Noemi se lo pose in seno e fu per lui l'educatrice



E' stata una gioia per me riprendere in mano il libro di Ruth, perché, come dicevamo a cena, perché noi facciamo queste cene teologiche, è un libro che in realtà pochi conosciamo, quattro piccoli capitoli, no? Va via così. In realtà per me è stata l'occasione di mettermi e dedicare del tempo e riappassionarmi un testo che avevo, sì e no, leggiucchiato negli anni della formazione. Quindi grazie della vostra presenza, per me è molto importante, soprattutto in questa fase un po' delicata della mia vita, incontrare volti e ricevere tanto più di quanto io do. Ed è stato anche un piacere, scusate se lo dico, rivedere Don Nicolò, che mi batteva sempre a sciare, però a fondo no, diciamola questa cosa. E sono contento per lui e per voi e per la vostra Chiesa in cammino.
Il terzo giorno è un po' più particolare perché se avete visto nei primi due giorni, giustamente, quello di approfondire da un punto di vista eseggetico, biblico, teologico, questo piccolo libretto, a me oggi è stato chiesto un passo in avanti. Inizio con una citazione che non sapevo nella mia splendida ignoranza.
Pensate che Ruth è citata nella Divina Commedia. Quando Danta Lighieri dice, colei che fu bisava al cantor che per doglia del fallo disse, miserere mei. Che modo per dire la nonna di Davide. 85 versi, 4 capitoli. Pensate che di 85 versi, come avete già avuto modo di studiare, di ascoltare in questi due giorni, ben 55 sono dialoghi.
È forse il libro della Bibbia più dialogato in assoluto. È un continuo parlarsi, dire.
Come avete già visto, mi confermava proprio Don Gabriele poc'anzi, avete già visto il suo posto nella Bibbia ebraica che viene posta dopo i proverbi. Ed è interessante perché, come sapete, i proverbi, che è questa specie di centone di tante robe, alla fine, proprio del libro dei proverbi, si dice una donna di valori chi potrà trovarla. E giù una serie di descrizioni che le donne qui presenti gli si alzerebbero i capelli. Perché ovviamente è quel modello femminile in quel contesto rurale, eccetera, eccetera. Neppure quasi che, subito dopo, arriva Ruth, come se, probabilmente chi ha messo insieme nella Bibbia ebraica i rotoli, ha detto sì, aspetta, vediamo nella concretezza cosa vuol dire. E così la storia della donna di valore, che sia Ruth che Noemi.
Poi, come sapete, è stato utilizzato in una delle feste ebraiche per noi molto importanti, Shavuot, tradotto Pentecostè, 50 giorni dopo il dono della Torah, che in origine era una festa agreste, infatti qui è tutto in mezzo ai campi, e che poi divenne, e lo sappiamo bene con la Pentecoste nostra, il dono della legge che per noi cristiani è lo Spirito Santo, la nuova Torah è lo Spirito Santo.
Sapete già più o meno il libro di Ruth parla di due donne, delle relazioni inattese, fuori dagli schemi, tutto salta qui dentro, anzitutto perché storicamente è una storia di una moabita e di un'ebrea, che sono le due popolazioni che più si odiavano in assoluto, ma anche, qui non c'è scritto perché questo è una nostra retroproiezione, scardina gli schemi del rapporto suocera-nuora, e tutte le battute che le presenti fanno delle suocere e viceversa. Invece si legge questa storia e non si vede nulla che ci possa far dire una battuta, perché anzi è una storia inattesa, impressionante.
E la cosa che colpisce molto, e sicuramente vi è stata richiamata, è che in questo breve brano, in questo breve libro, in questo breve rotolo, Dio è sullo sfondo.
A questo dovremmo un po' abituarci noi cattolici, che nella Bibbia, già nella Bibbia ebraica e poi con la rivelazione di Gesù Cristo, ci sono una biblioteca di libri, di approcci, di linguaggi, di modi, in cui addirittura noi consideriamo parole ispirate a un libro che era cantato nelle osterie, il Cantico dei Cantici.
I rabbini erano scandalizzati perché era pieno di allusioni sessuali ed è parola di Dio. Anche un libro in cui si dice che Dio non esiste, il Coelet. E anche questa ricerca disperata dell'uomo che nega l'esistenza di Dio diventa parola di Dio. Questa è una cosa che a me mette i brividi. È anche una storia in cui si parla alla fine, una specie di sorta di cenerentola antelittera, una storia fatta dibuoni sentimenti, di buone emozioni, un po' banale da un certo punto di vista, un po' troppo scontata, anche questa diventa parola di Dio. Di questo Dio che dice una parola su tutto ciò che è umano e che lo rende porta d'accesso per conoscere il suo mistero. È quello che tenteremo di fare oggi.
Ebbene, dopo questa cosa un po' più tecnica che avete visto, a me è stato chiesto di rileggere questa storia di spigolature, visto che siamo in campagna, da un punto di vista pastorale e spirituale. Lo spiego per quelli che non sono addetti ai lavori. Pastorale è questa branchia nella Chiesa che non è la teologia speculativa in cui si discute di Dio, si pensa di Dio oppure si analizza i libri della storia nella liturgia oppure si approfondisce la scrittura. Ma di come tutto questo poi interfacci con noi, con le nostre parrocchie, con le nostre sere catechisti, con la nostra quotidianità, il gruppo famiglia, l'azione cattolica, il movimento. Ecco, quella è la pastorale, quella roba lì.
Come dico sempre io, è la parte sporca della teologia. Quando poi alla fine bisogna tirare un po' le fila e perciò, perciò stessa e per suo statuto, ma non vi faccio una lezione pippone ovviamente, la teologia pastorale è una teologia che muta continuamente, che si confronta da una parte con la parola e con la tradizione e dall'altra con qui, adesso e oggi. E qui, adesso e oggi per noi vuol dire non soltanto voi e le vostre storie, ma vuol dire quello che stiamo vivendo con strazio nella terra del Signore Gesù, le paure, il covid che ci è rimasto dentro, ecco, tutta questa roba qui o interfaccia con la parola o non serve assolutamente a nulla. Questa è la pastorale.
Ma anche, permettetemi, da un punto di vista spirituale, cioè che riguarda lo spirito che è in me, lo Spirito Santo, ma anche lo spirito, cioè che cosa può darmi questo libro, mi è piaciuto molto Don Gabriele ha detto quello che a lui ha dato e penso che ognuno di noi alla fine a casa sua, prima di andare a dormire o domani, potrà dirsi ecco, che cosa mi porto a casa di questo libro di Ruth? Che cosa ha lo spirito che ha suscitato l'autore di questo testo? Suscita in me adesso, oggi, che sto andando a lavorare, domani mattina io prenderò un treno che sicuramente perderò visto che arrivo da Taranto, eccetera, eccetera, eccetera. Succede sempre così le coincidenze.
Spirituale per superare gli stereotipi di razza, di genere, di ruolo, per scoprire in noi una radice santa e luminosa che nel testo emerge, non solo nel rapporto fra le due donne, ma anche nel comportamento di Boaz che è solo apparentemente marginale. Quindi avete avuto un rapporto più esegetico e teologico con le due bibliste che mi hanno preceduto. A me resta di provare a calare alcuni fra i temi che avete già visto per farli risuonare nel concreto della vostra vita personale e anche della comunità.
E io so già che qualcuno di voi, occhio che leggo il pensiero, è un dono terribile che mi ha dato il Signore, qualcuno di voi ha già pensato, vabbè, ma quante interpretazioni ci sono allora? Tante. I rabbini dicono nel Talmud la parola di Dio ha settanta volte. Come un maglio che percuote una pietra fa scatenare mille scintille, dicono i rabbini, così la parola. Ed è magnifico questo, poter leggere questo libro, andare a vedere come è stato commentato nel passato, come l'ha commentato Agostino, cosa ha detto qualche padre della Chiesa e poi ancora oggi leggere Lacan o Luciano Manicardi, addirittura Luigino Bruni ha fatto un bellissimo commento su Ruth. Oppure l'amico Michel Davide, Semeraro, eccetera, eccetera, e vedere come questo continua a risuonare. Non c'è bisogno di avere una laurea in teologia per farsi scuotere e appassionare da questa parola.
E permettetemi però, in quanto rompicatolo di natura, dobbiamo sempre ricordarci, lo ricordo a chi fra noi ha maggiore responsabilità o ha maggiore conoscenza, come ci ricorda benissimo Papa Benedetto nel Verbum Domini, che questa parola va calata nel concreto, in una lettura orante e meditata. Orante e meditata. Ma qui quello che noi abbiamo fatto e che continuiamo a fare questa sera è dare gli strumenti per, perché questa è la lettura spirituale della parola di Dio. Da una parte la conoscenza e dall'altra lo spirito. Non è più il tempo di cristiana approssimativi, ve ne siete accorti, sì? Non bastano più le devozioni, tenetele, ma non sono sufficienti. Perché quando qualcuno vi interroga in pizzeria o vi trova qualcosa da dire, dobbiamo essere sempre pronti a rendere testimonianza della salvezza che è in noi. Come diceva un tale.
Ho trovato per me, in realtà poi ho continuato, ma mi sono accorto cheil tempo non bastava. Allora vi ho poi messo una specie di compiti a casa, se volete farveli, li trovate negli appunti e nelle vostre cartelline. Per me ho trovato cinque spigolature. La prima me l'ha scatenata un commento geniale di un caro amico, il monaco di Bose, Luciano Manicardi, che è stato anche priore a Bose. Ebbene lui dice nel suo commentario, ed è il primo punto: dalla storia della salvezza alla salvezza delle storie. Bellissimo! Sapete che la storia della salvezza è questo termine un po' in teologese che noi usiamo, per dire che in questa storia ingarbugliata, fatta di sbagli, di omissioni, di cose orribili che stiamo vivendo e le vediamo, di questo uomo incapace di stare insieme, esiste una storia di salvezza. Questo l'hanno capito i primi cristiani, i padri. E così noi possiamo raccontare, riraccontare la storia dell'umanità come una progressiva salvezza fino alla pienezza di Gesù Cristo e il suo ritorno. Storia della salvezza, proprio un gergo tecnico che si usa in teologese, per raccontare l'evolversi della rivelazione dentro la Bibbia. Mi seguite?
Ebbene è bello però questo gioco di parole che fa Luciano dicendo dalla storia della salvezza, che sentite tutto un po' aulico, alla salvezza delle storie. Delle piccole storie, le storie marginali, chi sono Noemi e Ruth? Due vedove che si devono arrabbattare il cui destino è quello o di elemosinare o di prostituirsi, perché quella è la verità. In un contesto in cui una donna era un peso e se non aveva un maschio che fosse il padre o il marito, non avevano possibilità di sopravvivenza in maniera dignitosa. In questa piccola storia marginale, fatta di gesti, l'avete letti, di gentilezza, di furbizia, di astuzia, sia da parte di Noemi che da parte di Ruth che da parte di Boaz, c'è molta furbizia dentro questo libro, si disegna la storia di Dio.
Ho avuto occasione, chi di voi inopinatamente mi segue sa che ho passato quattro anni della mia vita a commentare l'Antico Testamento. Ho fatto tre volumi a commentare l'Antico Testamento, sembra che io sia chissà che, però è stato magnifico leggere le storie dei patriarchi e delle matriarchi che avevano delle storie complicatissime, affatto edificanti. Scoprire che Davide sul letto di morte fa uccidere Ioab, il suo generale preferito, perché una volta gli aveva disubbidito sul letto di morte. Leggere tutte le piccinerie e le miserie che uno legge e dice ma com'è possibile? Se non che in queste storie di uomini Dio intesse la sua storia.
Ma qui c'è un ulteriore cambiamento, un'ulteriore evoluzione in questo piccolo librettino della Bibbia della Donna Ideale e che cioè anche nelle storie, senza bisogno di tirare in mezzo Dio, anche come dire seguendo questa chiamata interiore che noi portiamo nel cuore, anche questo diventa storia di salvezza. Salvezza delle storie. Come vi dicevo prima e come avete già visto nei giorni scorsi, Dio è in sottofondo di tutto questo. Ma questa salvezza delle storie in cui si parla di una bella storia finita bene, noi adesso la capiamo dopo questo, questo irrompere di Dio nella storia.
Allora la prima riflessione è proprio secondo me questo libro di Ruth quasi anticipa la logica dell'incarnazione, di un Dio diventato uomo.
Una volta i diversamente giovani in mezzo a noi si ricordano che quando si mandava a memoria il catechismo si diceva che i due misteri principali della fede cristiana erano l'incarnazione, la passione e la morte, la resurrezione di Cristo. Però è geniale, è vero. Se Dio non è diventato uomo, resta nell'altrove, nell'iperuranio, resta lontano. Da quando Dio è diventato uomo e sa, conosce, conosce la bellezza, io prima, anzi vi ringrazio perché è stata per me l'occasione dopo un anno e mezzo di poter tornare al mare. Qualcuno era preoccupato che piovesse, ma per un montanaro la pioggia al mare è la cosa più bella che esiste.
E che gioia, che meditazione camminare sulla spiaggia, il mare d'inverno, come diceva il poeta, è un controsenso, è invece un'epifania. È tutto talmente colmo di Dio quello che viviamo, perché c'è l'incarnazione. E il nostro mondo, la logica del mondo, la catechesi del mondo, ci strappa questa considerazione qui. Ci fa credere che Dio sia nelle cose eccezionali, particolario magari non c'è. Quando invece è nelle storie, nelle relazioni, nei rapporti. Ecco, la logica dell'incarnazione è quasi, come dire, preannunciata dalla storia di queste due donne, perché è semplicemente una storia di una grande amicizia, una grande stima reciproca fra due donne, punto. Che c'entro Dio? C'entra. C'entra.
Cioè nell'affetto di queste donne che si realizza una salvezza. Una salvezza. Noemi che si auto cambia il nome in Mara, come sapete, vita amara, che è svuotata, è tornata senza niente, dice. Tanto è curioso perché è Dio che cambia il nome nella Bibbia, non ce lo cambiamo noi. Allora è interessante perché parte dall'amarezza e fiorisce nella speranza.
Ecco allora, la prima spigolatura ve la potrei mettere giù così. Vediamo un po' se riesco a dirla. Secondo me, a me, questo racconto, questa parola di Dio ispirata, questa salvezza nelle storie, dice una cosa molto semplice, che va giusto bene, che calza benissimo con quello che stiamo vivendo, col cammino sinodale, con la Chiesa europea in affanno, con la Chiesa italiana che non ha ancora capito da che parte stare, se rendersi conto che sta cambiando tutto o far finta che va tutto bene madama la Marchesa.
Cioè il futuro della Chiesa, non di quella intesa da Dio, ma della nostra Chiesa europea qui e oggi, che non è detto che vada avanti per sempre, il futuro dipende se saremo capaci di tornare alle relazioni, ai rapporti interpersonali, alla manifestazione del bene del bello della vita nuova del Vangelo, prima delle organizzazioni, prima delle istituzioni, prima delle tradizioni.
Mi confrontavo qualche tempo fa con la cara amica pastora battista Lidia Maggi, che anche lei dal suo punto di vista di riformata diceva la stessa cosa. Sai che c'è? Forse tutto questo ci sta facendo un gran bene. Non avere più le chiese stracolme, non so come sia dalle vostre parti, ma da me, raccontavo, io vivo in un paese di 504 abitanti, 504 residenti. A Mezzin, bassa stagione, l'unica mezza che c'è è il sabato col parco 83 e ne siamo in 14. 14. Io sono l'unico maschio e l'unico sotto gli 80 anni. Eppure è bello, io vado volentieri. Una delle liturgie più scarcagnate che io abbia mai sentito. Perché io canto, quindi loro aspettano sempre che io arrivi. Ma è nelle relazioni che abbiamo un po' perso, che questo mondo ci fa credere che è meglio essere soli. Il nostro mondo di grandi solitari o no? Abbiamo complicato tutto, abbiamo complicato le relazioni di familiari, abbiamo complicato le relazioni di coppia. Tutti ci sentiamo inadeguati. Ma chi ha voglia di innamorarsi oggi? Ma dai! Meglio stare da soli.
Ebbene in questo deserto di solitudine, tutti connessi. Oggi vedevo, vi è dato sei ore di treno, ma era bellissimo, anche io lo faccio. Era bellissimo a vedere. Non ti scambi una parola manco per sbaglio. Sì scusi si può alzare? Devo uscire. L'unica parola che dici. Perché abbiamo con chi parlare. Va bene fatelo, non sentitevi in colpa, anche se siete cattolici siete bravi a farlo. Ma è bellissima questa cosa qua. È una storia di relazioni. È la nostra pastorale. E non pensate subito, dovrebbe esserci qui il mio parroco a sentire. Pensa a te. Se vai a messa la domenica saresti un po' prima. Se saluti la gente. Pensa a te. Se ti sei accorto che la tua compagna di catechismo o di oratorio c'è una piva così, magari gli hai detto ma tutto bene? Pensa a te. Pensa a te. Perché in questo mondo di implosione delle relazioni. Ruth e Noemi ci insegnano ancora a farci carico dell'altro.
Quindi poco importa se nel futuro ci saranno sterminate folle di cattolici gaudenti. O se saremo come già profetizzava nel 69, un testo che è diventato famosissimo, l'allora professor Ratzinger. Quello che conta è il fuoco. È il fuoco che Gesù è venuto a portare sulla terra e come vorrebbe che fosse già. Ma non è attraverso le relazioni. Allora se è ben chiaro, lo diciamo, lo ripetiamo, continuo a ripetere alla noia anche Papa Francesco, non siamo degli assistenti sociali, non siamo gli infermieri della storia. Ok? Poi certo che ci occupiamo del povero perché è il fratello, in lui vediamo Cristo. Certo che ci occupiamo dei ragazzi per quanto riusciamo. Anche sesono sgaruppati arrivano lì a far catechismo a sentire un'ora, ciò che poi per una settimana e ventitré ore non sentiranno più. Pazienza. Comincio ad amarvi. Già mica male. Le relazioni. Il primato delle relazioni. La seconda spigolatura mi sembra questa.
La storia di Ruth e Noemi è una storia che supera gli stereotipi e i luoghi comuni. Ho già letto nella mente di qualcuno e ho detto ma questo non mi riguarda perché io non ho nessun pregiudizio. Io sono assolutamente aperto come dice l'Evangelo. Bene. Ruth, come vi dicevo prima, lo sapete, è Moabita. I Moabiti e gli Ammoniti sono tra i peggiori nemici di Israele. Storicamente. Pagana. Eppure lei, che è pagana e nemica, conduce a salvezza Noemi. È Ruth che salva Noemi, non viceversa. È così poco convenzionale ciò che troviamo nella Bibbia. Ci fa così tanto sorridere sapere che il suocero di Mosè, Ietro, il pastore di Madian, in realtà non è un credente.
Perché è come se volessimo sempre comprimere Dio da qualche parte. Invece questa storia ci dice una cosa molto semplice: che Ruth conduce a salvezza Noemi seguendola, creando legame di profonda relazione. Avete sicuramente ripetuto più volte in questi due giorni:
- Il tuo Dio sarà il mio Dio.
Non c'è una conversione. Non è andata a Lourdes o ha fatto un pellegrinaggio o ha fatto l'esperienza del rovetorvente. No. Un po' come quando una coppia, lui o lei, tanto credente, l'altro a traino, dice ma sì, dai, vengo perché ci vai tu. Voglio più bene a te che a Dio. Però va bene lo stesso. Che noi guardiamo un po', non so io, io alzo il ditino, ma va bene così. È sorgente di salvezza anche questo.
Il nemico diventa amico e collaboratore. Si passa dal popolo nemico, i Moabiti, alla Moabita, a Ruth. Perché quando noi generalizziamo, gli arabi, gli israeliani, i palestinesi, i russi, quelli di quel movimento, quelli della trappola, allora è semplice generalizzare. Ma quando incontro te, la tua storia, ciò che sei e ti accolgo, succedono meraviglie. Potrei dire che il libro di Ruth è il prevalere della persona sullo stereotipo e sul pregiudizio.
Voi lo sapete, immagino ve l'abbiano detto in questi due giorni, che quando viene scritto il libro è in aperta polemica politica con la reazione della riforma di Esdra Neemia. Cosa è successo? Breve riassunto della storia di Israele. Sono stati per anni in Babilonia, tornano, Gerusalemme era sal suolo, comunque c'è gente che c'è rimasta, questi qui vengono addirittura spostati sulla collina di fronte Sion, fuori dalle mura. Cosa venite a rompere le scatole dopo 70 anni? Le vostre case sono state occupate, e bla bla bla, benissimo.
Allora finalmente si riscopre, questo non si capisce bene come sia andata, ma probabilmente sì, e si riscoprono i rotoli della Torah. Ecco perché siamo stati mandati in esilio, perché abbiamo disobbedito. Allora di controbilanciamento il popolo di Israele, che era stato scelto esattamente per essere un faro sul monte, per dire a tutte le nazioni di Dio, dice calma calma calma, cominciamo a trovarci fra di noi. Siamo rimasti in 25 in parrocchia, stiamo fra di noi, facciamo la formazione al nostro interno, chiudiamo la sacrestia, buttiamo la chiave.
Potremmo dire, vedete che il mio telefono mi dice come mi può aiutare, è molto gentile. Ogni tanto parla da solo. Devo farlo benedire. Trovare un prete. Uso una parola, ma non prendetela per dritto, per favore, va bene? Non ha una valenza di giudizio. Potremmo quasi dire che la riforma di Esdra Neemia, ripeto, smontata dalla sovrastruttura che noi abbiamo,è una riforma sovranista. Prima gli ebrei. Pensate in Esdra 9, 1, 13, Neemia 10, 31. C'è proprio detto chiaramente, e in particolare ci impegniamo a non dare le nostre figlie agli abitanti del paese, sono in terra straniera, e a non prendere i loro figli per i nostri figli. Moglie e voi dei paesi tuoi. Ebbè, Ruth ribalta tutto. Perché non soltanto rientra, e ci immaginiamo Luigi No Bruni fa questa bella riflessione, sapete che quando tornano sono le donne di Betlemme, che sono stupite nel vedere Noemi e Ruth. Luigi No Bruni, il suo testo è bellissimo, provi a immaginare il pettegolezzo. Hai visto come smagrita? Vai dagli stranieri a cercare fortuna, hai perso marito, figli, adesso torni pure con questa moabita. E invece Ruth diventa la salvezza.
Cosa mi dice questa cosa? Mi sembra, questa seconda spigolatura mi insegna questo. Soprattutto in questo tempo di guerra, di odio, di polarizzazione, di contrapposizione, anche dentro le nostre comunità. Anche dentro le nostre comunità. Come sapete, chi mi conosce io abito la rete da tempo, sono uno dei boomer, che è iniziato vent'anni fa a abitare la rete. Però davvero per uno che sta alla finestra e che non è detto le nostre cose di chiesa, si fa un giro su Facebook, su Internet, sui siti, e resta perlomeno sbalordito nel vedere quanta aggressività c'è tra quelli che decidono chi è il Papa, tra quelli che sparano sempre alzo zero contro tutto. Capisci, quando una volta eri al bar, bevevi un bicchiere di troppo e le parlavi. Tutti sapevano che eri il matto del paese. Adesso c'hai la rete. E quindi confondi un po' le idee.
Ora, io voglio molto bene a tutti, però esistono dei criteri di ecclesialità. Chi dice che questo Papa non è un Papa è fuori dalla Chiesa. Semplice, non è che ci giri molto intorno. Chi vuole demolire sempre tutto, mi fa ridere, dice, torniamo alla Chiesa di Pio X. Ma io vorrei tornare alla Chiesa di Gesù Cristo. Questo dovrebbe essere l'obiettivo da sempre di ogni Chiesa. Lumen Gentium, tornare alla prima comunità apostolica.
Però questa contrapposizione, che a volte detta così è già quasi nobile, ma a volte sia chiaro a tutti, non sto parlando alla diocesi di Rimini. Ma pensate che ci sono diocesi e parrocchie in cui se si cambia il direttore del coro uno non va più a messa. Addirittura. Cioè a volte dobbiamo essere sinceri e schietti. A volte il pregiudizio ce l'abbiamo noi per primo. Arriva il nuovo parroco, ma oh, mi hanno detto che... Oh, Don Nicolò! Scherzo perché so che posso scherzare. Ebbene, è normale che questo accada. Vi sembrerà incredibile, ma tutti qui dentro siamo segnati dal peccato originale. Non so se ve l'hanno detto. A Roma si dice che il più pulito c'ha la rogna. Bene, questo è normale. È evangelico superare queste divisioni.
La parola di Dio ci dice in maniera... Ma noi non ci rendiamo conto dell'impatto che aveva questo testo letto durante una liturgia dello Shevuot. Ok? Come quando Martin Luther King, commentando Bon Samaritano, diceva tu immaginati che se un bianco del Ku Klux Klan esci fuori, ti rapinano, ti accoltellano, ti lasciano mezzo morto, arriva un nero e ti salva. Ecco, hai capito la parabola del Bon Samaritano? Superare quest'ideologia, questa contrapposizione.
Guardate, lo dico veramente con la sofferenza nel cuore. Che già c'era prima, ma dal 7 ottobre per me è uno strazio vivere. Perché io sento e conosco bene, sono andato 25 volte in quella terra lì. Ma cosa posso fare io da qui? Sì, venerdì pregheremo, aiuteremo. Ok, ma io voglio, mi impegno, al mattino mi alzo. Io voglio rappacificare tutte le Gaza che porto nel cuore. Voglio allontanare tutti gli Hamas che covano dentro di me con la mia vicina di casa, con mio fratello che ha fatto litigi sull'eredità, eccetera, eccetera.
Se non lo facciamo noi, siamo 300, 350 qui dentro. Come dico sempre, un metro quadro di pace intorno a te. Nelle parole, nei giudizi, nei pensieri, nell'educazione. Ma siamo ormai a dei livelli tali di barbarie che salutare la gente non lo fa più nessuno. Superando i pregiudizi.
Se la prima spigolatura, devo accelerare, se la prima spigolaturadice nelle nostre piccole storie si costruisce la storia, nelle relazioni, e da lì dobbiamo ripartire. La seconda è ancora più banale eppure così vera. Chi incontra Dio supera gli stereotipi, anche quelli che gli derivano dall'aver incontrato Dio. Il dialogo, l'ascolto.
Esiste una terza spigolatura che mi è piaciuta assai. A leggere questo testo, l'ho intitolata così, una storia in cui Dio si nasconde dietro le buone azioni delle persone. Mi viene già, non sentite no? Tutta sta melassa, il diabete spirituale. Tutti buoni qui dentro. Tutti buoni. Ruth che segue Noemi, Boaz verso Ruth. Addirittura Boaz nei confronti della mente diritto su Ruth, che non viene mai nominato. Quello che per la legge del levirato, l'avete sentito, avrebbe dovuto prenderla in sposa. Solo che lui è furbo e gli dice, ma c'è da prendere quel campo? Uh, bene, sì, lo prendo. Ma c'è la moglie come benefit? No, ma allora aspetta un attimo. Geniale quest'uomo. Geniale. Geniale.
Guardate che essere credenti non vuol dire essere fessi. Perché c'è un po' la sindrome dello zerbino fra noi cattolici. Non voi, gli altri. Ma è interessante perché nel testo tutte le volte che si parla della bontà di Ruth verso Noemi, di Boaz verso Ruth, eccetera, si usa un termine tecnico, chesed, che è uno dei nomi di Dio. Chesed, la bontà, la compassione, la misericordia.
Ecco allora questa terza, breve, semplice, irritante per me, spigolatura. In questo tempo di discernimento, di cambiamento, nella fedeltà totale al Vangelo e alla tradizione, Ruth ci richiama a una semplice verità che forse abbiamo smarrito per strada. Dio traspare attraverso i gesti di chi crede in Lui. Aia. Dio traspare attraverso le nostre scelte. Attraverso quella chesed, quella bontà che siamo chiamati ad avere e ad esercitare.
La trasmissione della fede non è solo una questione di annuncio, non è solo una questione di organizzazione, non è solo una questione di interpretare quello che sta succedendo, di avere gli strumenti. È anzitutto una questione di cuore, o no? Non lo dico io. Una questione di cuore, di bontà. Certo che oggi essere buoni è essere un po' fessi. Ce lo si dice. Il buonismo è diventato un insulto, da ridere.
Ruth ci insegna invece che tutta questa storia in cui si parla solo di bontà, in realtà si scopre Dio. E chi di voi, immagino parecchi, è impegnato in qualche attività pastorale, in parrocchia, col coro, coi giovani, con le catechiste, i preti, eccetera, i diaconi presenti, le suore, eccetera, sa che non in tutto quello che noi diciamo, tutto quello che noi facciamo, tutto dalla prima all'ultima cosa che noi facciamo, con grande devozione, con grande spirito del sacrificio, del martirio, è inutile se non traspare un po' di bontà.
Poi magari avete un carattere orribile. E fate altro allora. Una volta io ricordo quando avevo un oratorio, questa ve la racconto, un'universitaria che avevo coinvolto, avevo iniziato un cammino di fede, formata, era un po' la più adulta degli animatori, dicevo questa mi aiuta. Primo sabato di oratorio una catastrofe, ha urlato come un'aquila tutto il tempo verso i ragazzi delle medie. Secondo sabato, boh sarà un caso, uguale. Al che alla fine la prendo da parte e dico ma Elena qualcosa non va. Ah ma io non sopporto i ragazzi. Dirmelo prima magari. Ci sta, ci sta.
Mi dice sempre mio padre spirituale, che è un monaco di clausura, dice sai voi da fuori pensate che nei monasteri siano tutti mistici, qui sono quelli che non vogliono avere a che fare con nessuno. E ci vengono sempre a cercare. Ma ci sta, ma ci sta, ma ci sta. Il profeta Eliseo fa sbranare i bambini che l'hanno preso in giro dagli orsi, sapete? Non è storico, però intendo dire, la dice lunga. Natanaele che è uno che spettegola e alla fine diventa uno dei primi apostoli. San Girolamo che ha detto a Sant'Agostinoche era un incompetente, un ignorante, è uno che ha tradotto la Bibbia, quindi anche i brutti caratteri possono diventare santi, ciò detto, non coltivateli. bontà, l'accoglienza, guardate scusate ma ve lo dico come un malato, quale sono si aspetta quando è in ospedale da un medico. Io dico sempre ai medici presenti, voi non avete idea del potere che avete, una vostra parola stabilisce l'umore di un malato, ma la stessa cosa, io la posso dire di un catechista o di un prete. Eh ma quel giorno lì ero un po' snervato, lo so anima bella, non è semplice per carità. La gente apprezza l'onestà, l'autenticità.
Il mio parroco che ha 83 anni è svizzero, è ancora pieno di forza e doveva andare a fare, mi ha raccontato questa cosa qua, doveva andare a fare una messa su una vetta eccetera eccetera, però gli hanno dato appuntamenti in un posto, non l'ha trovato, insomma alla fine quella messa non è stata fatta perché lui non ha trovato sto posto, quindi era irritatissimo perché aveva spostato le messe d'orario eccetera eccetera. Poi alla fine dall'alto l'hanno chiamato che aveva organizzato sta roba e lui l'ha insultato, no? Proprio un male parole. E poi arriva da me il pomeriggio e dice, forse ho esagerato. E io ho detto, sì Don Claude. Allora poi è andato, ha preso due bottiglie e è andato a chiedergli scusa. E questo qui che all'inizio era molto aggressivo, appena ha visto con due bottiglie lui è arrivato scherzando e dice, guarda, proprio ho fatto una figura, no? E si sono poi riconciliati e adesso, come dire, lo porta sul palmo di mano.
Cosa vi sto dicendo? È una cosa che è un detto attribuito a tante persone, ma io ve la dico come c'è. Si prendono più gocce con una goccia di miele che non con un barile di aceto. Il problema è che noi siamo acetosi pensando di difendere Dio. Allora, io vorrei dire una cosa chiara a tutti. Don Nicolò poi decide tu se invitarmi ancora. Che sia chiara a tutti. Nessuno qui dentro si sente autorizzato ad essere l'avvocato di Dio. Vi è chiara sta cosa? Dio si difende benissimo da solo. Perciò abbiate pazienza. In questo momento in cui il mondo è così aggressivo, così malvagio, così rabbioso, la gente, siamo tutti vittime. Abbiamo paura. Abbiamo tutti paura di vivere. Tutti così. I nostri giovani, io ho un figlio di 19 anni, sono sbarlestrati completamente. Non hanno futuro, vengono da due anni di Covid. Gente, amiamola questa gente. Ma io non sono capace. Bene, prega un po' di più, ti scopri amato, agape toi, ti scopri amato e con quell'amore lì ami gli altri. Difficile? Non dobbiamo salvare il mondo, l'ha già salvato Gesù Cristo. Possiamo vivere da salvati, questo sì. A volte mi sembra che, eccetto Rimini, non si respiri tanto questo nelle nostre parrocchie. Attenzione, non voglio fare, è normale, intendo dire voi siete qui, siete particolarmente sensibili. Una signora che ha sempre fatto così tutta la vita, che adesso gli andate ancora a parlare di sinodo, vi guarda come dire, ma basta, ma lasciatemi in pace, ci sta. Ma ci vuole poco, sono partiti in dodici. Sono partiti in dodici, erano molto più scaruppati di noi, ma si sono lasciati amare. Ma si sono lasciati amare.
La chesed, la bontà, è la grande protagonista di questa pagina. E la chesed, la bontà, può essere ciò che secondo me è semplice, può essere di nuovo al centro delle nostre comunità. Qualunque cosa facciamo, viva le iniziative, fatele, fatele, siate presenti coi ragazzi, con gli anziani, con le coppie, fatelo, fatelo. Bene, ma con bontà. Non per difendere, come rischio, per difendere una posizione. Amando, perché questo solo ci ha chiesto il Signore. Di amare, al meglio delle nostre capacità.
Vangelo di domenica prossima, non faccio lo spoiler che poi non andate a messa. Quarta spigolatura, sì ce la faccio? Assolutamente no. È una storia di affetti, ma anche un po' di seduzione. Quanto è femminile e seducente l'azione di Ruth su suggerimento di Noemi. Scusatemi, sono un sessista, abbiate pazienza, maschilista del cavolo, però io leggo questa pagina e mi viene troppo da sorridere. Ruth, no, Noemi dice, allora Boz è nostro parente, lui avrebbe detto, fatti un po' bella. Mi raccomando, due gocce di profumo,un filo di trucco. Ma è bellissima questa roba qua. Ma è bellissima. Io mi inchino a questa genialità. Saputo che il campo in cui hanno spigolato è del parente delle punte Limelec, un caso, un caso, c'è scritto Ruth, ma il caso, ho trovato questa bellissima citazione di Anatole France, dice:
Il caso è lo pseudonimo di Dio quando Dio non vuole metterci la firma.
Oh, che combinazione! L'amico Francesco Lorenzi del San dice, che Dio incidenza! Ma, al di fuori della poesia, la realtà che compare da questo libro è molto cruda. Il matrimonio è l'unica via d'uscita dalla miseria per Noemi e Ruth. È la fame che li spinge a mangiare.
Ora, mi sembra che questa quarta spigolatura richiami un pochettino di più, se prima era un po' di pastorale parrocchiale, generale, forse un po' più di pastorale nelle famiglie. O no? Chi si occupa, se c'è ancora qualcuno che si sposa, nella mia diocesi non c'è più nessuno, ma non sto scherzando.
Però, in questo nostro tempo in cui gli affetti di coppia vengono soprattutto declinati nell'emozione e nel sentimento, bene, viva! Che qualcuno ci richiami, che a volte è anche una questione di pane, che non vuol dire che muori di fame. Ma cos'è una persona da sola? Io lo dico, ho scritto anche parecchio su questo, lo dico molto presto.
Tuo nonno e tua nonna si sono amati? Sì, forse, anche. Ma non era la principale cosa del loro rapporto? Ve lo posso garantire. Oggi ci si sposa per amore. Bellissimo! Ma è l'unica cosa che tiene unita una coppia. Non più la necessità di sostenersi, non più la necessità di mantenersi, non più la necessità di costruire un progetto insieme. Fragilina come cosa.
Ok, è così. Non è che si stava meglio quando si stava peggio. Ma Ruth e Noemi ci ricordano questa cosa molto banale, che al di là della poesia e del romanticismo ci sono le cose concrete. E che forse ai nostri fidanzati, anche se non esistono più i fidanzati, comunque a chi fra noi sta insieme, convive, è sposato, eccetera, dobbiamo ricordarci che c'è anche un aspetto molto concreto.
La Bibbia è molto concreta, molto, come dire, molto sangue, terra. Nella nostra visione dell'amore di coppia, Ruth e Noemi ci insegnano a ridire ai nostri ragazzi che un matrimonio, e non solo, si fonda sì sull'innamoramento. Certo, bello, fondamentale, ma anche sul patto, sull'alleanza, sulla concretezza della scelta. È un discorso molto impopolare, ma quanto è necessario.
Al punto che quando Bozze si sveglia, c'è un po' ciucchetto perché aveva finito di mietere le gette, ha citato quello, vede questa donna accucciata ai suoi piedi. La trovava ella perché lei si è fatta bella. E dice:
E tu chi sei?
E tu chi sei? Come dire, questa strategia mi sembra negativo, questa malizia bella però, della seduzione, dell'innamoramento, dai adesso mi guardate come dei pesci lessi, non è che per caso, ti piaceva quel ragazzo e per caso sei andato a prendere alla fermata del pullman proprio quel giorno lì? Ovvio. Non è che tu sapevi che l'amica portava l'amica e casualmente sei arrivato facendo le penne col motorino? Parlo cose da boomer. Ci sta, va bene, ma è molto bello questo senso della concretezza.
Ultimo punto? Sì, tre minuti. Qui dovrei tacermi, però dovrei tacermi per incapacità. Però credo sia importante, anche se dal mio punto di vista ribadirlo. È una storia di donne. Il libro di Ruth è una storia di donne. Inizia parlando di tre uomini, Elimelech, Meclon e Chilion, figli che moriranno, hanno anche dei nomi che sono sfortunati, e una donna, per poi fermarsi su tre donne e oltre, Noemi, Ruth, Orpa, le donne di Bethlehem.
Non solo, Ruth non riceve la chiamata come Abramo, eppure si comporta come ha fatto Abramo. Bozle rispose:
Mi è stato riferito quanto hai fatto per tua suocera dopo la morte di tuo marito e come hai abbandonato tuo padre, tua madre e la tua patria per venire presso un popolo che prima non conoscevi.
Lachiamata di Abramo. Abram, va! Non dove io ti indicherò come abbiamo cantato per decenni. Lech lecha, vai a te stesso, rientra in te stesso, pesa la tua vita e poi vieni. Dove, dove? Poi vediamo. Non solo, questa è una chicca che mi ha fatto sorridere il cuore. Quando Noemi, andate a leggere, suggerisce la strategia a Rut, le dice di farsi bella, di dormire ai piedi di un sazio e stanchissimo Boaz. Poi Rut risponde, va bene, a Noemi, sua socera, farò quello che tu mi dici. Mi seguite? Invece non lo fa mica. Perché la prima parte la fa, ma una volta nella situazione sarà Rut a dire a Boaz che cosa fare e non viceversa, come aveva suggerito la socera.
Le disse, chi sei? Rispose, sono Rut, tua serva. Stendi il lembo del tuo mantello sulla tua serva perché tu hai diritto di riscatto. E prendimi, no? Questo uomo resta, infatti lui resta, si innamora subito di questa donna. Non soltanto per la sua bontà, per quello che ha fatto, ma anche perché, lo dice esplicitamente, avrebbe potuto correre dietro a qualche giovinotto perché lei era ancora una bella fanciulla. E invece lui, che probabilmente era già un po' avanti con gli anni, in quanto parente aveva diritto di prelazione, ma questa era una moabita, che gli frega degli usi e consuetudini degli israeliti. E ne resta affascinato. Possiamo dire che Rut, pur nelle rigide categorie maschiliste dell'epoca, prende in mano la sua vita, diventa capitano della sua nave, prende in mano il suo destino.
Allora questa quinta spigolatura è molto attuale. La questione femminile della Chiesa, di cui si sta dibattendo molto fra i padri e le madri sinodali, oltre la logica del mondo. Oltre. È importante e centrale nella riflessione delle nostre comunità. Ma oltre a questo mi sembra di ribadire, e sta emergendo anche questo nel sinodo che sto seguendo, in cui sono stato coinvolto come rappresentante sinodale in Europa, si tratta di ribadire a livello pastorale e spirituale che ognuno di noi battezzato è chiamato a diventare protagonista della propria vita nella logica di Dio, che ci chiede di collaborare al progetto di salvezza. Rut non aspetta che faccia Dio e non segue neanche tanti consigli della suocera. Osa, fa.
Concludo, cari amici. Poi avrete alcune riflessioni per la lezione personale, ma per il senso stiamo qui fino a dopo domani. Mi sembra che queste sono alcune delle spigolature che per me mi hanno fatto bene. La storia della salvezza, ma la salvezza delle storie, cioè il primato alla relazione fra di noi. Una storia che supera gli stereotipi e i pregiudizi, che a volte ci sono anche nelle nostre comunità, sinceramente. Una storia in cui Dio si nasconde dietro la bontà dei protagonisti, la chesed, che è la carta d'identità, il primo volto che la gente vede di noi. E su quello a volte, perché noi siamo molto attenti alla giustizia, ai valori etici, morali, va bene. Ma se poi sei una carogna, scusa, sei una brutta persona. Puoi anche avere tutti i principi del mondo, ma quei principi non passano.
Una storia di effetti e di seduzione in cui ci richiama magari al fatto che nella nostra modernità, che esalta e quasi idolatra la coppia come fine a se stessa, tutta legata all'emozione e al sentimento, c'è anche altro come queste due donne che escogitano un modo per sopravvivere. E infine una storia di donne, bellissimo, che ci richiama come non soltanto le donne nella Chiesa, ma ogni battezzato deve diventare ciò che sei, come diceva Irene o i cristiani. Diventa ciò che sei, recuperare cioè la sua dignità. Perché una cosa è certa, io non lo so se fra 50 o 100 anni nella terra di Rimini ci sarà ancora una Chiesa, ma se ci sarà dipende da noi. Grazie. Grazie.

XXV Settimana Biblica a Rimini - Mercoledi 25 Ottobre 2023. Guarda su youtube il video realizzato da Icaro TV. CLICCA

Il libro di Rut è sorprendente nella sua semplicità: solo quattro capitoli, appena 85 versetti, eppure tra i più ricchi di dialoghi di tutta la Bibbia. È quasi un racconto teatrale, fatto di voci, sguardi e relazioni. Non a caso, nella Bibbia ebraica si trova subito dopo i Proverbi, dove si legge: “Una donna di valore chi potrà trovarla?”. È come se la figura astratta descritta nei Proverbi prendesse corpo concreto proprio in Rut e in Noemi.
Questo piccolo libro nasce in un contesto difficile: due vedove, senza futuro e senza protezione, devono sopravvivere in una società che non lascia spazio alle donne sole. Eppure proprio da questa fragilità nasce una storia luminosa, che ribalta i pregiudizi. Rut è moabita, straniera, appartenente a un popolo nemico di Israele. Eppure sarà lei a salvare Noemi, a ridarle vita, a portarla fuori dall’amarezza. Una straniera, una pagana, diventa il volto della salvezza.
Dio in questo libro resta sullo sfondo, quasi silenzioso. Ma proprio per questo ci accorgiamo che la sua presenza non ha bisogno di miracoli spettacolari: si rivela nelle relazioni, nei piccoli gesti di fedeltà e di affetto, nelle scelte concrete che cambiano il destino. È una storia che anticipa la logica dell’Incarnazione: Dio che entra nella carne dell’umano, nelle storie semplici di ogni giorno.
Rut e Noemi ci insegnano che il cuore della fede non è la rigidità delle regole o delle istituzioni, ma la capacità di costruire legami veri, di superare barriere e pregiudizi, di credere che anche nelle storie più umili e nascoste può brillare la salvezza di Dio.

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