Giona 4,1-11 con il commento di Stefano Bianchini



Dal libro del profeta Giona
Gn 4,1-11 

Testo del brano
Giona provò grande dispiacere e fu sdegnato. Pregò il Signore: «Signore, non era forse questo che dicevo quand’ero nel mio paese? Per questo motivo mi affrettai a fuggire a Tarsis; perché so che tu sei un Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore e che ti ravvedi riguardo al male minacciato. Or dunque, Signore, toglimi la vita, perché meglio è per me morire che vivere!». Ma il Signore gli rispose: «Ti sembra giusto essere sdegnato così?». Giona allora uscì dalla città e sostò a oriente di essa. Si fece lì una capanna e vi si sedette dentro, all’ombra, in attesa di vedere ciò che sarebbe avvenuto nella città. Allora il Signore Dio fece crescere una pianta di ricino al di sopra di Giona, per fare ombra sulla sua testa e liberarlo dal suo male. Giona provò una grande gioia per quel ricino. Ma il giorno dopo, allo spuntare dell’alba, Dio mandò un verme a rodere la pianta e questa si seccò. Quando il sole si fu alzato, Dio fece soffiare un vento d’oriente, afoso. Il sole colpì la testa di Giona, che si sentì venire meno e chiese di morire, dicendo: «Meglio per me morire che vivere». Dio disse a Giona: «Ti sembra giusto essere così sdegnato per questa pianta di ricino?». Egli rispose: «Sì, è giusto; ne sono sdegnato da morire!». Ma il Signore gli rispose: «Tu hai pietà per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica e che tu non hai fatto spuntare, che in una notte è cresciuta e in una notte è perita! E io non dovrei avere pietà di Nìnive, quella grande città, nella quale vi sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra, e una grande quantità di animali?».

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
A.Gandhi. ShatteredPaths.Licenza della raccolta audio di YouTube

Meditazione
Stefano Bianchini

Meditazione
In quest’ultimo capitolo troviamo Giona scandalizzato. Egli è un profeta la cui profezia non si realizza: la città non sarà distrutta, Dio ha avuto misericordia, gli sono bastati digiuni e qualche atto penitenziale per dimenticare tutto il male che avevano commesso gli abitanti di Nìnive. Giona non ci sta: ha rischiato la vita per andare a preannunciare la distruzione, e questa non viene. Che figura! Ha accolto la chiamata di Dio, ma non accetta che anche altri lo abbiano fatto; forse vuole sentirsi un privilegiato, forse non riesce a perdonare gli abitanti di Nìnive per ciò che hanno fatto in passato. Certo è che esce dalla città e vuole vedere cosa succederà. Spera di godersi uno spettacolo di fuoco e fiamme, probabilmente. Giona è diventato obbediente, ma ancora non riesce a comprendere la logica di Dio, che è misericordia. Non riesce a capire che il Signore, che è stato tanto buono con lui, che non lo ha abbandonato neppure quando egli è fuggito, vuole perdonare anche chi ha fatto ben peggio di Giona. La logica divina è difficile da accettare. Nonostante tutto ciò che è accaduto, Giona è ancora testardo; ma se l’uomo è fermo nella sua collera, Dio è ben più saldo nella sua misericordia. Ora che la città è salva il Signore torna per salvare di nuovo Giona. Ancora una volta Dio accetta la rabbia del profeta, non chiude le porte al suo servo, nemmeno quando questo non vuol sentir ragione. La strategia pedagogica di Dio in questo brano è mirabile: per convertire Giona gli fa un piccolo regalo, una pianta di ricino per ripararlo dal sole. Il profeta gode immensamente della frescura ed è lieto che quella pianta esista; quella pianta però secca in poco tempo. Giona si infuria ancora di più («..sono sdegnato da morire»), ma qui Dio affonda il suo ultimo colpo. La pianta è preziosa, e anche se si è seccata Giona continua a desiderarla, così il Signore continua a desiderare gli abitanti di Nìnive. Come Giona rivuole indietro la sua pianta, così Dio rivuole con sé gli abitanti di Nìnive. Spesso siamo portati a esprimere severi giudizi, sia sugli altri sia circa noi stessi. Spesso potremmo anche aver ragione nel giudizio delle azioni, però in questa pagina biblica Dio ci ricorda che la sua giustizia si accompagna sempre alla misericordia. Possa questa misericordia plasmare le nostre vite, e questa pagina della Scrittura ci ricordi sempre che con Dio combattiamo il male, non le sue vittime.

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