La storia di Sara Mariucci (Ai bambini appartiene il Regno...)



La storia di Sara Mariucci 
Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. (Marco 4,26-28)

Il 6 agosto 2006 i quotidiani dell’Umbria escono così titolati: “Folgorata mentre gioca alle giostre. Sara, 3 anni, uccisa da una scarica elettrica. Era su un cavallo a dondolo”. La bambina di cui si parla è Sara Mariucci, originaria come la sua famiglia di San Martino in Colle ma dietro questa tragica vicenda  c’è qualcosa che va oltre la semplice notizia di cronaca, c’è una storia toccata dalla grazia. 
Nata a Perugia il 31 dicembre 2002 da mamma Anna e papà Michele, Sara vive la vita normale di una bambina, allegra e spensierata fino all’agosto del 2006, periodo in cui si trova in vacanza con la famiglia in Calabria, dai nonni materni…
È qui che la sera del 4 agosto accade un fatto insolito: la piccola Sara prima di addormentarsi racconta alla mamma una storia nella quale è protagonista un’altra mamma, una mamma buonissima… Mamma Anna evoca questo ultimo dialogo con la sua piccola con parole che ci appaiono come i primi misteriosi tasselli di un mosaico che andrà poi a completarsi a poco a poco…

Quando ero piccola piccola, ero in un posto lontano lontano, meraviglioso, su una nuvoletta”
Ah si e con chi eri?
“Con la mamma Morena"
La mamma Morena? E chi è la mamma Morena?
“E’ L’altra mia mamma”
Come l’altra tua mamma? Sono io l’unica mamma e com’è quest’altra mamma?
“E’ buonissima”
Più buona di mamma Anna?
“Si”
Sara veramente? Sei sicura?
Si 
E descrivimi un po’ quest’ altra mamma, di che colore ha i capelli?
Blu
E gli occhi?
Castani come i miei
E tu lasceresti mamma Anna per andare con mamma Morena?
Siiii!

La mamma rimane dapprima irritata da questa risposta spiazzante e poi profondamente turbata….chi è questa mamma Morena dai capelli blu e dagli occhi castani?  ….un nome che Sara non aveva mai sentito, sapeva benissimo che i capelli blu non esistono e per descrivere gli occhi aveva utilizzato una sfumatura di colore così particolare, per una bambina di appena tre anni…..La mamma esclude possa essere un sogno perché Sara quando sognava le diceva… “stanotte ho sognato”….no, la mamma intuisce che la piccola le ha raccontato qualcosa che lei ha veramente vissuto.
Questa figura misteriosa mamma Anna se la ritrova anche la mattina dopo quando, durante un capriccio di Sara, la bambina se ne esce con questa frase:“La mamma Morena non mi sgrida”.
È la mattina del 5 agosto, poche ore dopo Sara mentre sta giocando appoggia il piedino scalzo sul filo elettrico scoperto che alimenta un cavallo a dondolo e muore fulminata.
Nel racconto di papà Michele cogliamo tutto il dramma che in quei pochi concitati istanti si è consumato davanti ai suoi occhi e a quelli della moglie…

“Ad un certo punto Anna si alzò di scatto chiedendomi dove fosse Sara quasi avesse sentito qualcosa nel suo cuore. Già si era avviata verso i giochi e io le andai dietro. Pochi secondi dopo Anna iniziò ad urlare il nome di Sara. Come mi avvicinai vidi Sara riversa a terra ed Anna che cercava di prenderla. Non avevo capito cosa stava succedendo e prendendo Sara per un piede sentii la corrente elettrica. Sara era priva di coscienza … Avevo capito che era successo qualcosa di grave. Ero riverso su Sara e guardavo Anna che in piedi urlava ed io a chiedere a lei di fare qualcosa a Sara. Ricordo di aver urlato verso mia moglie implorando di fare qualcosa visto che aveva appena finito il primo anno di infermieristica. Corsi verso la macchina mentre intorno si era fatto un capannello di gente. Notai che nel lido vicino c'era un'ambulanza e caricai Sara in macchina e mi recai subito verso l'ambulanza che partì a tutta velocità verso l'ospedale. Quando vidi l'ambulanza per un momento pensai che Sara sarebbe stata salvata nonostante la scarica 2elettrica che l'aveva investita. Arrivati in ospedale consegnai mia figlia ai medici e mi ritrovai insieme ad Anna venendo allontanati in una stanza diversa da quella dove c'era Sara. Entrò un medico e ci fece capire che avevano fatto di tutto, compresa l'adrenalina, ma che non c'era stato nulla da fare. Mi portarono nella stanza dove c'era Sara. Da quel momento ho dei ricordi sfumati….vidi Sara, era adagiata senza vita su un tavolo.”

D’improvviso l’esistenza cambia ineluttabilmente. Nulla è più come prima. 
Nella camera ardente la piccola Sara è avvolta in un vestitino bianco, lo stesso che aveva indossato un mese prima al matrimonio di una cugina del papà. Mamma Anna la vuole ricordare così, felice e radiosa come lo era stata in quel giorno. Per questo in un primo tempo non vuole andare a vedere la figlia nella camera ardente. È devastata dal dolore. Ma poi si fa forza. Un’amica che a sua volta anni prima aveva perso il figlio a causa di una leucemia, le parla, la convince ad andare…
Anna si fida e va…e accade qualcosa di straordinario…

“Vivevo in me una lacerazione incredibile, un dolore grande come un abisso, ero disperata….Poi l'ho vista. Ho visto il suo volto. Ho visto il suo sorriso.
Ho visto la serenità, la pace, la gioia che avevano trasfigurato il suo viso: era bellissima, sembrava molto più grande. Dentro di me tutto è cambiato. Ho sentito una pace, una serenità mai sentita prima in vita mia. La mente si è aperta, il cuore si è spalancato. Lo Spirito del Signore è sceso su di me e Michele. Ho capito in quel momento tante cose: Sara non è morta, è risorta con Cristo, Maria l'ha presa tra le sue braccia portandola a vivere in Paradiso.
La sua anima è giunta in breve alla perfezione. Ho sentito la gioia di Sara e volevo che fosse felice, ero felice per lei. Dio è entrato nel mio cuore dicendomi: "Sara è con me". Dio mi ha presa tra le sue braccia, mi ha sollevata, ha impedito che io provassi ancora angoscia e disperazione. Sara il mio piccolo tesoro è in paradiso e siccome: "Dov'è il vostro tesoro, là è il vostro cuore" il paradiso è nel mio cuore e io sono in paradiso con Sara. Ho compreso cosa vuol dire "Dov'è morte la tua vittoria?". Ho capito che la morte non esiste; è un passaggio che ci porta a vedere "faccia a faccia" Dio, fonte di ogni bene”.

Nel momento più buio si accende la luce della grazia che dona la pace del cuore ed è allora che i genitori di Sara iniziano a riflettere anche sul singolare episodio di mamma Morena. Papà Michele viene colto da una intuizione…

“Mi soffermai sulla descrizione che Sara aveva fatto della Mamma Morena e dei capelli blu e in quell’ istante mi ricordai del telo a mo’ di drappo che stava dietro alla
bara di Sara con una Madonna con un velo blu che le incorniciava il capo e arrivava fino ai piedi e mi domandai se allora Sara non stesse parlando della Madonna. Riferii questa cosa ad Anna. Iniziammo a ragionare su quella mia intuizione che non raccontammo a nessuno neppure ai miei genitori”.

Così papà Michele si mise al computer e lanciò una serie di ricerche e il risultato fu che esisteva una madonna venerata con il nome di "Morena" in Bolivia, la cui statua si trova nel santuario boliviano di Copacabana, sul Lago Titicaca. Questa scoperta rappresentava un ulteriore tassello di ciò che pensavano. Inoltre ulteriori ricerche portarono alla luce nuove sorprendenti informazioni: la sua festa ricorreva esattamente il 5 agosto, la stessa data del ritorno in cielo di Sara. Papà Michele trovò anche il significato del nome di Morena in un sito che riferisce testualmente essere la traduzione spagnola del nome irlandese "Mai-rin" che a sua volta è il diminutivo di Mary ovvero Maria. Così ricorda…

“A quel punto per noi era tutto chiaro. Più passavano le ore e i giorni e più andavano ad aggiungersi ulteriori tasselli al mosaico che poi avrebbe spiegato la storia che ci aveva raccontato nostra figlia. Io continuavo a razionalizzare ciò che ci era successo e più facevo questo e più aumentava in me la certezza che Sara c'era, che dietro alla sua storia vi era veramente la Madonna e che era impossibile che potesse trattarsi di una semplice coincidenza”.

Dopo circa un mese dalla morte di Sara, Anna e Michele sentono il richiamo forte ad andare in Bolivia e partono, intanto nel periodo in cui  si stavano preparando, i loro occhi erano spesso rivolti al cielo…

“Immaginavamo dove Sara stava vivendo la sua nuova vita, e una cosa ci ha colpito in quei giorni….dei piccoli pezzi di arcobaleno. Noi alzavamo gli occhi al cielo e apparivano in cielo degli arcobaleni, tutti i giorni ci hanno accompagnato per quasi un mese e anche oltre. Partiamo il 15 settembre per la Bolivia, un viaggio di circa 18 ore e mentre eravamo sull’aereo ci domandavamo il perché di questi arcobaleni , a un certo punto mi rivolgo a mio marito e a mia sorella che era venuta con noi e dico loro..
Sapete che c’è? Io penso che vediamo tutti questi arcobaleni perché Sara ci fa vedere com’è il cielo del paradiso e il cielo del paradiso secondo me è pieno di arcobaleni, faccio il gesto dell’arcobaleno, ci giriamo verso il finestrino e la nostra attenzione viene catturata da un piccolo movimento. In quel momento si è aperto un arcobaleno davanti a noi quasi seguendo il gesto della mia mano.
Arriviamo al santuario della Madonna Morena e ancora prima di entrare ci mettiamo un attimo seduti nel giardino, fissiamo questo immenso santuario in mezzo al nulla , alziamo di nuovo gli occhi verso il cielo e vediamo il sole circondato dall’arcobaleno, un cerchio perfetto e in quel momento ci sentiamo avvolgere da un abbraccio, l’abbraccio della Madonna, noi abbiamo sentito questo calore, la certezza che la nostra piccola Sara è il nostro ponte tra la terra e il cielo, è il nostro arcobaleno! Dio ci parla in tanti modi, come e quando vuole. In questi anni ho capito che se il cuore è aperto, egli continuamente ci fa scorgere la sua presenza nelle cose che ci circondano. Chi vive in Lui ed ha lasciato questo mondo ci rimane accanto e ci parla, con parole che non sono parole, servendosi di ciò che ci circonda”.

Un altro evento straordinario ha accompagnato la vita della famiglia di Sara, quello del fiore bianco, raccontato dal nonno della piccola:

Un giorno, non ricordo esattamente se fosse la fine di agosto o i primi giorni di settembre, guardando l’orizzonte mi accorgo che in mezzo all'oliveto di nostra proprietà c'era una pianta verde con una cosa bianca. Mi avvicinai per vedere meglio e trovai una pianta di un verde intenso, con un fiore a campana, bello e candido. Lo dissi solo a mia moglie. Pensai: "E Sara che si manifesta in qualche modo", ma tenni questo pensiero dentro di me. Quando giunse l'inverno la pianta mori, ma l'anno successivo, sempre alla fine di agosto, riapparve: era la stessa pianta con il fiore bianco, e ce n'era qualcuno in più. Ne estirpai uno e mi recai a Perugia, alla Facoltà di Agraria cercando qualcuno che potesse capire che tipo di pianta fosse. Mi inviarono da un professore, di cui non ricordo il nome, e dopo qualche ricerca lui mi disse che era stramonio e che era originaria dall'America Latina. Informai quindi il vescovo di questo fatto…”.

Da quel 5 agosto 2006 la storia di Sara Mariucci iniziò a portare tanta speranza nei sofferenti, in chi ha paura e in chi ha perso la fede, tanto che la tomba della bimba a Gubbio è meta di continue visite da parte di persone alla ricerca di Dio, da ogni luogo di Italia e del mondo. Emblematica è la testimonianza di Silvia e della sua piccola Gaia Luce, una storia di dolore e di redenzione…

Il mio incontro con Sara è iniziato nell'ottobre 2017, quando mia suocera riportò un ricordino di Sara a casa mia. Era stata alla cappellina della Madonna Morena, a San Martino in Colle di Gubbio (PG) dov'è sepolta Sara; fece la fotocopia del ricordino per me e per le due mie cognate. Lo lessi, lo piegai e lo misi nel portafoglio dove li rimase.
Un mese dopo scoprii di essere incinta.
La gravidanza sembrava procedere bene ma l’ecografia morfologica rivelò improvvisamente una serie di gravi patologie : la bambina non aveva un rene, aveva problemi cardiaci e la labiopalatoschisi. Fu un colpo durissimo.
La mia prima reazione fu di pancia, decisi di abortire, nonostante mio marito e sua madre non fossero d'accordo. Quei giorni di attesa li ricordo come giorni d’inferno. Stavo malissimo. E proprio in quei giorni feci un sogno. 
Ero incinta con un pancione enorme e in bicicletta, cosa insolita per una donna incinta, e cercavo una chiesa per pregare per mia figlia. Una bambina con un vestito dorato mi portò al cimitero, ma io cercavo una chiesa. La bambina continuava ad entrare ed uscire dalle cappelle del cimitero e io continuavo a dirle che invece cercavo una chiesa perché volevo pregare per la mia bambina malata. Alla fine essa arrivò su un prato e iniziò a fare le ruote, come nella ginnastica artistica e ballava, era felicissima; poi arrivò una marea di gente che non conoscevo e si misero a ballare tutti. Non conoscendo nessuno, uscii dal prato. Prima di andare via lei mi prese la mano e mi disse: "Tu non devi piangere, ma devi solo sorridere". A quel punto mi svegliai e iniziai a piangere.
Mi recai comunque in ospedale per abortire ma a pochi minuti dall’interruzione della gravidanza mia figlia Gaia Luce cominciò a muoversi e a calciare così forte da farmi male, guardai il crocifisso appeso sulla parete di fronte a me e decisi in quel momento che non volevo più abortire. Avevo in mente il sogno, ci pensavo di continuo… 
Nei mesi successivi scoprii la figura di Sara. Mia mamma mi portò il suo ricordino e  riconobbi la bambina che mi era apparsa in sogno.
Nell’ultimo periodo di gravidanza, sentivo sempre forte il bisogno di recarmi a Gubbio a trovare Sara. 
Mia figlia nacque e i problemi di salute che le erano stati diagnosticati si mostrarono fin da subito in tutta la loro gravità. Nonostante le numerose sfide e complicazioni, Gaia Luce sopravvisse miracolosamente a molte situazioni critiche, suscitando meraviglia e speranza in coloro che la circondavano. Noi attribuimmo queste esperienze a "Dio-incidenze" nella vita di nostra figlia.
In tutto questo tempo a me Sara ha dato forza, mi dà tanta forza e dico sempre che se oggi mia figlia non ha problemi neurologici dopo tutto quello che ha passato lo devo all'intercessione della piccola Sara che ho sempre sentito accanto a noi. 

Sara è come il seme che non sa come, ma cresce e porta frutto e il frutto rimane…. La sua vita ci mostra come Dio opera nelle nostre vite, come la grazia di Dio può operare anche dentro una storia di dolore, e come un nostro “sì” porta frutto nella vita degli altri. Sara è un piccolo strumento di Dio che ha detto sì…

“Sara lasceresti mamma Anna per andare da mamma Morena? Sì!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Recita
Riccardo Cenci, Paola Ragni, Stefano Rocchetta, Andrea Procopio, Federica Lualdi e la piccola Emily

Musiche di sottofondo
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