Sara Colagiovanni (14 Aprile)



Sara Colagiovanni (14 Aprile)
Se i santi riconosciuti dalla Chiesa sono migliaia, una piccola percentuale, il 4%, è costituita da bambini e adolescenti, annoverando sia chi ha vissuto eroicamente sia chi è morto martire. Nello specifico oltre 400 – di cui meno della metà femmine – , considerando 120 santi, 84 beati, 15 venerabili e 210 servi di Dio, 110 dei quali martirizzati durante la Rivoluzione francese. Tale 4% non include i celebri Santi Innocenti, non conoscendone la cifra esatta. Se i più noti sono Agata (morta poco meno che ventenne), Agnese (deceduta tra i 15 e i 18), Tarcisio (a circa 12), Maria Goretti (anche lei a 12 anni), Domenico Savio (15), Francisco e Giacinta Marto (i due fratelli che assistettero nei primi del ’900 alle apparizioni di Fatima) e Chiara Badano (18), altri meritano di essere conosciuti.

Chi, ad esempio?
Il gesuita polacco Stanislao Kostka; Thomas Thien Tran, diciottenne fustigato prima e strangolato poi; il bolognese focolarino Carlo Grisolia e lo studente di ingegneria cuneese Alberto Michelotti, deceduti entrambi nel 1980 a distanza di un mese uno dall’altro; quindi la ceca Annie Zelíková, la quale offrì le proprie sofferenze per i bambini non ancora nati: desiderosa di diventare carmelitana, qualcuno la paragona alla più celebre Teresa di Lisieux; poi l’atleta e gesuita ungherese István Kaszap; la mistica irlandese Ellen Organ, conosciuta col soprannome di Little Nellie of God, morta a soli 5 anni; e la franco-americana Audrey Stevenson, salita alla casa del Padre a 8 anni per via di una leucemia. 

Una schiera davvero numerosa..
Tanti altri andrebbero menzionati, ma oggi vogliamo soffermarci, nel giorno della sua nascita al Cielo, su Sara Colagiovanni, nata a Firenze alle ore 19:50 del 29 gennaio 1998 e gemella di Silvia, che ha visto la luce dieci minuti prima di lei. È figlia della casalinga Sabrina Antonetti e del sottufficiale dell’esercito Fabio Colagiovanni, entrambi di origine ciociara ma trasferitisi nel capoluogo toscano per motivi di lavoro, medesima ragione che porterà la famiglia a spostarsi a Viterbo prima e a Giuliano di Roma (in provincia di Frosinone) poi, località in cui il 10 maggio 1998 le gemelle vengono battezzate nella chiesa di Santa Maria Maggiore, stesso teatro dove due anni prima papà e mamma erano convolati a nozze, ma anche il medesimo in cui, questa volta dieci anni dopo, Sara lascerà questa terra.    

Cosa sappiamo di lei?
La gemella Silvia, diventata poi psicologa, è autrice di un libricino edito dalla Velar assieme a Vera Bonaita, pedagogista e insegnante di sostegno. Nel testo riportano un episodio edificante, che sottolinea l’attenzione che la piccola aveva nei confronti degli altri: «all’arrivo di una bambina di colore, sicuramente con un vissuto difficile e particolare, Sara iniziò la sua prima vera missione umana: alla tenera età di quattro anni cercava sempre di giocare con lei e di stimolarla durante i pasti». In un video ormai datato appare mentre la va ad abbracciare, riuscendo poi a farla ballare, nonostante la diffidenza dei compagni. Anche i bambini si fanno santi è invece il libro che ha scritto lo zio prete Tonino Antonetti, fratello della madre. Nel testo riporta che Sara gli diceva: «ricordati quando vieni in ospedale di portarmi la comunione, di portarla a me, di portarla alla mamma».

Cosa ci faceva la piccola in ospedale?
Vi si trovava perché nel marzo 2007 le venne diagnosticato un tumore al cervello, ragion per cui si rese necessaria un’immediata operazione: l’intervento cui fu sottoposta il 19 marzo, festa di san Giuseppe, richiese ben nove ore.. «Tra una chemioterapia e una radioterapia – è la sorella Silvia a parlare – Sara entrava ed usciva dal (Policlinico) Gemelli e, mentre il tempo passava, arrivò il momento della Prima Comunione», ma la piccola era molto debilitata, per cui le presentarono l’ipotesi di rimandarla, ma lei «non ne volle sentir parlare. – anzi – Chiedeva ai genitori e ai dottori di organizzare le sue terapie in base ai suoi impegni parrocchiali»! Così il 13 maggio 2007 gioirà nel ricevere Gesù Eucaristia.  

Un caratterino niente male..
Proprio così, nemmeno il tumore è in grado di frenare la sua pur giovane fede: durante la malattia infatti non si ribella, accettando di rimanere vicina al suo Gesù, e lo fa in special  modo conoscendo la vita dei santi e pregando ogni giorno la Coroncina della Divina Misericordia, devozione nata da una rivelazione privata avuta da santa Faustina Kowalska nel 1935. Se da un lato amava ripetere che «per piacere a Gesù non bisogna essere belli fuori ma dentro», dall’altro «teneva molto ad essere ordinata e linda, amava i vestitini colorati ed eleganti, orecchini e collanine». Non fu facile per lei perdere i capelli durante le terapie, eppure arrivò a dire alla mamma: «Io quasi quasi me li taglio corti corti.. come i bambini dell’ospedale; tanto loro sono belli ugualmente, quindi anche io lo sarò di sicuro!».

Che meraviglia!
E non è tutto, quel 14 aprile «chiese a mamma Sabrina di prepararsi e approfittare della presenza delle parrucchiere volontarie nei reparti per farsi i capelli»: la sua morte doveva coincidere con una festa, alla quale i partecipanti erano invitati a farsi belli! «Mamma – le disse inoltre – , io non chiedo a Gesù di guarire. Quando Lui riterrà che io abbia portato la mia croce a sufficienza, se vorrà mi farà guarire, altrimenti..». 

Una fede davvero sorprendente, per la sua tenera età..
Durante un ritiro Sara scrisse questo breve pensiero: «Mi affido a Te, Gesù, perché Tu sei il mio tutto. Cara Madonnina ti voglio tanto bene, Ti riconosco Signore, fa’ che ti riconosca sempre più nella mia vita, perché Tu sei il mio sostegno, io mi offro a Te Signore, perché Tu mi vuoi bene!!!». Che dire..

Quando morì?
Il 14 aprile del 2008, dopo un anno di calvario, attese l’arrivò di papà dal lavoro e «divenne quel piccolo seme caduto a terra che porta molto frutto». Due giorni dopo un’enorme folla si strinse intorno a lei per l’ultimo “arrivederci”. Oggi le sue spoglie mortali riposano nel cimitero di Giuliano di Roma. A proposito di frutti, lo stesso giorno del suo funerale, i genitori affermarono che «Questa sofferenza e questa testimonianza non possono cadere nel nulla», ragion per cui decisero di raccogliere dei fondi per i bimbi malati oncologici. Il 15 giugno del 2010, poi, giorno del loro anniversario di nozze, daranno vita alla ONLUS Sara un angelo con la bandana, che opera ovviamente in Italia, ma anche in Tanzania, Israele e Camerun. Il nome nacque da un’idea di papà Fabio, poiché quando la figlia si trovava in ospedale vedeva spesso altre bambine che, per nascondere la vergognosa caduta dei capelli, ne portavano una. 

«Ci affidiamo, Signore Gesù, all’intercessione della piccola Sara. Donaci, come diceva lei, di offrirci a te ogni giorno, perché tu ci vuoi bene..».  

Recita
Giulia Tomassini, Cristian Messina

Musica di sottofondo
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