Giovanni 10,27-30 commento di



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Giovanni 10,27-30

Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre.
Io e il Padre siamo una cosa sola».

Meditazione
Domenica scorsa, attraverso l'approfondimento del vangelo, abbiamo fatto una breve catechesi sul Mistero della Resurrezione di Gesù. Abbiamo colto le tre dimensioni fondanti: la prima, Gesù risorge ed è vivo per sempre. La seconda: Gesù risorge con un corpo trasfigurato, che è sempre il suo. Terzo: Gesù risorge in continuità con la sua storia personale e le relazioni vissute.
Nella quarta domenicaOggi facciamo un passo avanti, e in continuità con il commento di domenica scorsa proviamo ad approfondire questo prisma prezioso e sconfinato che è il mistero della Resurrezione. Nel vangelo Gesù ci viene presentato il buon pastore.
Il buon pastore, dice l'Evangelista Giovanni, da la vita per le sue pecore. Vita che dona, per poi ... riprendersela di nuovo.
Che significa? E che ha a che fare con il mistero della Resurrezione?
Dunque per cogliere l'identità pasquale di questa metafora del buon pastore, dobbiamo prendere in esame una immagine che certamente avrete visto da qualche parte, sfogliando libri d'arte o scrollando qualche immagine sacra su Internet.
E' quella di un ragazzo imberbe, un pastore che porta sulle spalle un agnello. Entrambi, il pastore e l'agnello, guardano avanti.
Pensate: è la prima fotografia di Gesù. Un Gesù giovane, muscoloso, senza barba; lontano dalla iconografia classica. Eppure così veniva concepito all'inizio. La troviamo nei primissimi secoli nelle catacombe e non solo. Oltre le varie effigie abbiamo una statuetta ai musei vaticani considerata come il reperto più celebre della collezione di antichità cristiane.
Ma cosa fa pensare che questa immagine porti alla resurrezione?
Anzitutto dobbiamo guardare al contesto storico culturale in cui viene rappresentata. Siamo ai primi secoli dal big bang del cristianesimo. L'eco della Resurrezione ha avuto un impatto importante. Le prime comunità cristiane respirano a pieni polmoni del mistero pasquale. I cristiani hanno quindi bisogno di dipingere questo mistero. Nascono in questo contesto le bellissime preghiere, gli inni liturgici che ancora oggi si recitano in chiesa. E in questo contesto arriva la prima fotografia di Gesù. Giovane bello atletico.
Il buon pastore appunto, o meglio il bel pastore come si evince da una migliore traduzione dal greco.
La figura del bel pastore certamente viene attinta dai Vangeli.
E non solo dalla pagina di Giovanni, ma anche dalle parabole del pastore e della pecorella smarrita riportate negli altri Vangeli.
Ora però non abbiamo detto tutto sull'identità pasquale del Bel Pastore. Anzi..
Dobbiamo sapere che questa immagine in realtà esisteva già. Era un simbolo pagano già precedente di qualche secolo. I cristiani la fecero propria. Si trattava dell'immagine di Hermes, Dio greco, che porta sulle spalle un ariete. La statua di Hermes allude alla sua natura di psicopompo, cioè di traghettatore di anime nell'aldilà.
E qui sta la chiave di lettura. Hermes il Dio greco trasporta le anime nell'al di là. Gesù riporta l'agnello all'ovile. A questo punto andiamo a riprendere il pensiero dei padri della Chiesa che vedevano l'immagine del Bel pastore in accordo tra il Vangelo di Giovanni e il Vangelo di Matteo dove il bel pastore lascia le pecorelle sui monti per scendere a cercare quella perduta. I padri hanno riconosciuto in questo incipit della parabola il mistero dell'Incarnazione. Quindi la pecora perduta è in fondo l'umanità perduta. I monti che il bel pastore lascia sono il Paradiso. La pecorella che va a cercare è l'uomo che ha perso il paradiso. Avete presente l'icona della discesa agli inferi dove Gesù va a prendere Adamo e d Eva? Ecco. La prima fotografia di gesù è esattamente questo: il Bel Pastore che scende dal cielo per venire a cercare l'umanità perduta. La trova, se la carica sulle spalle e la riporta in Paradiso. Quel pastore è Gesù. Quella pecora siamo noi. Noi che stupiti e meravigliati sulle sue spalle possiamo guardare finalmente quel cielo che ci attende. 

Recita
Simona Mulazzani

Musica di sottofondo
P.H.Erlebach. Halleluja. Performer Michel Rondeau. Diritti Creative Commons. musopen.org

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

Letture di Domenica 11 Maggio 2025
IV Domenica di Pasqua

Prima Lettura
Dagli Atti degli Apostoli
At 13,14.43-52
 
In quei giorni, Paolo e Bàrnaba, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia e, entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, sedettero.
Molti Giudei e prosèliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, cercavano di persuaderli a perseverare nella grazia di Dio.
Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola del Signore. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono ricolmi di gelosia e con parole ingiuriose contrastavano le affermazioni di Paolo. Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: "Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra"».
Nell’udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero. La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li cacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio. I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.


Salmo Responsoriale
Dal Sal 99 (100)

R. Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.
Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza. R.
 
Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo. R.
 
Perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione. R.
 
Seconda Lettura
Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
Ap 7,9.14b-17

Io, Giovanni, vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani.
E uno degli anziani disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro.
Non avranno più fame né avranno più sete,
non li colpirà il sole né arsura alcuna,
perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono,
sarà il loro pastore
e li guiderà alle fonti delle acque della vita.
E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi».

 

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