Levitico 19,1-2.11-18 con il commento di Liliane Destailleur



Dal libro del Levitico
Lv 19,1-2.11-18 

Testo del brano
Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo. Non ruberete né userete inganno o menzogna a danno del prossimo. Non giurerete il falso servendovi del mio nome: profaneresti il nome del tuo Dio. Io sono il Signore. Non opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; non tratterrai il salario del bracciante al tuo servizio fino al mattino dopo. Non maledirai il sordo, né metterai inciampo davanti al cieco, ma temerai il tuo Dio. Io sono il Signore. Non commetterete ingiustizia in giudizio; non tratterai con parzialità il povero né userai preferenze verso il potente: giudicherai il tuo prossimo con giustizia. Non andrai in giro a spargere calunnie fra il tuo popolo né coopererai alla morte del tuo prossimo. Io sono il Signore. Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai d’un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore”».

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
G.Regondi. Etude no.6. Diritti Creative Commons

Meditazione
Liliane Destailleur

Meditazione
Il brano ricorda la consegna dei comandamenti: Dio invita Mosè ad aiutare la comunità ad essere santa, come lo è il Signore nostro Dio, e a riconoscere la sua santità. Mi colpisce molto il fatto che questo brano finisce e riassume il nuovo comandamento datoci da Gesù: «amerai il tuo prossimo come te stesso». Come sono grandi queste parole che includono tutti i comandamenti. Vediamo quindi che cosa non voglio sia fatto a me. Come possiamo fare? Non rubando, non ingannando, non mentendo, non utilizzando il nome di Dio per affermare il falso, non accaparrandoci il bene degl’altri. Mi accorgo che l’autore si sofferma molto sul rispetto che dobbiamo portare al prossimo, anche se sono persone con problemi, ricordiamoci che siamo tutti creature di Dio, tutti fratelli e tutti chiamati alla santità. Quindi, per rispetto e per timore di Dio, non malediremo, non giudicheremo, non calunnieremo, non toglieremo la vita, non ci vendicheremo e non porteremo rancore. Anche con molte difficoltà, ricordiamoci di mettere sempre il Signore al primo posto. E oggi mi viene da pensare, da domandarmi – mah! – queste regole di buona convivenza, in che modo le mettiamo in applicazione? Sono ancora di attualità? Possono ancora aiutarci? In quale comunità viviamo? Sì, penso proprio di sì, sono sempre attuali, e mai come adesso mi accorgo che da soli non ce la possiamo fare, l’uomo ha bisogno di regole, Dio ce le ha date, per vivere in una comunità che ha il rispetto di tutto e di tutti, è già venuto in nostro aiuto e ce lo siamo dimenticati! Oggi, più che mai, per la nostra salvezza dobbiamo prendere coscienza, aprire gli occhi e le orecchie. Sento con necessità che bisognerebbe ricominciare e rivedere i comandamenti, per approfondirli alla luce dei tempi che viviamo.

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