Luca 21,20-28 con commento



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Luca 21,20-28

Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.
Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

 

Meditazione
Gesù predice la distruzione di Gerusalemme  e con essa la distruzione del Tempio. Per capire la portata di queste parole occorre spiegare cosa significa per gli Ebrei del tempo Gerusalemme e il suo Tempio.
Gerisalemme non è soltanto la capitale del Regno, non ha solo un valore sociale o politico. Ha un valore simbolico. Gerusalemmme è la terra promessa, il Tempio è la benedizione di Dio.
Facciamo un passo indietro di almeno duemila anni dal Vangelo. Dio chiama un arameo errante, un nomade del deserto Abramo e gli fa una promessa: "Avrai una terra e una discendenza numerosa". Così dopo tante peripezie  ebbe un figlio Isacco e questi ne ebbe uno a sua volta Giacobbe. Giacobbe ne ebbe dodici, i figli delle tribù d'Israele. Sembra fatta, la discendemza si prospetta numerosa, c'è una terra. Invece un'altra serie di vicende porta tutta la tribù in Egitto e dopo alcuni decenni questa viene fatta schiava.
Allora arriva Mosè che libera il popolo e lo porta alla terra promessa. Qui Dio consegna al popolo  Davide il grande Re e con lui arriva la conquista di Gerusalemme. Poi con il figlio Salomone la costruzione del Tempio.
È fatta: dopo secoli finalmente la Promessa di Dio ad Abramo si avvera. C'è un popolo numeroso, una terra e c'è il Tempio che sigilla il culto e l'appartenenza a Dio.
Ma dopo qualche secolo arrivano gli Assiri e poi i Babilonesi. E il popolo viene deportato e il Tempio distrutto. Data memorabile 587 a.C.
In terra straniera  i Giudei si rifiutano di cantare i canti nazionali. È la disfatta! Ma dopo trent'anni provvidenzialmente arriva Ciro il Grande che libera i Giudei e li restituisce alla loro terra.
Finalmente! Subito si ricostruisce il Tempio. Irsraele ricomincia a vivere. La fedeltà di Dio allora non mente. E così passano altri secoli fino a quando non arriva Roma che conquista tutto il mondo, Palestina compresa. La fortuna vuole che i Romani non deportano come i Babilonesi ma lasciano tutto com'è arrogandosi comunque il diritto di governare in terra straniera. Così il Tempio è salvo. E qui arriva Gesù che vive questi tempi amari, sotto il governo romano: Erode governatore in Giudea al tempo della nascita e poi sappiamo, Ponzio Pilato, quando Gesù muore.
Ebbene proprio Gesù profetizza: Gerusalemme verra distrutta insieme al suo Tempio, pensate un po'...
Ora voi potete capire meglio che risonanza potevano avere queste parole per chi gli stava  intorno. E di fatto accadde cosi: 70 d.C. Roma mette a ferro e fuoco Gerusalemme. Niente più terra, né nazione né promessa né benedizione. Del Tempio oggi rimane solo un muro, detto Muro del Pianto.
Ma come interpretare queste parole di Gesù? Semplicemente come un messaggio di sventura?
No e lo cogliamo dall'ultima frase. Gesù termina così il Vangelo: Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
Che bello! La morte non ha mai l' ultima parola. La vita vince sempre!

 

Recita
Danilo Concordia

Musica di sottofondo
Al Vangelo Arrangiamento musicale con chitarra di Gabriele Fabbri
Alla meditazione W.A.Mozart Requiem. III Sequentia - Dies irae. Diritti Creative Commons, musopen.org.

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

Letture di Giovedì 27 Novembre 2025
XXXIV Settimana del Tempo Ordinario

Prima Lettura
Dal libro del profeta Daniele
Dn 6,12-28

In quei giorni, alcuni uomini accorsero e trovarono Daniele che stava pregando e supplicando il suo Dio. Subito si recarono dal re e gli dissero riguardo al suo decreto: «Non hai approvato un decreto che chiunque, per la durata di trenta giorni, rivolga supplica a qualsiasi dio o uomo all’infuori di te, o re, sia gettato nella fossa dei leoni?». Il re rispose: «Sì. Il decreto è irrevocabile come lo sono le leggi dei Medi e dei Persiani». «Ebbene – replicarono al re –, Daniele, quel deportato dalla Giudea, non ha alcun rispetto né di te, o re, né del tuo decreto: tre volte al giorno fa le sue preghiere».
Il re, all’udire queste parole, ne fu molto addolorato e si mise in animo di salvare Daniele e fino al tramonto del sole fece ogni sforzo per liberarlo. Ma quegli uomini si riunirono di nuovo presso il re e gli dissero: «Sappi, o re, che i Medi e i Persiani hanno per legge che qualunque decreto emanato dal re non può essere mutato».
Allora il re ordinò che si prendesse Daniele e lo si gettasse nella fossa dei leoni. Il re, rivolto a Daniele, gli disse: «Quel Dio, che tu servi con perseveranza, ti possa salvare!». Poi fu portata una pietra e fu posta sopra la bocca della fossa: il re la sigillò con il suo anello e con l’anello dei suoi dignitari, perché niente fosse mutato riguardo a Daniele. Quindi il re ritornò al suo palazzo, passò la notte digiuno, non gli fu introdotta nessuna concubina e anche il sonno lo abbandonò.
La mattina dopo il re si alzò di buon’ora e allo spuntare del giorno andò in fretta alla fossa dei leoni. Quando fu vicino, il re chiamò Daniele con voce mesta: «Daniele, servo del Dio vivente, il tuo Dio che tu servi con perseveranza ti ha potuto salvare dai leoni?». Daniele rispose: «O re, vivi in eterno! Il mio Dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso le fauci dei leoni ed essi non mi hanno fatto alcun male, perché sono stato trovato innocente davanti a lui; ma neppure contro di te, o re, ho commesso alcun male».
Il re fu pieno di gioia e comandò che Daniele fosse tirato fuori dalla fossa. Appena uscito, non si riscontrò in lui lesione alcuna, poiché egli aveva confidato nel suo Dio. Quindi, per ordine del re, fatti venire quegli uomini che avevano accusato Daniele, furono gettati nella fossa dei leoni insieme con i figli e le mogli. Non erano ancora giunti al fondo della fossa, che i leoni si avventarono contro di loro e ne stritolarono tutte le ossa.
Allora il re Dario scrisse a tutti i popoli, nazioni e lingue, che abitano tutta la terra: «Abbondi la vostra pace. Per mio comando viene promulgato questo decreto: In tutto l’impero a me soggetto si tremi e si tema davanti al Dio di Daniele,
perché egli è il Dio vivente,
che rimane in eterno;
il suo regno non sarà mai distrutto
e il suo potere non avrà mai fine.
Egli salva e libera,
fa prodigi e miracoli in cielo e in terra:
egli ha liberato Daniele dalle fauci dei leoni».

 

Salmo Responsoriale
Dn 3

R. A lui la lode e la gloria nei secoli.
Benedite, rugiada e brina, il Signore.
Benedite, gelo e freddo, il Signore. R.

Benedite, ghiacci e nevi, il Signore.
Benedite, notti e giorni, il Signore. R.

Benedite, luce e tenebre, il Signore.
Benedite, folgori e nubi, il Signore. R.

Benedica la terra il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli. R.

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