Salmo 81(80) con il commento di Alessandro Gianfrini



Dal libro dei Salmi
Salmo 81 (80) – Ascolti Israele l’unico Dio
(Inno liturgico con esortazione profetica e oracolo divino. Celebrazione dell’Alleanza)

Testo del Salmo
1 Al maestro del coro. Su «I torchi». Di Asaf. 

2 Esultate in Dio, nostra forza, acclamate il Dio di Giacobbe! 3 Intonate il canto e suonate il tamburello, la cetra melodiosa con l’arpa. 4 Suonate il corno nel novilunio, nel plenilunio, nostro giorno di festa. 5 Questo è un decreto per Israele, un giudizio del Dio di Giacobbe, 6 una testimonianza data a Giuseppe, quando usciva dal paese d’Egitto. Un linguaggio mai inteso io sento: 7 «Ho liberato dal peso la sua spalla, le sue mani hanno deposto la cesta. 8 Hai gridato a me nell’angoscia e io ti ho liberato; nascosto nei tuoni ti ho dato risposta, ti ho messo alla prova alle acque di Merìba. 9 Ascolta, popolo mio: contro di te voglio testimoniare. Israele, se tu mi ascoltassi! 10 Non ci sia in mezzo a te un dio estraneo e non prostrarti a un dio straniero. 11 Sono io il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto salire dal paese d’Egitto: apri la tua bocca, la voglio riempire. 12 Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce, Israele non mi ha obbedito: 13 l’ho abbandonato alla durezza del suo cuore. Seguano pure i loro progetti! 14 Se il mio popolo mi ascoltasse! Se Israele camminasse per le mie vie! 15 Subito piegherei i suoi nemici e contro i suoi avversari volgerei la mia mano; 16 quelli che odiano il Signore gli sarebbero sottomessi e la loro sorte sarebbe segnata per sempre. 17 Lo nutrirei con fiore di frumento, lo sazierei con miele dalla roccia».

 

 

 

Canto
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Alessandro Gianfrini

Meditazione
«Apri la tua bocca, la voglio riempire»: che immagine sorprendente! Un Dio che ai miei occhi è simile a un uccello che va in cerca di cibo e, dopo averlo trovato, non indugia, torna dai suoi piccoli che lo aspettano col becco aperto rivolto verso l’alto e li sfama! Ma che Dio è questo? Non smetteremo mai di stupirci e finché non lo vedremo faccia a faccia, non riusciremo mai a coglierlo fino in fondo, a comprenderne l’immensità e la perfezione. E la sua perfezione è l’amore con cui nutre noi, sue creature, proprio come un padre e una madre provano verso i propri figli. Se solo riuscissimo ad abbandonarci a ciò, se solo la nostra fede aumentasse così poco per credere davvero a questa promessa d’amore, entreremmo in uno stato di grazia: tutto diventerebbe più semplice, più bello, acquisterebbe un altro sapore. Scopriremmo che il nostro è il Dio veramente Padre, un Dio papà, babbo, che ci ordina di fare festa perché Lui per primo si rallegra di essere intervenuto per noi, che abbiamo finalmente creduto che potesse farlo, come quando ha liberato Israele dalla schiavitù in Egitto e ha permesso la sua fuga, aprendo addirittura un varco nel mare. La nostra felicità è qui, alla nostra portata. Diversamente facciamo da soli e andiamo incontro ai nostri limiti, ai nostri fallimenti. Probabilmente possiamo anche raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati: la ricchezza, il potere o, come si dice spesso, il successo. Ma quanto senso di vuoto, di inutilità proviamo se la via che stiamo percorrendo ci porta lontano da Dio? Al contrario, quanto è liberante, quanta pace ci dona l’aver scelto la strada che ci porta al suo Regno. Ed essere nella sua strada significa già essere con Lui, in sua compagnia, e la pace e la gioia che sperimentiamo ne sono la prova. Tutto il resto ci sarà dato in aggiunta e sarà dolce come miele dalla roccia.

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