonimo perché non è che fa proprio una bella figura. Per interesse personale, perché sposare una vedova voleva dire comunque mantenere una donna, avere un figlio che portava il nome del morto. E quindi mantenereun figlio, ma la proprietà del morto andava al figlio, non andava a lui. E inoltre, tra la proprietà sua personale, di questa proprietà una parte andava anche al figlio del morto. Quindi quello si fa due conti e dice no grazie, io non sono interessato. Invece Boaz, che non è tenuto a sposare nessuno, si mostra invece disponibile. Quindi in questo senso esprime una solidarietà che va al di là della lettera della legge.
E qui brevemente una parola sul quarto punto, cioè sul fenomeno della intertestualità. Il libro di Ruth, come diceva, è un libro tardivo, scritto nel postesilio, molto facilmente. Ed è un libro pieno di rimandi alla scrittura. Cioè il resto dell'Antico Testamento viene continuamente citato e reinterpretato. Un esempio è quello che vi ho appena fatto. Cioè la legge del Goel, del Redentore e quella delle Vire erano due leggi diverse. Ma qui vengono reinterpretate.
Un altro esempio ce l'abbiamo proprio all'inizio, per fare soltanto un paio di esempi. Si dice, l'abbiamo letto, in cui governavano i giudici, ci fu nel paese una carestia e un uomo di Betlemme e di Giuda emigrò nella campagna di Moab. Allora in questa riga abbiamo decine di riferimenti ad altri testi della scrittura. Ci fu una carestia nel paese. Questa frase in ebraico ricorre solo nella storia di Abramo. Ci fu una carestia nel paese e allora Abramo, con la famiglia, scese in Egitto. Poi con delle piccole differenze si ripete anche nella storia di Giacobbe. Però uno che conosce la scrittura dice, ah, ci fu una carestia nel paese. Sta parlando di Abramo.
Un uomo di Betlemme e di Giuda. Betlemme e di Giuda è associato a due diversi contesti. Nel libro dei giudici, alla fine del libro dei giudici, si racconta una storia terribile, ma terribile proprio. Si racconta di una donna che era una concubina, cioè una moglie di secondo rango. Non era una concubina nel senso che noi diamo a questo termine. La quale veniva da Betlemme e di Giuda. E questa donna se ne va dal marito, poi lui la va a riprendere, eccetera. Si fermano una notte per dormire in un certo posto e questa donna viene violentata tutta la notte. Muore a causa della violenza che ha subito. Il marito prende il suo corpo, lo taglia a pezzi, in dodici pezzi, e lo manda alle tribù di Israele. E questo darà inizio a una guerra civile. Tanto per dire che è una storia terribile. Quindi Betlemme e di Giuda da una parte evoca uno scenario di questo tipo. Ma subito dopo Betlemme e di Giuda è evidentemente legato alla storia di Davide. Quindi è un racconto quello di Ruth, ma Betlemme e di Giuda apre dei mondi.
Non soltanto abbiamo delle citazioni, abbiamo anche una strategia narrativa che è interessantissima. Perché ci fu una carestia nel paese e dove va Abramo? Va in Egitto. Perché in Egitto c'era sempre da mangiare. Invece questi vanno a Moab. Ma perché vanno a Moab? Moab è una terra maledetta. Cioè quando si parla di Moab nell'Antico Testamento si possono citare decine di testi che parlano di Moab in maniera assolutamente negativa, a partire dall'inizio, dall'origine di questo popolo che idealmente risale alle figlie di Lot. Se ricordate le figlie di Lot dopo la distruzione di Sodoma dicono vabbè non ci sono uomini sulla terra che dobbiamo fare e hanno un rapporto col padre. Da questo rapporto incestuoso nascono Ammon e Moab. Che poi nella loro storia più volte sono stati nemici di Israele. E adesso vi risparmio le citazioni, andiamo verso la fine.
Quindi nel Deuteronomio si dice, come dicevo prima, nessuno che venga da questi popoli di Ammon e Moab entrerà a far parte della comunità del Signore fino alla decima generazione. Quindi il primo versetto evoca dei mondi e questo lavoro si potrebbe fare su tutto il libro. Quindi è per dire che nella sua semplicità in realtà è un testoche suppone una certa conoscenza della Bibbia. Altrimenti lo leggiamo come una favola, come una cosa edificante, ma senza percepire né lo spessore del testo né la polemica che appunto il testo di fatto in maniera anche abbastanza chiara costruisce.
Allora, nella tradizione ebraica hanno visto questa cosa e dice: ma come, Ruta la Moabita? E allora hanno detto: no, la legge vale per i maschi, nessun maschio ha monito a Moabita, ma le donne sì. È chiaro che non funziona in questo modo, però è per dire che non c'è soltanto la citazione, l'evocazione, l'induzione ci induce a pensare che c'è un certo scenario e poi cambia direzione l'autore, ma c'è proprio la correzione della Torah, perché quello che dicevo prima, nessun ammunito a Moabita, sta nella Torah.
Il testo di Ruta più che corregge, reinterpreta la Torah. Quindi l'intertestualità è un elemento fondamentale per comprendere lo spessore di questo libro.
Per quel che riguarda l'immagine di Dio nel libro di Ruta, io non dico tanto perché credo che domani sera Lucia Fantini parlerà soprattutto di questo, mi limito soltanto a un paio di decenni. Ad esempio il tema della, appunto, già prima Don Gabriele lo diceva, del Dio nascosto. Cioè nel libro di Ruta non c'è niente di soprannaturale, cioè non ci sono angeli, non ci sono visioni, non ci sono voci dal cielo, no? Cioè Dio è presente nel senso che è nominato, si giura in nome di Dio, Ruta giura in nome di Dio e anche altri. I mietitori quando Boz arriva nel campo gli dicono: benedetto dal Signore e l'altro dice: grazie, benedetti anche voi.
Il tema della presenza di Dio è molto importante nel libro, ma è una presenza nascosta. È la presenza appunto di un Dio che visita il suo popolo dandogli pane. Cioè è molto interessante all'inizio del libro, nei versetti che abbiamo letto prima, che il fatto che la carestia sia presentata come qualcosa che succede. Non è Dio che manda la carestia. Dio viene nominato nel momento in cui Dio dà il pane. Quindi è una presenza positiva quella di Dio, non c'entra con la morte di Elimelech e dei figli. Succede che qualcuno muore, non è Dio che li fa morire, ma Dio è presente appunto nel dono del pane, nel dono del cibo.
Ma come Dio si rende presente? Si rende presente attraverso le persone. Cioè Ruth è la compagna, l'amica che aiuta Noemi a uscire dal buco nero in cui lei è precipitata. Con la sua vicinanza, con la sua compagnia, con il lavoro che fa per lei, man mano permette a Noemi di ritrovare il volto di un Dio benedicente. E quando Boaz dice a Ruth: mi è stato detto quello che hai fatto con la tua suocera, e le dà da mangiare, Dio dà pane al suo popolo, ma in che maniera? Attraverso Boaz che aiuta, permette a Ruth di spigoliare nel campo e l'aiuta al di là del necessario.
E quando si dice: sì, io vado a cercare qualcuno agli occhi del quale troverò favore, e questo è Boaz. Cioè il favore di Dio in realtà è incarnato da Boaz, che rappresenta per lei appunto colui che le dà una speranza, un futuro, eccetera. Quindi Dio è molto presente, ma come avviene per noi? Attraverso le persone. Attraverso chi si rende solidale, attraverso chi appunto riconosce la presenza di Dio in questi gesti anche quotidiani.
Perché, ripeto, la storia di Ruth non è una storia epica, non è la storia di Davide. Quindi un Dio che è appunto solidale, ma solidale attraverso le persone. Come nella storia di Giuseppe. Nella storia di Giuseppe Dio è molto presente, ma non è presente perché quando Giuseppe viene messo in prigione ingiustamente allora appare un angelo e dice: no, è sbagliato. È presente perché nel momento in cui Giuseppe viene liberatocome prima cosa dice: anche senza di me Dio poteva interpretare i sogni del faraone. Cioè riconosce la presenza di Dio. Cosa vuol dire fuori di metafora? Che per l'uomo di fede e la donna di fede adulta non c'è bisogno che di ogni momento si renda presente con sogni, miracoli, angeli. L'uomo di fede adulto riconosce la presenza di Dio anche in una realtà che non è piena di soprannaturale, che è una realtà umana. La presenza di Dio che ciascuno di noi può essere per l'altro e che deve essere per l'altro. Altrimenti, come dicevo all'inizio, il Messia non nasce.
E quindi, per concludere, quali sono i temi teologici del libro? Certamente la provvidenza. Il termine provvidenza in ebraico non esiste, però esiste l'idea, non c'è la parola ma c'è l'idea. Cioè, nel capitolo 2 si dice:
- Noemi aveva un parente del marito che si chiamava Boaz.
- Ruth per caso arriva nel campo di Boaz e per caso Boaz arriva in quel momento.
- Questa catena di "per caso" è il modo attraverso il quale il testo dice c'è la provvidenza di Dio che sta agendo. Poi non basta la provvidenza, bisogna che sia Boaz e che Ruth facciano delle cose. Ma c'è una provvidenza in atto. Quindi il tema della provvidenza che agisce, che è presente attraverso le iniziative umane, le iniziative umane che sono iniziative attraverso le quali Dio cambia le sorti delle persone, fa passare le persone dalla crisi ad un futuro che è pieno di speranza. Quindi è Dio che cambia le sorti, ma non lo fa appunto in maniera magica, passando sopra la testa della gente, eccetera.
Dicevo prima del nome di Dio, su questo non mi fermo perché si torneranno gli altri colleghi, ma dicevo che Dio è presente attraverso il suo nome, il tetragramma, Adonai, è presente attraverso le benedizioni che gli uomini si scambiano in suo nome. Ed è presente anche in maniera, possiamo dire, provvidenziale di nuovo, anche se non sembra. Due volte Dio viene chiamato Shaddai, con questo chiudo. Quando Noemi torna nel capitolo 1 dice: "l'Onnipotente mi ha tanto amareggiata". Il termine ebraico, il nome che si trova qui è il termine Shaddai, che viene da una radice, sembra, che significa distruggere. Quindi secondo Noemi Dio è non tanto l'Onnipotente ma quello che le ha causato problemi. Ma senza volerlo lei dice la verità, perché questo nome di Dio è quello che si trova nelle storie dei patriarchi, compare nei racconti in cui le mogli dei patriarchi sono sterili e non possono avere figli. Quindi Dio è davvero l'Onnipotente, anche se lei pensa il contrario. Quindi i nomi che si danno a Dio dicono una certa teologia, una certa comprensione del mistero di Dio. E se anche uno pensa di dare a Dio un titolo negativo, perché tu sei il distruttore, in realtà dice la verità, perché è il Dio che dà vita, dà figli alle donne sterili, come darà un figlio a Ruth e quindi una discendenza, un futuro anche a Noemi.
E poi c'è evidentemente il tema dello straniero, dell'altro, che se tu consideri nemico, entri in una logica di sospetto, di inimicizia, che ti chiude all'incontro con il Messia. E c'è il tema, come dicevo prima, di una continua reinterpretazione della scrittura che diventa la chiave di lettura per interpretare la realtà. Quindi la grande storia della salvezza viene declinata in questa vicenda feriale, umana, eccetera, per dire come e dove individuare la presenza di Dio anche per noi oggi. E quindi mi sembra che la scelta di Ruth sia stata proprio molto felice. Vi ringrazio per l'ascolto.
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Il libro di Rut è un racconto breve ma intenso, ambientato "al tempo dei giudici", un periodo segnato da disordine e violenza. Collocato nella Bibbia cristiana tra Giudici e Samuele, e nella Bibbia ebraica tra gli Scritti, Rut funge da ponte tra un'epoca di crisi e la nascita della speranza messianica, rappresentata dalla figura di Davide, suo discendente. Non è una grande epopea, ma la storia semplice e toccante di una famiglia ferita e della solidarietà tra donne, stranieri e poveri. Proprio nella loro quotidianità, i personaggi mettono in pratica la legge con generosità e misericordia, incarnando lo spirito dell’alleanza. Per questo motivo, nella tradizione ebraica il libro è letto durante la festa delle settimane (Shavuot), che celebra il dono della Torah: Rut ci mostra cosa significa viverla davvero.