Introduzione al libro del profeta Sofonìa
«In quel tempo perlustrerò Gerusalemme con lanterne e farò giustizia di quegli uomini che, riposando come vino sulla feccia, pensano: “Il Signore non fa né bene né male”..». Questa durissima affermazione del primo capitolo, al versetto dodici, cela la domanda che gli scettici pongono al profeta Sofonia durante il tempo della calamità: ma a Dio interessano o no gli esseri umani? È Lui che guida la storia o questa va per conto suo mentre il Signore guarda da un’altra parte? Non è infondo anche la nostra domanda? Sofonia profetizza al tempo del re Giosia (640-609 a.C.), probabilmente prima o all’inizio della celebre riforma religiosa di quest’ultimo, che ha il suo culmine nel ritrovamento del rotolo della Legge (una parte del libro del Deuteronomio) e s’inserisce in quel dominio assiro che aveva condizionato Israele sul piano sia culturale che religioso, tanto che in Giuda si erano diffusi i culti stranieri e il sincretismo. In quest’epoca drammatica, pertanto, al profeta e ai suoi contemporanei viene posta la domanda sul senso della storia. Nel libro, sulla cui canonicità non si sono mai avuti dubbi, Sofonia critica aspramente i ministri e i principi di corte – il re Giosia in questo momento ha infatti solo otto anni! – ma anche chiunque si sottometta allo straniero, seguendone le mode e le pratiche religiose. L’interesse del profeta è tutto rivolto a Gerusalemme, in cui probabilmente egli stesso abita, nonché ai poveri e agli umili. Diviso in tre parti, secondo il classico schema profetico (monito, giudizio e promessa), il libro – che legge i segni dei tempi, preparando in tal modo la nascita della letteratura apocalittica – è percorso da alcuni grandi temi, a partire dagli oracoli contro la città santa, infedele e testarda, come contro le nazioni, anch’esse oggetto del castigo di Dio. Come già altri profeti, Sofonia annuncia rovina e distruzione rivolgendosi in direzione dei quattro punti cardinali: a ovest (i Filistei), a est (Moab e Ammon), a sud (i Nubiani) e a nord (l’Assiria). Altro tema a lui caro sono i già citati umili, verso i quali mostra tenerezza, essi infatti «mettono in pratica» la volontà del Signore, ragion per cui hanno speranza di sfuggire alla sua ira. Per tali motivi rappresentano il «Resto», espressione tipica utilizzata da tutti quei profeti (Isaia, Amos, Michea e lo stesso Sofonia) che indicano così quella minoranza capace di rifiutare l’idolatria e attendere la salvezza del messia. Sofonia è però celebre per il giorno del Signore, che, seppur sorto all’interno del contesto storico già accennato, lo oltrepassa e riguarda tutti: il cataclisma cosmico da lui annunciato è un giorno di collera e distruzione, «un festino di sangue presieduto da Dio stesso», non esita a definirlo la Bibbia TOB. Momento di sconvolgimento universale che, già accennato da Amos, Naum e Gioele, toccherà l’intera creazione! Si badi bene, non è però della “fine del mondo” che si sta parlando, bensì della fine del peccato, periodo di rigenerazione che sfocerà in «grida di gioia» (3,14), tempo in cui, dice il Signore, «vi guiderò.. vi radunerò e vi darò fama e lode fra tutti i popoli della terra.. davanti ai vostri occhi, ristabilirò le vostre sorti..» (3,20). Sei tu, Signore, la nostra “sorte”.. non smettere di ricordarcelo..
Recita
Cristian Messina
Musica di sottofondo
Gabriele Fabbri