Matteo 13, 47-53 con commento



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Matteo 13,47-53

Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Terminate queste parabole, Gesù partì di là.

Meditazione
...pesca forza tira pescatore
pesca non ti fermare
poco pesce nella rete
lunghi giorni in mezzo al mare
mare che non t’ha mai dato tanto
mare che fa bestemmiare
e si placa e tace senza resa
e ti aspetta per ricominciare
e ti aspetta per ricominciare...

Certamente il mare ci aspetta per ricominciare. La canzone di Pierangelo Bertoli che vi invito ad ascoltare o per i più vecchi come me a riascoltare parla di un pescatore che affronta ogni giorno le fatiche del mare per mandare avanti la famiglia. E lì a casa una donna giovane che soffre la lontananza del suo uomo ed è tentata ogni giorno dalle carezze e dalle rose rosse di una presenza amica. E’ uno spaccato di vita. Bertoli ha preso a prestito la pesca per narrare la vita quotidiana. Come i cantautori anche Gesù sceglieva le sue metafore per parlare del Regno di Dio. Così oggi va a pescare nel mondo della pesca. Sappiamo che spesso Gesù usa l’immagine del mare, della pesca o dei pescatori. Tutti ricordiamo quell’imperativo ai pescatori di Galilea: d’ora in poi sarete pescatori di uomini. Il Regno stesso è una rete gettata in mare. E chi sono i pescatori che gettano la rete? Pietro e compagni, ma anche tutti noi scribi divenuti discepoli del Regno. Cosa significa tutto questo?

Prendo spunto da una vecchia catechesi di Padre Cantalamessa che sosteneva l’urgenza evangelizzatrice sostenendo la tesi che la chiesa e i cristiani nel corso dei secoli si sono adagiati sul ruolo di pastori e non hanno non più preso in considerazione quella dei pescatori. Oggi è tempo di ritornare in mare. La nostra vita da cristiani dovremmo giocarcela più nel mare del mondo che nei recinti delle sacrestie. Come diceva Bertoli: il mare ci aspetta per ricominciare.

Recita
Simona Mulazzani

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

Letture di Giovedì 31 Luglio 2025
XVII settimana del Tempo Ordinario

Prima Lettura
Dal libro dell'Èsodo
Es 40,16-21.34-38
 
In quei giorni, Mosè eseguì ogni cosa come il Signore gli aveva ordinato: così fece.
Nel secondo anno, nel primo giorno del primo mese eretta la Dimora. Mosè eresse la Dimora: pose le sue basi, dispose le assi, vi fissò le traverse e rizzò le colonne; poi stese la tenda sopra la Dimora e dispose al di sopra la copertura della tenda, come il Signore aveva ordinato.
Prese la Testimonianza, la pose dentro l’arca, mise le stanghe all’arca e pose il propiziatorio sull’arca; poi introdusse l’arca nella Dimora, collocò il velo che doveva far da cortina e lo tese davanti all’arca della Testimonianza, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
Allora la nube coprì la tenda del convegno e la gloria del Signore riempì la Dimora. Mosè non poté entrare nella tenda del convegno, perché la nube sostava su di essa e la gloria del Signore riempiva la Dimora.
Per tutto il tempo del loro viaggio, quando la nube s’innalzava e lasciava la Dimora, gli Israeliti levavano le tende. Se la nube non si innalzava, essi non partivano, finché non si fosse innalzata. Perché la nube del Signore, durante il giorno, rimaneva sulla Dimora e, durante la notte, vi era in essa un fuoco, visibile a tutta la casa d’Israele, per tutto il tempo del loro viaggio.


Salmo Responsoriale
Dal Sal 83 (84)
Da Sal 145 (146)

R. Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti!
L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente. R.

Anche il passero trova una casa
e la rondine il nido
dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari,
Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio. R.

Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio,
cresce lungo il cammino il suo vigore. R.

Sì, è meglio un giorno nei tuoi atri
che mille nella mia casa;
stare sulla soglia della casa del mio Dio
è meglio che abitare nelle tende dei malvagi. R.

 

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