2Pietro 1,2-7 con il commento di Antonella Corelli



Dalla Seconda lettera di Pietro
2Pietro 1,2-7

Testo del brano
Carissimi, grazia e pace siano concesse a voi in abbondanza mediante la conoscenza di Dio e di Gesù Signore nostro. La sua potenza divina ci ha donato tutto quello che è necessario per una vita vissuta santamente, grazie alla conoscenza di colui che ci ha chiamati con la sua potenza e gloria. Con questo egli ci ha donato i beni grandissimi e preziosi a noi promessi, affinché per loro mezzo diventiate partecipi della natura divina, sfuggendo alla corruzione, che è nel mondo a causa della concupiscenza. Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’amore fraterno, all’amore fraterno la carità.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Gabriele Fabbri

Meditazione
Antonella Corelli

Meditazione
Grazia e pace sono i frutti della conoscenza. Questi sono posti all’inizio del discorso di Pietro che afferma che saranno concessi a noi in abbondanza. Ma come ci saranno concessi? A me, a noi oggi?
Come ci conosce bene il Signore! Ci conosce così bene da suggerire a Pietro come apertura del discorso quello che ciascuno desidera nel profondo del cuore: il desiderio di bellezza, di pace profonda, che non è quiete, ma è l’inquietudine del non poter possedere la bellezza in maniera totale e pura, ma sapere che solo il Signore può donarla attraverso la conoscenza di Lui. Noi i soggetti, Lui l’oggetto della conoscenza. Qual è il desiderio che ci muove tutti i giorni, che muove ogni nostra azione se non quello di sentirsi chiamati per nome, di sentire che Lui chiama proprio me, sentirsi voluti bene e intuire che davvero solo il Bene puro, la Bellezza potrà salvare il mondo dalla concupiscenza? La concupiscenza è quel desiderio di possedere morbosamente le cose, le persone che porta inevitabilmente alla corruzione cioè ad un deterioramento del bello che esiste in ogni cosa del creato e a un impoverimento, depauperamento delle relazioni. Altra espressione ripetuta diversevolte nella lettera è «ci ha donato», che richiama al dono, a un dono fatto ad un popolo. La preposizione “ci” richiama più volte il senso di popolo, il Signore si rivolge a tutti indistintamente, infatti la promessa è per tutti, non ci si salva da soli, ma insieme. Questo vuol dire attenzione all’altro a partire dalle nostre stesse famiglie in cui siamo stati chiamati a vivere. Non scegliamo noi la famiglia dove nasciamo e dove cresciamo e viviamo, ma ci è stata donata e a volte è una famiglia che ci fa fare fatica, che ci aiuta, ci consola, che ci chiede di accogliere e di aprirci anche, ma con la quale in ogni caso dobbiamo confrontarci e fare i conti ogni giorno. Questo “ci” allarga il cuore e rappresenta la promessa, fatta da Dio dall’inizio dei tempi e realizzata nel Figlio incarnato nella storia nella nostra quotidianità di ogni giorno. «Il Signore non realizza i nostri desideri ma porta a compimento le sue promesse», diceva Dietrich Bonhoeffer. Ecco tre parole che segnano un cammino da compiere ogni giorno personalmente: fede, è un dono che non dobbiamo stancarci di chiedere e implica un atto di fiducia nel Signore; la fede non può essere spiegata razionalmente, ma va accolta, è un affidarsi a Dio continuamente. Non è semplice, è percorrere una strada non asfaltata, un sentiero di montagna con tante curve, salite, dirupi, con ciottoli in mezzo al sentiero (le incomprensioni, i tradimenti, i pregiudizi, le paure, i rifiuti, gli esili, i soprusi, anche da parte di amici, familiari, guide..) Ma è una strada che si percorre custodendo nel cuore l’intuizione del primo incontro con il Signore, che ha come meta la seconda parola suggerita, la conoscenza. conoscenza di Lui, un cammino che credo duri tutta la vita attraverso un continuo discernimento morale e la pratica delle virtù. Potremmo dire un “cristificarsi”, assumere cioè i tratti di Gesù: ogni volta che dobbiamo prendere una decisione nella vita di ogni giorno, dobbiamo chiederci “Gesù come avrebbe fatto al posto mio? Come avrebbe agito?”. Interrogando lo Spirito affinché gli renda visibile la volontà del Padre e non come avrebbe reagito. Reagire è sempre una risposta dettata dall’istinto che contraddistingue noi umani e che ubbidisce all’orgoglio e al rancore e ci porta ad un’immagine distorta della realtà. Impegno: Dio porta a compimento le sue promesse attraverso di noi. Vuole avere bisogno delle nostre mani, del nostro impegno a partire dalla richiesta della fede cioè un riconoscerci fragili e bisognosi della sua potenza. Questo riconoscerci mendicanti aggiunge virtù al nostro essere radicati in Lui, questo rimanere in Lui porta a conoscerlo sempre più in profondità, cioè a lasciarlo operare in noi un cambiamento, che inevitabilmente si traduce nell’assunzione dei tratti divini che ciascuno si porta dentro e che con il battesimo ci hanno resi figli di Dio: da qui il dono della temperanza, della pazienza , il saper aspettare i tempi di Dio che non sono i nostri, la pietà, l’amore fraterno per giungere alla carità che sola rimarrà. Perché alla fine tutto passerà, ma non la carità, non l’amore capace di costruire relazioni vere ed eterne .

Scarica la nostra App su