
Ma è opportuno andare in giro, fermando la gente per strada e parlargli di Gesù? O fermarsi tra la folla e chiedere di poter abbracciare qualcuno,, esponendo cartelli tipo qui abbracci gratis? E magari invitare chi passeggia nei pressi della chiesa ad entrare per pregare tenendogli una mano sulla spalla, inginocchiarsi davaniti a Gesù e guidare la sua preghiera come fosse un figlio o un amico intimo?
Si lerchè questo accade nella Evangelizzazione di strada e di spiaggia. Gli approcci sono stravaganti e se vuoi un tantino invasivi. Qualcuno potrebbe obiettare: cose da setta, o .. i testimoni di Geova fanno così. Non si evangelizza in questo modo, occorre rispettare le persone.
Bene intanto a questi benpensanti chiederei se si pongono mai la domanda se mai evangelizzano, perchè a volte chi sostiene queste tesi non parla di Gesù a nessuno. Forse per questo tacere, tale modalità li infastidisce, perchè li provoca al punto di rifiutare e giudicare.
Peró non tutti sono i benpensanti di cui sopra e magari molti altri chiedono spiegazioni circa le modalità di evangelizzazione. Allora ci proviamo.
Intanto il mandato è chiaro per tutti. Gesù salendo in cielo invita ad andare in tutto il mondo e proclamare il Vangelo. 4 sono gli evangelisti perchè quattro sono i punti cardinali: nord, sud, est, ovest. Andare ovunque ad annunciare la buona novella. I primi discepoli venivano arrestati e gli intimavano di non parlare più di Gesù. Ma loro rispondevano: dobbiamo obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. E quando uscivano di prigione ricominciavano ad evangelizzare. E San Paolo chiosa: guai a me se annuncio il Vangelo. Ma guai non si intende come una punizione, magari da parte di Dio. Quel guai va letto così come è scritto in greco: haimè per me. Cioè, un dispiacere. Una mancanza, un vuoto interiore. Divento un cristiano triste se non annuncio il Vangelo.
Ma .. bisogna per forza andare a scocciare la gente per strada per evangelizzare.?
No, ovviamente andare strada non è obbligatorio e non è nemmeno l,evangelizzazione ordinaria. Per cogliere questa modalità dobbiamo fare un passaggio dalla testa al core, magari forzando una sospensione della ragionevolezza.
Mi viene in aiuto l'ultima enciclica di Papa Francesco "diletti nos" sulla devozione al Cuore di Gesù.
Sentite cosa scrive
La missione, intesa nella prospettiva di irradiare l’amore del Cuore di Cristo, richiede missionari innamorati, che si lascino ancora conquistare da Cristo e che non possano fare a meno di trasmettere questo amore che ha cambiato la loro vita. Perciò li addolora perdere tempo a discutere di questioni secondarie o a imporre verità e regole, perché la loro preoccupazione principale è comunicare quello che vivono e, soprattutto, che gli altri possano percepire la bontà e la bellezza dell’Amato attraverso i loro poveri sforzi. Non è ciò che accade a qualsiasi innamorato? Vale la pena di prendere ad esempio le parole con cui Dante Alighieri, innamorato, cercava di esprimere questa logica:
«Io dico che pensando il suo valore Amor sì dolce mi si fa sentire, che s’io allora non perdessi ardire, farei parlando innamorar la gente». [226]
interessante, non trovate?, la citazione. Si tratta di innamoramento, di eros puro. Dante spiega che la dolcezza di Beatrice lo tocca così profondamente che se non perdesse il coraggio farebbe innamorar di parlando riuscirei a far innamorare chiunque lo ascolti.
Ecco in questo contesto bisogna leggere l'evangelizzazione di strada e di spiaggia. Con gli occhi dell'innamorato. Per questo i missionari sono giovani, perchè i giovani innamorati di Gesù sono capaci di tali pazzie d'amore. Ma non fanno cose pazze tutti gli innamorati? E pensate che chi si innamora di Gesù non possa fare questo? Chi ha scoperto la gioia dell'incontro con Gesù non può non parlarne e l,evangelizzazione ti da gli strumenti per poter far questo. Il contesto, la formazione, la preghiera scalda il cuore dei missionari, anzi li infiamma e a quel punto escono e parlano di Gesù senza paura.
No. Non è una modalità pensata a tavolino, non scendono per strada per assolvere il compitino. Niente a che vedere con finalità settarie o irrispettose della libertà altrui.
Sentite ancora Papa Francesco
210. Parlare di Cristo, con la testimonianza o la parola, in modo tale che gli altri non debbano fare un grande sforzo per amarlo, questo è il desiderio più grande di un missionario dell’anima. Non c’è proselitismo in questa dinamica d’amore: le parole dell’innamorato non disturbano, non impongono, non forzano, solamente portano gli altri a chiedersi come sia possibile un tale amore. Con il massimo rispetto per la libertà e la dignità dell’altro, l’innamorato semplicemente spera che gli sia permesso di raccontare questa amicizia che riempie la sua vita.
211. Cristo ti chiede, senza venir meno alla prudenza e al rispetto, di non vergognarti di riconoscere la tua amicizia con Lui. Ti chiede di avere il coraggio di raccontare agli altri che è un bene per te averlo incontrato: «Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli» (Mt 10,32). Ma per il cuore innamorato non è un obbligo, è una necessità difficile da contenere: «Guai a me se non annuncio il Vangelo» (1 Cor 9,16). «Nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo» (Ger 20,9).
Quindi se sei un giovane innamorato di Gesù, ti aspettiamo a riccione iscriviti per tempo!
don Franco Mastrolonardo
Ma è davvero normale parlare di Gesù per strada? Ci si può ancora permettere l’audacia di fermare un passante, offrire un abbraccio gratuito o invitare qualcuno a entrare in una chiesa per pregare insieme?
A molti sembrerà strano, forse fuori luogo. Alcuni lo giudicheranno invadente, altri addirittura fanatico. Ma davvero l’amore si misura in decibel, in strategia, in prudenza? Questa catechesi nasce per raccontare una forma di evangelizzazione che può sorprendere e spiazzare: quella di strada, di spiaggia, fatta di gesti semplici ma radicali, a volte “pazzi” agli occhi di chi osserva. Quello che segue è un invito a guardare l’annuncio del Vangelo non come un dovere da eseguire o una formula da rispettare, ma come un’onda di gioia che parte dal cuore e non riesce a stare ferma.