La Parola di Dio che combatte la gola (Ascolto "pneumaterapeutico" con sottofondo di Bach)



Testo della preghiera
Siracide 18, 30-31

Non seguire le passioni;
poni un freno ai tuoi desideri.
Se ti concedi la soddisfazione della passione,
essa ti renderà oggetto di scherno ai tuoi nemici.

Deuteronomio 8,3
Dio dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l'uomo non vive soltanto di pane, ma che l'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore.

Libro di Tobia 4,15
Non bere vino fino all'ebbrezza e non avere per compagna del tuo viaggio l’ubriachezza.

Siracide 31,30
L'ubriachezza accresce l'ira dello stolto a sua rovina,
ne diminuisce le forze e gli procura ferite.

Vangelo di Matteo 6,25
Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?

Vangelo di Luca 6,25
Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame.

Vangelo di Luca 21,34-35
Badate a voi stessi, perché i vostri cuori non siano intorpiditi da stravizio, da ubriachezza, dalle ansiose preoccupazioni di questa vita e che quel giorno non vi venga addosso all'improvviso come un laccio; perché verrà sopra tutti quelli che abitano su tutta la terra.

Lettera ai Filippesi 4,12
So vivere nella povertà e anche nell'abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato ad essere saziato e ad aver fame; a essere nell'abbondanza e nell'indigenza.

Seconda lettera ai Tessalonicesi 3,10
E infatti quando eravamo presso di voi, vi demmo questa regola: chi non vuol lavorare neppure mangi.

Prima lettera di Pietro 4,3
Basta col tempo trascorso nel soddisfare le passioni del paganesimo, vivendo nelle dissolutezze, nelle passioni, nelle orge, nei bagordi, nelle ubriachezze e nel culto illecito degli idoli.

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
J.S.Bach. Prelude and Fugue in Em, BWV 533 | Free Music. Diritti Creative Commons

La Parola che combatte la gola

Se hai preso consapevolezza di avere delle fragilità rispetto a questo pensiero malvagio allora premunisciti ascoltando ogni giorno questa preghiera. Dio ci dà uno spazio di combattimento spirituale che ci evita di cadere nel buio del vizio conclamato. Il demone della gola può portarti anche a patologie come la bulimia e l'anoressia che sono le faccie della stessa medaglia. La Parola va ascoltata nei momenti di pace e serenità con una certa fedeltà. Può anche aiutarti quando ti assalgono le prime suggestioni del cibo o dell'alcol, ma solo se ancora hai lo spazio di libertà per poterle fronteggiare.

Cos'è la gola?

E’ ovviamente in riferimento al cibo, al nutrimento. E’ il primo dei vizi capitali ed è preso in seria considerazione nei vangeli tanto da essere il primo nelle tentazioni di Gesù. Non è un caso, inoltre, che Gesù chieda “dacci oggi il nostro pane quotidiano”, cioè il pane di cui abbiamo bisogno ogni giorno.

E’ il primo dei vizi capitali. Ha quindi una certa importanza. Apre la porta a numerosi vizi:

"Il mio primogenito è il servo della lussuria; dopo di lui viene per secondo l’indurimento del cuore, il terzo è il sonno. Da me procedono un mare di pensieri, fiotti di sozzure, un abisso di impurità insospettate e innumerevoli. I miei figli sono la pigrizia, il pettegolezzo, l’impertinenza, la burla, la buffoneria, lo spirito di contraddizione, la rigidità, l’ostinazione, l’insensibilità, la schiavitù…" (Giovanni Climaco)

La Scrittura insegna che il desiderio della gola, con Adamo ed Eva, sta all’origine di tutte le passioni. Il peccato originale si manifesta in un voler mangiare e possedere, contro il comando di Dio.
Il mangiare è di per sé frutto della creazione. Ci ha voluti così il Signore, perché ci ricordassimo ogni giorno, anzi più volte al giorno, che noi la vita la riceviamo da fuori. Dunque siamo dipendenti; siamo creature, non creatori.
Ma "non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". 

Il vizio della gola, allora, è un peccato che stravolge l'iter quotidiano del "mangiare per vivere" e ci inserisce nell'assurdo del "vivere per mangiare". Quindi cosa è la vita per il goloso? Un darsi piacere in tutto; godersela.

Ogni peccato di gola è di conseguenza un fuggire dalla croce, dalla sofferenza, dall’amore, dalla vita e realtà quotidiana.
Il vizio della gola sta dietro, con questo suo significato, ad ogni edonismo. Esso non si esplicita solo con il cibo, ma anche con l’alcol, la tossicodipendenza, il fumo, il sesso….
Dietro un alcolizzato, un tossicodipendente, c’è una sofferenza da sfuggire.

Che succede a vivere con un goloso?
Che vivi con uno il quale cerca sempre vantaggi, fa sempre dei conti, chiede costantemente ricompense, deve mangiare sempre, non può stare in perdita.
Chi ti è vero amico? Uno che quando sta con te non ci guadagna. Anzi, magari ci perde, muore in qualche cosa, si mette da parte per amarti e mettere te al centro.
Può fare questo un goloso? Può davvero amare un goloso? No! 

La Gola nell'Antirretikon di Evagrio Pontico
 
L'origine del frutto è il fiore e l'origine della vita attiva è la temperanza. Chi domina il proprio stomaco fa diminuire le passioni, al contrario chi è soggiogato dai cibi accresce i piaceri.
Come Amalec è l'origine dei popoli così la gola lo è delle passioni.
Come la legna è alimento del fuoco così i cibi sono alimento dello stomaco. Molta legna anima una grande fiamma e un'abbondanza di cibarie nutre la cupidigia. La fiamma si estingue quando viene meno la legna e la penuria di cibo spegne la cupidigia. Colui che ha potere sulla mascella sbaraglia gli stranieri e scioglie facilmente i vincoli delle proprie mani. Dalla mascella gettata via sgorga una fonte d'acqua e la liberazione dalla gola genera la pratica della contemplazione.
Il palo della tenda, irrompendo, uccise la mascella nemica ed il lògos della temperanza uccide la passione. Il desiderio di cibo genera disobbedienza e una dilettosa degustazione caccia dal paradiso. Saziano la strozza i cibi fastosi e nutrono l'insonne verme dell'intemperanza. Un ventre indigente prepara ad una preghiera vigile, al contrario un ventre ben pieno invita ad un lungo sonno.
Una mente sobria si raggiunge con una dieta molto scarna, mentre una vita piena di mollezze tuffa la mente nell'abisso.
La preghiera del digiunatore è come il pulcino che vola più alto dell'aquila mentre quella del crapulone è avvolta nelle tenebre. La nube nasconde i raggi del sole e la grassa digestione dei cibi offusca la mente.

Uno specchio sporco non riflette distintamente la forma che gli si pone di fronte e l'intelletto, ottuso dalla sazietà, non accoglie la conoscenza di Dio .
Una terra incolta genera spine e da una mente corrotta dalla gola germogliano cattivi pensieri. Come il brago non può emanare fragranza neppure nel goloso sentiamo il soave profumo della contemplazione. L'occhio del goloso scruta con curiosità i banchetti, mentre lo sguardo del temperante osserva i simposi dei saggi.
L'anima del goloso enumera i ricordi dei martiri, mentre quella del temperante imita il loro esempio.
Il soldato vigliacco rabbrividisce al suono della tromba che preannuncia la battaglia, ugualmente trema il goloso di fronte ai proclami di temperanza.
Il monaco goloso, sottomesso a sferzate dal proprio stomaco, esige il suo tributo giornaliero.
Il viandante che cammina di buona lena raggiungerà presto la città e il monaco temperante arriverà presto ad uno stato di pace; il viandante lento si fermerà solo, all'aperto, ed il monaco ghiottone non raggiungerà la casa dell'apatheia.
L'umido vapore del suffumigio profuma l'aria, come la preghiera del temperante delizia l'olfatto divino. Se ti concedi al desiderio dei cibi nulla più ti basterà per soddisfare il tuo piacere: il desiderio dei cibi, infatti, è come il fuoco che sempre accoglie e sempre avvampa. Una misura sufficiente riempie il vaso mentre un ventre sfondato non dirà mai: "basta!". L'estensione delle mani mise in fuga Amalec e una vita attiva elevata sottomette le passioni carnali.

Stermina tutto ciò che ti ispirano i vizi e mortifica fortemente la tua carne. In qualunque modo, infatti, sia ucciso il nemico, esso non ti incuterà più paura, così un corpo mortificato non turberà l'anima.
Un cadavere non avverte il dolore del fuoco e tantomeno il temperante sente il piacere del desiderio estinto. Se percuoti un egiziano, nascondilo sotto la sabbia, e non ingrassare il corpo per una passione vinta: come infatti nella terra grassa germina ciò che è nascosto così nel corpo grasso rivive la passione. La fiamma che illanguidisce si riaccende se viene aggiunta della legna secca e il piacere che si va attenuando rivive nella sazietà dei cibi; non compiangere il corpo che si lagna per lo sfinimento e non rimpinzarlo con pranzi sontuosi: se infatti lo rinforzerai ti si rivolterà contro muovendoti una guerra senza tregua, finché renderà schiava la tua anima e ti menerà servo della lussuria.
Il corpo indigente è come un docile cavallo e mai disarcionerà il cavaliere: questo, infatti, costretto dal freno, arretra e obbedisce alla mano di chi tiene le briglie, mentre il corpo, domato dalla fame e dalle veglie, non recalcitra per un cattivo pensiero che lo cavalca ne nitrisce eccitato dall'impeto delle passioni.

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