2Pietro 3,11b-15a.17-18 con il commento di Antonella Corelli



Dalla Seconda lettera di Pietro
2Pietro 3, 11b-15a.17-18 

Testo del brano
Carissimi, quale deve essere la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli in fiamme si dissolveranno e gli elementi incendiati fonderanno! Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia. Perciò, carissimi, nell’attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia. La magnanimità del Signore nostro consideratela come salvezza. Voi dunque, carissimi, siete stati avvertiti: state bene attenti a non venir meno nella vostra fermezza, travolti anche voi dall’errore dei malvagi. Crescete invece nella grazia e nella conoscenza del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo. A lui la gloria, ora e nel giorno dell’eternità. Amen.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Gabriele Fabbri

Meditazione
Antonella Corelli

Meditazione
Come dei bambini, quando la mamma promette loro una ricompensa, perché sono stati diligenti o bravi a scuola, in famiglia, con i nonni, e vorrebbero affrettare il momento in cui la promessa diventa reale e contano i minuti che li separano dal dono tanto atteso, per poterne godere tutta la bellezza non solo nella propria fantasia, ma in tutta la sua consistenza fisica, bisognosi del contatto, del toccare, del vedere, dell’incontro vero con la promessa fatta loro da una persona, a cui sono legati affettivamente e di cui si fidano completamente, perché ha a cuore il loro bene, così è per noi che aspettiamo la realizzazione della sua promessa! San Pietro ci ricorda che tutte le cose terrene piano piano si dissolveranno e anche la terra verrà distrutta e Lui, il Padre, ci promette nuovi cieli e una terra nuova dove abita la giustizia! Noi davanti a una tale promessa non vediamo l’ora che quest’ultima si compia, ma il Signore ci invita all’attesa.. Oggi non siamo abituati ad attendere. Prima della pandemia, dovuta al Covid 19, eravamo convinti di poter avere tutto e subito, ma questo periodo ci ha fatto toccare con mano la nostra vulnerabilità. Ci ha messi davanti alla cruda realtà, quella di non essere padroni né della nostra vita né di quella di chi ci sta accanto. Ci ha fatto esercitare all’attendere, ci ha rallentato, ci ha fatto tornare a gustare l’attesa di un tempo migliore, quell’attesa del “sabato del villaggio” leopardiano, in cui poter nuovamente assaporare la bellezza delle cose essenziali, che veramente ci rendono più umani e più veri: la bellezza delle relazioni con i nostri fratelli, figli dello stesso Padre, aventi tutti la stessa dignità di cui avere cura vicendevolmente. L’attesa ci fa capire che i tempi del Signore non sono i nostri tempi. Come il vignaiolo che prima prepara la terra, la dissoda, la cura, aspetta il tempo propizio, perché la pianta possa crescere, la pota, la lega, la protegge con pazienza, così il Signore fa con noi, affinché tutti possiamo avere il tempo per incontrare la sua grazia per accorgerci del suo amore che è da sempre.. Nell’attesa il Signore traccia per ciascuno un cammino di salvezza, attraverso la sua magnanimità. La magnanimità intesa come capacità di considerare il Signore il tutto della nostra vita, che ci pacifica, ci fortifica, ci fa crescere tanto che “riflettendo come in uno specchio la sua gloria veniamo trasformati in quella medesima immagine” secondo l’azione dello Spirito a cui diamo lode e gloria con la nostra vita. Oggi magnanimità si può tradurre nel non rimanere in ozio, chiusi nel nostro io, fermi, così come è successo durante la pandemia, in cui abbiamo cercato di percorrere strade nuove per abbattere i muri dell’indifferenza, dell’egoismo, del pensare solo a noi stessi, incuranti del bene comune, per abbracciare l’umanità ferita e avere il coraggio di chi rischia per amore. Il Signore è stato testimone di magnanimità quando è salito al Calvario e ha abbracciato la croce non per il gusto di soffrire, ma per amore, perché ha obbedito alla volontà del Padre per la salvezza di tutti noi. La magnanimità ci aiuta qui sulla terra alla realizzazione di cieli nuovi e terre nuove, che vuol dire cominciare già qui nel quotidiano a costruire il Regno dei cieli, dove abita la giustizia che è misericordia, capacità di ascoltare-accogliere-perdonare. Ogni volta che avrò donato di cuore il mio tempo per ascoltare un fratello, anche solo attraverso il semplice gesto dell’offrire lui un caffè, avrò generato un mondo nuovo, perché non resterà il tempo risparmiato, ma solo il tempo donato, non resterà il tempo trattenuto per me, ma il tempo speso nelle relazioni!

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